Forse sappiamo dove iniziò la peste nera
Un gruppo di ricerca dice di avere scoperto tracce del batterio, che causò una delle più gravi pandemie di sempre nel Medioevo, in alcuni denti ritrovati in Kirghizistan
Un gruppo di ricerca frutto di una collaborazione tra Germania e Scozia sostiene di avere trovato il luogo in cui iniziò la “peste nera”, la pandemia quasi certamente di peste che si verificò nel Quattordicesimo secolo e che causò la morte di decine di milioni di persone in tutto il mondo, secondo le stime più condivise. Lo studio spiega di avere identificato tracce di Yersinia pestis, il batterio che causa la malattia, in alcuni denti ritrovati nei pressi del lago salato di Issyk-Kul’ nel Kirghizistan. Secondo il gruppo di ricerca, la peste nera iniziò a essere presente nella zona tra il 1338 e il 1339, diffondendosi in seguito in Europa, Asia e nel resto del mondo.
La peste è una malattia infettiva causata dal batterio Yersinia pestis, che viene in contatto con l’uomo per via diretta attraverso la puntura delle pulci dei ratti, o per via indiretta se si viene morsi da un ratto o da un altro roditore infestato. Anche se in forma minore, le pulci e i pidocchi degli umani possono a loro volta portare al contagio tra individui.
I sintomi della peste dipendono molto dalle aree in cui si concentrano le colonie di batteri nell’organismo. La peste può essere polmonare, bubbonica e setticemica, che causa una grave infezione delle cellule del sangue, portando a necrosi dei tessuti, che diventano quindi neri e non più vitali. Oggi può essere trattata facilmente con gli antibiotici in molte sue forme, ma un tempo in assenza di medicinali adeguati era altamente fatale.
La peste ebbe effetti devastanti sulle popolazioni europee e asiatiche per secoli. La cosiddetta “peste di Giustiniano” fu una pandemia che si diffuse tra il 541 e il 542 soprattutto a Costantinopoli e in diverse città portuali del Mediterraneo: si stima che nel complesso uccise tra i 25 e i 50 milioni di persone, nelle varie ondate della malattia nei due secoli seguenti.
La peste nera in Eurasia (e che raggiunse il picco in Europa nella prima metà del Trecento) ebbe effetti ancora più devastanti: causò nel complesso la morte di 75 – 200 milioni di persone. Gli storici stimano che comportò la morte del 30 – 60 per cento di tutti gli europei, riducendo la popolazione mondiale da 450 milioni di persone a 360 circa nel Quattordicesimo secolo (furono necessari quasi tre secoli perché la popolazione mondiale tornasse ai livelli pre-peste).
Ricostruire il percorso seguito dalla peste nera si era sempre rivelato molto difficile, perché la malattia ha un decorso rapido e non lascia praticamente tracce nelle ossa, spesso gli unici resti organici che si possono analizzare delle persone vissute nel passato. Grazie alle testimonianze del Quattordicesimo secolo, gli storici erano comunque riusciti a ricostruire un probabile percorso del contagio: dalla Cina al confine occidentale cinese fino all’Europa e in seguito al Nordafrica e al Medio Oriente. Non c’erano però elementi sufficienti per dire con certezza che la pandemia fosse stata causata da Yersinia pestis, proprio per la difficoltà di raccogliere prove dirette dalle ossa.
Una decina di anni fa, lo stesso gruppo di ricerca che ora ha curato il nuovo studio aveva sostenuto di poter rintracciare il DNA del batterio che causa la peste nei denti, e in particolare in ciò che resta della polpa, il tessuto molle che si trova al loro interno. La tecnica di analisi era stata messa in pratica per uno studio che aveva riguardato alcune persone decedute per la peste a Londra, dove le autorità del Quattordicesimo secolo avevano organizzato per tempo aree in cui seppellire i cadaveri dei malati di peste, separandoli dagli altri. Quei corpi, poi recuperati e conservati, erano ideali per condurre studi sulla peste, perché erano stati catalogati con indicazioni precise sul periodo e le circostanze del decesso.
Dimostrata l’efficacia del metodo di analisi sui denti, il gruppo di ricerca aveva analizzato il materiale genetico di altre persone morte a causa della peste nera in giro per il mondo, tracciando man mano la comparsa delle varianti del batterio, e potendo ricostruire in questo modo una sorta di albero genealogico delle infezioni da Yersinia pestis. Dopo un lungo periodo con sostanzialmente un solo ramo, era stato identificato un momento in cui erano iniziati a formarsi altri quattro rami.
Ricostruire i dettagli su quel momento non era però semplice, così come non lo era datarlo. Gli storici ritenevano che potesse essere accaduto tra il Decimo e il Quattordicesimo secolo, ma la datazione era piuttosto generica e poco utile per studiare in maniera più approfondita la peste nera.
Sospettando da tempo che l’epidemia fosse iniziata al confine occidentale con la Cina, il gruppo di ricerca aveva identificato due cimiteri cristiani in Kirghizistan, con tombe ben conservate e lapidi sulle quali in alcuni casi era stata indicata la causa della morte della persona sepolta, con la parola “pestilenza”. Lo studio delle date aveva inoltre reso evidente come la quantità di decessi nella zona fosse aumentata sensibilmente alla fine degli anni Trenta del Quattordicesimo secolo, indizio sulla probabile presenza di una malattia molto contagiosa e fatale.
Il picco dei decessi era stato registrato nel 1338, poco meno di una decina di anni prima della comparsa della peste nera in Europa. Si decise quindi di analizzare i denti di tre corpi sepolti in quei cimiteri, scoprendo tracce di DNA del batterio che causa la peste.
Lo studio da poco pubblicato su Nature segnala che il ceppo batterico identificato in Kirghizistan si colloca nell’albero genealogico della peste nera intorno al punto in cui avvenne la nuova ramificazione. Il gruppo di ricerca ritiene che sia il punto di partenza della pandemia, che si verificò soprattutto attraverso le vie commerciali e non a causa dello spostamento degli eserciti e delle attività militari svolte nei secoli precedenti, come ipotizzato da altri storici. Il batterio sarebbe stato diffuso inizialmente da alcune marmotte, che ancora oggi hanno pulci portatrici di ceppi di Yersinia pestis le cui origini possono essere ricondotte a quelle della pesta nera.
La nuova ricerca è stata accolta con grande interesse, soprattutto per le tecniche impiegate per rilevare tracce del batterio nei denti, ma non tutti sono ancora convinti sulle sue conclusioni. Il gruppo di ricerca ha comunque in programma nuove analisi e ricerche sul campo, che potrebbero portare a prove ancora più convincenti per confermare la loro teoria.