Il presidente del Sudafrica ha insabbiato un grosso furto nella sua azienda agricola?
Cyril Ramaphosa è accusato di avere voluto nascondere del denaro riciclato, e ora potrebbe passare dei guai
In questi giorni il presidente del Sudafrica, Cyril Ramaphosa, è finito al centro di un grosso scandalo di corruzione a causa di un cospicuo furto di denaro che aveva subìto all’inizio del 2020 nella sua azienda agricola nel nord-est del paese. Ramaphosa, leader dell’African National Congress, il principale partito sudafricano, è accusato di non aver denunciato alla polizia il furto e di aver anzi corrotto le persone sospettate di averlo compiuto per nascondere un presunto giro di riciclaggio di denaro. Il caso è stato soprannominato dai giornali sudafricani “Farmgate” (“farm” significa fattoria in inglese) e si prevede che possa far vacillare il suo ruolo di leader di partito.
Lo scandalo era emerso il primo giugno, quando Arthur Fraser, ex capo dei servizi segreti sudafricani, aveva accusato formalmente Ramaphosa di aver insabbiato il furto, risalente al 9 febbraio di due anni fa nella fattoria Phala Phala Wildlife, a nord di Johannesburg, dove il presidente alleva vari animali, tra cui impala, antilopi e gnu.
Secondo Fraser, una domestica di Ramaphosa aveva scoperto che in alcuni mobili della residenza erano state nascoste grosse quantità di dollari statunitensi e aveva pianificato il furto con altre cinque persone, una sudafricana e quattro provenienti dalla Namibia. Dopo il furto, anziché coinvolgere la polizia, il presidente avrebbe ordinato di indagare sul caso al capo dell’unità dedicata alla propria sicurezza: l’unità, guidata dal generale Wally Rhoode, avrebbe quindi arrestato e interrogato i sospettati, senza che la polizia lo sapesse, pagando poi ciascuno di essi 150mila rand (quasi 9mila euro) in cambio del loro silenzio.
Fraser, che ha accusato Ramaphosa di aver fatto rapire delle persone e di averle corrotte, ha stimato che in totale fossero stati rubati circa 4 milioni di dollari, più di 3,8 milioni di euro.
Adesso sia il parlamento sudafricano che la stampa nazionale stanno facendo grosse pressioni sul presidente per capire come mai non avesse denunciato subito il furto e per scoprire da dove provenissero tutti quei dollari in contanti. Julius Malema, leader del partito di estrema sinistra Economic Freedom Fighters, ha accusato Ramaphosa di riciclaggio di denaro ed evasione fiscale, sostenendo che le grosse somme che aveva in casa derivassero da presunte attività criminali legate alla sua azienda agricola.
Ramaphosa ha 69 anni ed è presidente del Sudafrica dal 2018, quando prese il posto dell’allora presidente e leader dell’African National Congress Jacob Zuma, coinvolto a sua volta in vari scandali personali e di corruzione.
Ramaphosa cominciò la propria carriera come leader sindacale ed entrò in politica negli anni Novanta, per poi allontanarsene per un lungo periodo. Negli anni successivi accumulò un’enorme ricchezza grazie a varie attività imprenditoriali, sia nel campo dell’estrazione mineraria che nei media, nelle telecomunicazioni e in alcune aziende di bevande e fast food.
Nonostante gli scandali legati alla presidenza di Zuma e le difficoltà economiche del paese avessero fatto perdere credibilità e voti al partito che fu di Nelson Mandela (al potere ininterrottamente dalla fine dell’apartheid, dal 1994), Ramaphosa vinse le elezioni del 2019 concentrandosi proprio sulla lotta alla corruzione. Prima che si iniziasse a parlare del furto subìto a casa sua, sembrava avvicinarsi con una relativa tranquillità al voto per ottenere nuovamente il ruolo di leader di partito (voto previsto per il prossimo dicembre). Ora però lo scandalo lo sta mettendo in enormi difficoltà.
Ramaphosa ha confermato di aver subìto il furto e di non essersi rivolto alla polizia, ma ha negato di aver commesso qualsivoglia tipo di reato. Non ha diffuso dettagli precisi sull’accaduto, ma ha sostenuto che il denaro rubato fosse molto meno rispetto a quello di cui si è parlato sui giornali e che provenisse dalla vendita regolare di animali allevati nella fattoria. Venerdì, durante una conferenza stampa convocata per via delle molte critiche e pressioni ricevute in parlamento, ha continuato a sostenere che collaborerà con gli investigatori. Ha anche detto che se dovesse risultare colpevole lascerà il proprio incarico.
Anche Fraser, che è considerato uno stretto alleato dell’ex presidente Zuma, è accusato di corruzione per episodi avvenuti mentre era capo dei servizi segreti. Secondo alcuni analisti citati dal New York Times, potrebbe aver deciso di rendere pubblica la storia per indebolire politicamente Ramaphosa, ma anche per distogliere l’attenzione dai propri guai.