In Iraq si sono dimessi in massa 73 parlamentari, nel tentativo di sbloccare una crisi politica che va avanti da mesi
Domenica, obbedendo a un ordine del religioso sciita Muqtada al Sadr, uno dei personaggi politici più potenti in Iraq che lo scorso ottobre aveva vinto le elezioni, i 73 parlamentari del suo movimento politico, il Movimento Sadrista, si sono dimessi in massa nel tentativo di sbloccare una crisi politica che va avanti da mesi per la formazione di un governo.
La crisi è dovuta soprattutto all’impossibilità di raggiungere un accordo per formare un governo di maggioranza tra le due fazioni principali in parlamento: quella della coalizione guidata da al Sadr, la Sairoon (di cui il Movimento Sadrista era la componente più importante) e quella dei suoi rivali sciiti sostenuti dall’Iran. Le due parti sono impegnate in una dura competizione per il potere: i rivali di al Sadr avevano tentato di fare ricorso contro i risultati delle elezioni e, da parte sua, al Sadr cerca da tempo di formare un governo senza di loro, non riuscendoci.
A ottobre, la coalizione di al Sadr era stata la più votata, ottenendo 73 seggi su 239 complessivi, ma finora al Sadr non era riuscito a ottenere i consensi dei due terzi dell’assemblea richiesti per eleggere il presidente del paese, passo necessario per la formazione di un nuovo governo.
Tutto questo ha portato a una paralisi politica che al Sadr, con una mossa un po’ azzardata, sta tentando di sbloccare: ora che i suoi parlamentari si sono dimessi, per come funziona il parlamento iracheno, i loro seggi andranno ai parlamentari dei partiti che nelle varie circoscrizioni uninominali erano arrivati secondi. In questo caso, ai principali oppositori di al Sadr, i membri della coalizione guidata dai partiti sciiti sostenuti dall’Iran, che dovranno riuscire a formare un governo con gli altri partiti. Non è detto che ci riescano, date le profonde divisioni interne al parlamento. Inoltre, al Sadr fa affidamento sull’ampio consenso e sostegno popolare di cui gode, ed è probabile che per bloccare la formazione di un governo a maggioranza sciita organizzerà grandi proteste nelle prossime settimane.
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