Il Regno Unito ha deciso che gli accordi su Brexit non gli vanno più bene
Il governo di Boris Johnson ha annunciato che non intende rispettare il Protocollo sull'Irlanda del Nord: l'Unione Europea si è arrabbiata
Lunedì il governo britannico guidato dal conservatore Boris Johnson ha annunciato che proporrà una legge sullo status commerciale dell’Irlanda del Nord che se approvata senza modifiche violerà gli accordi presi con l’Unione Europea riguardo all’uscita del Regno Unito dalla stessa Unione.
La ministra degli Esteri britannica, Liz Truss, ha definito la proposta di legge «una soluzione pratica e ragionevole ai problemi che sta affrontando l’Irlanda del Nord». L’Unione Europea invece ha fatto notare che, in caso di approvazione, il Regno Unito violerebbe un trattato internazionale, e ha minacciato velatamente di imporre dei dazi sulle merci britanniche che entrano nel territorio dell’Unione Europea. Mercoledì inoltre ha riaperto una procedura di infrazione nei confronti del Regno Unito.
Secondo diversi commentatori, il Regno Unito e l’Unione Europea sono arrivati al punto più basso della propria relazione dopo il completamento di Brexit, avvenuto all’inizio del 2021, su cui le due parti erano faticosamente riuscite a trovare un accordo. «La fiducia [nel Regno Unito] è stata completamente tradita, la buona volontà spazzata via», ha scritto per esempio Mujtaba Rahman, analista ed esperto di Brexit.
Un pezzo molto importante dell’accordo su Brexit è il cosiddetto Protocollo sull’Irlanda del Nord. Prevede che, nonostante Brexit, l’Irlanda del Nord (che fa parte del Regno Unito) rimanga nel mercato comune europeo e nell’unione doganale: cioè continui a fare parte dell’area commerciale europea, in cui i controlli sulle merci, gli standard qualitativi e i vari passaggi amministrativi vengono decisi dall’Unione. Questo per evitare che venga costruita una barriera fisica con l’Irlanda, che invece fa parte dell’Unione Europea.
Una nuova barriera fisica potrebbe portare infatti a nuove violenze etnico-religiose fra Irlanda e Irlanda del Nord, come quelle avvenute durante tutto il secondo dopoguerra fino agli accordi di pace del Good Friday, firmati nel 1998.
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La permanenza dell’Irlanda del Nord nel mercato comune e nell’unione doganale ha però generato molti nuovi controlli e pratiche burocratiche per le merci in arrivo dal resto del Regno Unito, e sono cresciuti i disagi per le persone che vivono in Irlanda del Nord. Il governo britannico ha dato la colpa alla rigidità del Protocollo sull’Irlanda del Nord, che la nuova proposta di legge vuole di fatto aggirare.
Il governo britannico ha spiegato che intende creare due percorsi burocratici diversi per le merci che dalla Gran Bretagna sono destinate all’Irlanda del Nord, e quelle che invece sono destinate ai paesi dell’Unione Europea. Nel primo caso le merci passerebbero attraverso una “corsia verde” burocratica che permetterebbe loro di arrivare in Irlanda del Nord quasi senza controlli, che attualmente vengono fatti nei porti britannici e a volte possono durare diversi giorni. Le merci destinate all’Unione Europea verrebbero invece indirizzate in una “corsia rossa”, che prevede tutti i controlli del caso.
La realizzazione di una “corsia verde” però violerebbe in maniera molto esplicita il Protocollo sull’Irlanda del Nord, perché consentirebbe di entrare facilmente nel mercato comune europeo – e quindi anche nei paesi dell’Unione – a merci che non rispettano gli standard dell’Unione Europea dal punto di vista sanitario o qualitativo, oppure che sono sottoposte a un regime fiscale diverso da quello previsto dall’unione doganale.
Per fare un esempio concreto: se la proposta del governo britannico fosse approvata, il Regno Unito potrebbe teoricamente esportare nell’Irlanda del Nord tonnellate di scatolette di sgombro pescate da lavoratori sottopagati – il governo britannico ha detto chiaramente di volere abbassare gli standard sulle proprie leggi sul lavoro – inscatolate con procedure meno accurate rispetto agli standard europei, e pesantemente sussidiate dal governo: quindi con un prezzo finale bassissimo. Se queste scatolette entrassero nel mercato unico dell’Unione Europea sarebbero vendute a prezzi stracciati: di fatto il Regno Unito farebbe concorrenza sleale ai paesi dell’Unione.
La proposta di legge contiene altre due proposte che vanno in questa direzione. La prima è che il governo britannico vorrebbe applicare in Irlanda del Nord le stesse agevolazioni fiscali previste per le altre regioni del Regno Unito; col rischio concreto, in assenza di una barriera fisica, che le merci sussidiate arrivino in Irlanda a prezzi irrisori. Inoltre chiede che ogni disputa commerciale fra Regno Unito e Unione Europea sia risolta da un arbitrato indipendente senza l’intervento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, cosa che invece prevede il Protocollo sull’Irlanda del Nord per dispute in alcuni settori particolari.
Presentando il testo della legge, il primo ministro britannico Boris Johnson ha sostenuto che le modifiche proposte al Protocollo sull’Irlanda del Nord «non sono nulla di che». L’Unione Europea però ha fatto capire da tempo che non intende modificare in maniera significativa il Protocollo: a ottobre del 2021 aveva proposto alcune modifiche molto circoscritte per permettere controlli più snelli per la carne refrigerata (necessaria per la produzione di salsicce, assai popolari nell’Irlanda del Nord), ma anche per i medicinali e le piante.
Il governo britannico aveva respinto la proposta e da allora la Commissione ha rifiutato di avviare nuove trattative col Regno Unito, probabilmente per evitare di essere trascinata in un negoziato ed essere poi incolpata del suo eventuale fallimento.
«Ogni volta che si è trovato in difficoltà, Johnson ha usato la carta Brexit», ha scritto sul Foglio l’esperto giornalista di cose europee David Carretta, spiegando che Johnson ha spesso inasprito la sua retorica su Brexit nei momenti di difficoltà politica, per cercare di cambiare argomento. Negli ultimi mesi Johnson è finito nei guai per lo scandalo delle feste organizzate nella sua residenza tra il maggio del 2020 e l’aprile del 2021, durante i lockdown per la pandemia. La settimana scorsa ha superato con una maggioranza molto risicata un voto di fiducia sul suo operato indetto dal Partito Conservatore. Johnson, insomma, potrebbe avere deciso di proporre la nuova legge sull’Irlanda del Nord per imporre nel dibattito pubblico un argomento diverso dalle sue difficoltà politiche.
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Anche i Laburisti stanno attaccando il primo ministro per la proposta di legge che violerebbe il Protocollo sull’Irlanda del Nord. In un articolo ospitato dal Guardian, il deputato Laburista David Lammy, responsabile del partito per la politica estera, ha fatto notare che la decisione di lasciare l’Irlanda del Nord nel mercato comune europeo e nell’unione doganale fu dello stesso Johnson, per sbloccare un accordo su Brexit. «Non se ne esce», scrive Lammy: «i Conservatori devono assumersi la responsabilità per i problemi causati dal Protocollo che ora vanno risolti».
Non è chiaro cosa succederà nelle prossime settimane. Katya Adler, giornalista di BBC News che segue gli affari europei, ha scritto che l’Unione Europea «non ha voluto reagire in maniera sproporzionata – dopotutto la proposta non è ancora diventata legge – ma non ha nemmeno voluto minimizzare». Per questo al momento la Commissione Europea si è limitata a riaprire una procedura di infrazione avviata a marzo del 2021 per presunte violazioni da Protocollo sull’Irlanda del Nord sui controlli delle merci in uscita dal Regno Unito, poi sospesa una volta che il clima politico si era disteso. La Commissione ha anche annunciato l’apertura di altre due procedure di infrazione per presunte violazioni minori.
Una ulteriore e velata minaccia era già arrivata da Maroš Šefčovič, vicepresidente della Commissione Europea e capo negoziatore di Brexit per l’Unione. In un comunicato stampa pubblicato lunedì, Šefčovič aveva fatto sapere che la proposta di legge del governo britannico «danneggia la fiducia necessaria per la cooperazione fra Regno Unito e Unione Europea come prevista dell’accordo commerciale fra le due parti»: diversi commentatori hanno interpretato questa citazione, apparentemente innocua, come un riferimento all’imposizione di dazi sui prodotti britannici prevista nel caso di violazioni dell’accordo commerciale fra Unione Europea e Regno Unito, contenuto negli accordi di Brexit.
Molto dipenderà anche dal sostegno che Johnson riuscirà a raccogliere sulla proposta di legge all’interno del Partito Conservatore: i giornali britannici non sono sicuri che al momento la legge abbia i numeri per essere approvata al Parlamento, ma se ne saprà di più nelle prossime settimane.