La Russia sta rivendendo il grano rubato all’Ucraina?
È molto probabile, a giudicare da varie prove e dalle dichiarazioni di alcuni funzionari delle regioni ucraine che controlla
Ci sono varie accuse, piuttosto circostanziate, del fatto che la Russia starebbe provando a vendere all’estero il grano proveniente dalle zone dell’Ucraina che ha occupato. L’accusa arriva in primo luogo dagli Stati Uniti, che stando a un articolo del New York Times hanno avvisato 14 altri paesi, perlopiù africani, del fatto che tre navi merci russe stavano trasportando «grano ucraino rubato», ed è stata in un certo senso confermata da funzionari delle zone dell’Ucraina occupate dalla Russia: Yevgeny Balitsky, un ucraino nominato dalle forze russe nell’amministrazione della zona di Zaporizhzhia, ha detto che il grano della regione è stato caricato su treni merci diretti in Crimea e da lì trasportato in Medio Oriente. Parlando con la TV di stato russa ha detto che è stato venduto principalmente alla Turchia, senza dare ulteriori dettagli.
Già da mesi l’Ucraina accusa la Russia di aver rubato centinaia di migliaia di tonnellate di grano (circa 600mila). La Russia non ha mai detto ufficialmente cosa sta facendo con il grano ucraino, anche se un portavoce delle forze russe di occupazione della Crimea, Oleg Kryuchkov, ha detto all’agenzia di stampa statale russa RIA Novosti che 11 vagoni carichi di grano sono arrivati da Melitopol, una città della regione di Zaporizhzhia.
La situazione del grano è uno degli aspetti della guerra in Ucraina che potrebbero avere maggiori ripercussioni a livello internazionale: nel 2020 l’Ucraina è stato il quinto paese al mondo per esportazioni di grano, i paesi che ne sono maggiormente dipendenti sono in Africa e in Medio Oriente e potrebbero trovarsi ad affrontare una grave crisi alimentare a causa della guerra. La marina russa blocca i porti dell’Ucraina sul mar Nero e la Russia non è disposta a permettere la creazione di corridoi per le esportazioni se prima l’Ucraina non toglierà tutte le mine che ha messo a protezione dei porti per evitare un’invasione russa via mare.
Secondo quanto riportato dal New York Times, a metà maggio il dipartimento di Stato americano avrebbe diffuso un’allerta sulle tre navi cariche di «grano rubato», suggerendo dunque di non acquistarlo. Per molti paesi africani, dove il prezzo del grano è salito del 23 per cento nell’ultimo anno secondo le Nazioni Unite, l’arrivo di queste risorse implica di scegliere se beneficiare di quello che potrebbe essere un crimine di guerra e contemporaneamente contravvenire al suggerimento di un potente paese occidentale, oppure rifiutare una importante fonte di cibo a basso costo in un momento di emergenza. Prima della guerra il grano russo e quello ucraino sopperivano a circa il 40 per cento della domanda africana.
Questa settimana la Turchia ha tentato di fare da mediatrice tra Russia e Ucraina per risolvere il problema delle esportazioni di grano dai porti sotto il controllo ucraino: mercoledì il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha incontrato il ministro degli Esteri turco Mevlüt Cavusoglu ad Ankara, ma non è stato raggiunto nessun risultato perché il piano proposto dalle due parti è stato respinto dall’Ucraina, che non è nemmeno stata consultata e lo ha giudicato irricevibile.
Il capo dell’Associazione ucraina del grano Mykola Gorbachov ha detto che se le esportazioni dai porti ucraini non potranno ricominciare ci sarà un forte impatto sul prossimo raccolto, che inizierà a fine luglio. Ha anche detto che mentre l’anno scorso l’Ucraina ha esportato 44,7 milioni di tonnellate di grano, l’anno prossimo potrebbero essere meno della metà se si farà affidamento solo sui trasporti su gomma, rotaia e fluviali.