Sono stati assolti in primo grado tutti gli imputati in un filone del processo sul fallimento di Banca Etruria, riguardante alcune consulenze
Mercoledì il tribunale di Arezzo ha assolto in primo grado tutti e 14 gli imputati in un filone del processo sul fallimento di Banca Etruria: il filone riguardava alcune consulenze considerate inutili, che secondo la procura di Arezzo avrebbero aggravato il dissesto finanziario della banca. Tra gli imputati assolti c’è anche Pier Luigi Boschi, ex vicepresidente della banca e padre di Maria Elena Boschi, ex ministra per le Riforme costituzionali e i Rapporti col parlamento. Il procuratore capo di Arezzo, Roberto Rossi, ha annunciato che farà appello contro l’assoluzione.
Le consulenze erano state commissionate da Banca Etruria per valutare e avviare il processo di fusione con un altro istituto di credito, poi individuato nella Banca Popolare di Vicenza, per evitare il fallimento. L’operazione di fusione poi non ci fu: secondo l’accusa le consulenze erano state «inutili e ripetitive» e avrebbero pesato sul bilancio di Banca Etruria per circa 4 milioni di euro.
I 14 imputati erano accusati di bancarotta colposa: per Boschi e altri tre dirigenti era stato chiesto il massimo della pena (1 anno), mentre per gli altre erano state chieste condanne dagli 8 ai 10 mesi. La difesa aveva sostenuto che le operazioni di consulenza fossero state invece necessarie e doverose. La giudice Ada Grignani ha assolto i 14 imputati con formula piena perché «il fatto non sussiste»: per conoscere le ragioni dell’assoluzione sarà necessario attendere la pubblicazione delle motivazioni della sentenza. Nel filone principale del processo, dove l’accusa era di bancarotta fraudolenta, lo scorso ottobre erano stati assolti 22 imputati su 23.