Il preziosissimo libro affondato col Titanic e bruciato nei bombardamenti di Londra
Le cui copie ebbero una storia tanto eccezionale quanto sfortunata
Tra le opere d’arte di enorme valore andate perse con l’affondamento del Titanic, nell’aprile del 1912, c’è il dipinto “La Circassienne au bain” del pittore francese Merry-Joseph Blondel, che all’epoca era valutato 100mila dollari, l’equivalente di quasi tre milioni di euro di oggi. Un’altra opera altrettanto nota era un’edizione preziosissima delle Quartine (Rubʿayyāt) del poeta persiano Omar Khayyām, una raccolta di poesie citata anche nel libro Titanic. La vera storia dello scrittore americano Walter Lord, che ispirò il regista James Cameron per il celebre film del 1997.
Nel Regno Unito questo libro era conosciuto come “the Great Omar” per via della sua eccezionale rilegatura, fatta con circa 9 metri quadrati di foglie d’oro e pelle di capra e decorata con 1.050 pietre preziose, tra rubini, topazi e smeraldi. È considerato particolarmente sfortunato sia perché andò perso nel naufragio del Titanic, sia perché fece una fine simile anche una sua copia altrettanto preziosa realizzata vent’anni dopo.
Omar Khayyām era un filosofo, matematico, astronomo e poeta vissuto tra il 1048 e il 1131 in quello che oggi è l’Iran. Fu noto soprattutto per aver messo a punto il calendario solare più accurato dell’epoca, ma anche per i suoi componimenti poetici, che affrontavano temi come la brevità della vita e la casualità dell’esistenza. Le Rubʿayyāt (o Rubáiyát) furono tradotte per la prima volta in inglese verso la metà dell’Ottocento e si fecero conoscere in particolare grazie al lavoro di due studiosi irlandesi. Come ha raccontato in un lungo articolo BBC, furono lette anche da Francis Sangorski, un artigiano inglese che aveva già rilegato alcuni volumi dell’opera e che nel 1907 decise di creare una copertina con decorazioni come non se ne erano «mai viste prima».
All’epoca Sangorski gestiva un laboratorio di rilegatura con il socio George Sutcliffe, che aveva conosciuto nel 1897 durante le lezioni per imparare il mestiere, e i due avevano ricevuto molti apprezzamenti, occupandosi anche di alcuni volumi preziosi per la biblioteca del re Edoardo VII. Con parecchia fatica, Sangorski riuscì a persuadere John Stonehouse, che allora gestiva la libreria londinese Sotheran, a commissionarglielo: le uniche istruzioni che ricevette furono di «farlo e farlo bene», senza alcun limite, purché il costo dell’opera fosse «giustificato dal risultato» e che una volta finito il libro avesse «la rilegatura più straordinaria» conosciuta al mondo moderno.
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Sangorski completò il volume nel 1911, dopo due anni di lavori, decorandone la copertina, la quarta, il dorso e alcune tavole con immagini di pavoni, piante, strumenti musicali, animali, teschi e motivi tradizionali persiani che simboleggiavano la vita e la morte. BBC racconta che prestò un’attenzione maniacale a ogni singolo dettaglio: aveva preso in prestito un teschio umano e pagato un addetto dello zoo di Londra per dar da mangiare un topo a un serpente per poter riprodurre i disegni nella maniera più fedele possibile.
Stonehouse rimase molto soddisfatto da quella che il giornale Daily Mirror aveva definito «la rilegatura più straordinaria mai prodotta» al mondo, che però fu giudicata troppo pacchiana ed esuberante da alcuni, compreso il curatore della biblioteca reale. Fu comunque allora che cominciarono i suoi guai.
This is number 2 of 10 copies of a less elaborate but still superlative binding produced by Sangorski & Sutcliffe at around the same time – 1910-12. It has the same characteristic peacock motif as the "Great Omar", and is set with 37 inlaid precious and semi-precious stones. 2/2 pic.twitter.com/S95J8iX4UG
— Incunabula (@incunabula) April 15, 2020
La ricostruzione digitale della rilegatura del volume perso nell’affondamento del Titanic e una delle altre versioni dell’opera rilegata dal laboratorio di Sangorski e Sutcliffe
La libreria Sotheran mise in vendita il volume per 1.000 sterline, l’equivalente di circa 140mila euro odierni, ma l’unica offerta che ricevette – e respinse – fu quella di un distributore di libri di New York, Gabriel Wells, che era disposto a spenderne solo 800. Dopo qualche tempo Stonehouse decise di provare a spedire il libro negli Stati Uniti, contando su un mercato più redditizio di quello inglese, ma la copia fu restituita perché nessuno voleva pagare i dazi doganali. Lo propose quindi di nuovo a Wells, che si rifiutò di acquistarlo prima per 900 sterline e poi per 650, ma lo fece infine comprare da un suo collaboratore quando in assenza di altri interessati il “Great Omar” fu battuto all’asta, il 29 marzo del 1912.
Da quel momento non si seppe più molto del libro, che avrebbe dovuto essere imbarcato su una nave per New York il successivo 6 aprile, ma finì invece su quella successiva, la RMS Titanic, partita il 10 aprile del 1912 da Southampton.
Secondo Don Lynch, storico della Titanic Historical Society, probabilmente era stato affidato al 27enne Harry Elkins Widener, che apparteneva a una ricca famiglia della Pennsylvania ed era andato a Londra proprio per acquistare libri. Né Widener né il padre, che era in viaggio con lui, sopravvissero all’affondamento del transatlantico, in cui morirono oltre 1.500 persone. Anche il preziosissimo libro andò perduto.
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La perdita di un volume così prezioso e costoso – circa tre volte tanto il volume più caro che aveva in vendita la libreria, ha detto a BBC l’attuale gestore, Chris Saunders – creò molte tensioni tra Stonehouse, da un lato, e Sangorski e Sutcliffe, dall’altro. Le cose nel laboratorio di rilegatura peggiorarono ulteriormente quando, il primo luglio del 1912, il 37enne Sangorski annegò mentre era in vacanza con la famiglia nel Sussex.
Sutcliffe continuò a portare avanti il laboratorio, affiancato dal nipote Stanley Bray, che nel 1932 si ispirò ai disegni originali di Sangorski per decorare e rilegare un nuovo volume dell’opera, che riuscì a completare appena prima dell’inizio della Seconda guerra mondiale. Per proteggere la nuova copia da eventuali bombardamenti, il libro fu conservato nei sotterranei di un edificio in Fore Street, che tuttavia fu una tra le prime vie di Londra a essere bombardate durante il Blitz, la serie di attacchi aerei compiuti dai tedeschi sulla capitale britannica tra il 1940 e il 1941.
La cassaforte in cui era stato inserito il libro risultò intatta, ma il calore degli incendi provocati dai bombardamenti aveva sciolto parte della copertina in pelle e carbonizzato buona parte delle sue pagine.
Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, nel 1945, Bray cominciò a lavorare su una terza rilegatura dell’opera, usando molte delle pietre preziose che erano state recuperate dalla copia danneggiata nei bombardamenti. Avendo poco tempo per dedicarcisi, la completò negli anni Ottanta, ormai in pensione, stimando di averci dedicato in totale oltre 4mila ore di lavoro. Attualmente la copia del “Great Omar” di Bray è conservata alla British Library, dove il permesso di vederla viene concesso molto raramente.
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