Il primo trasferimento di migranti dal Regno Unito al Ruanda è fallito
Dopo un intervento all'ultimo momento della Corte europea dei diritti dell'uomo: è una sconfitta per il governo Johnson, che ci riproverà
Il primo volo che dal Regno Unito avrebbe dovuto portare alcuni richiedenti asilo in Ruanda, come prevede una controversa e criticata nuova politica migratoria adottata dal governo britannico, è stato bloccato martedì sera a seguito di una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo. La decisione è stata comunicata un’ora e mezza prima della partenza: la Corte ha infatti stabilito che uno dei richiedenti asilo che avrebbero dovuto essere trasferiti, un uomo fuggito dall’Iraq, avrebbe subìto un’irreparabile violazione dei propri diritti se fosse stato portato in Ruanda.
Al momento dell’emissione della sentenza, il volo era pronto a partire con sette richiedenti asilo a bordo: a quel punto, anche gli avvocati degli altri sei hanno fatto ricorso, ed è stato tutto bloccato.
L’interruzione del volo è considerata una sconfitta per il governo di Boris Johnson, che aveva annunciato ad aprile un accordo con il Ruanda sulla gestione dei richiedenti asilo arrivati in territorio britannico.
L’accordo si chiama “Migration and Economic Development Partnership”: prevede che il Regno Unito paghi il governo ruandese per prendere in carico i migranti entrati illegalmente in territorio britannico per tutto il tempo che sarà necessario alle autorità britanniche per decidere se dare loro lo status di rifugiati. Prevede anche che gli stessi migranti rimangano in Ruanda nel caso in cui la loro richiesta di asilo venga accettata. Significa, in altre parole, che nemmeno a chi verrà riconosciuto il diritto d’asilo sarà permesso tornare nel Regno Unito.
Il piano, estremamente controverso, aveva ricevuto enormi critiche e da mesi sono in corso cause legali per impedire i trasferimenti dei migranti.
I primi voli verso il Ruanda sarebbero dovuti partire a maggio, ma erano stati rinviati a causa delle azioni legali di vari attivisti e ONG. Lunedì, la Corte d’appello di Londra aveva rigettato un’ultima ingiunzione fatta da alcune ONG come Care4Calais e Detention Action, dando il via libera alla partenza del primo volo.
Ma i problemi erano proseguiti, perché i singoli passeggeri avevano continuato a cercare vie legali per evitare di essere trasferiti: la settimana scorsa era previsto che il primo volo avrebbe trasportato 130 migranti, poi venerdì il loro numero si era ridotto a 31, e infine erano rimasti soltanto sette.
Nonostante questo, il governo aveva deciso di far partire lo stesso il grande Boeing 767 che aveva affittato per l’occasione, benché praticamente vuoto, con l’intenzione di segnare in maniera simbolica l’inizio del programma di trasferimenti.
Ma appena prima della partenza è arrivata la sentenza della Corte europea, secondo cui uno dei passeggeri, un 54enne iracheno che aveva attraversato in barca il canale della Manica per arrivare nel Regno Unito, aveva diritto a rimanere nel paese perché non aveva ancora esaurito tutte le vie legali per chiedere asilo nel Regno Unito ed evitare la sua espulsione. Se fosse stato portato in Ruanda, l’uomo avrebbe rischiato di non poter più tornare nel Regno Unito anche se in seguito un tribunale avrebbe accolto le sue richieste.
La reazione del governo è stata piuttosto stizzita. La ministra dell’Interno britannica, Priti Patel, ha detto che «non smetteremo di fare la cosa giusta e realizzare i nostri piani per difendere i confini della nostra nazione», e ha promesso che il governo preparerà comunque nuovi voli per il Ruanda. Nelle scorse settimane, il primo ministro Boris Johnson aveva fatto allusioni al fatto che gli avvocati che assistevano i richiedenti asilo stavano aiutando i trafficanti di esseri umani, e aveva perfino ipotizzato che il Regno Unito sarebbe potuto uscire dalla giurisdizione della Corte europea per i diritti dell’uomo, pur di poter portare avanti il piano di trasferimenti.
Il piano del governo di portare i richiedenti asilo in Ruanda riceverà ulteriori contestazioni legali: in particolare, a luglio è attesa una sentenza dell’Alta corte di giustizia di Londra sulla legalità dell’intero progetto. Per ora intanto i trasferimenti si stanno trasformando in un fallimento molto costoso: il governo britannico ha già pagato 120 milioni di sterline come anticipo al Ruanda, e secondo fonti del Guardian soltanto il volo che è stato annullato all’ultimo (e che comunque avrebbe dovuto trasportare appena sette migranti) è costato allo stato 500 mila sterline.