Il negoziato sul nucleare iraniano è molto vicino al fallimento
Dopo che l'Iran ha rimosso alcune telecamere che sorvegliavano i siti nucleari, e nonostante mesi di discussioni
Giovedì, in risposta a una risoluzione adottata contro l’Iran dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), l’organizzazione internazionale incaricata di controllare il settore dell’energia nucleare, le autorità iraniane hanno iniziato a rimuovere le telecamere con cui l’organizzazione monitora le attività di una serie di siti nucleari all’interno del paese. La mossa dell’Iran è un «colpo fatale», ha detto il capo dell’AIEA, alla possibilità di raggiungere un’intesa sul nucleare, a cui si era andati molto vicino, dopo anni di negoziati, prima che iniziasse la guerra in Ucraina.
Le telecamere che l’Iran ha deciso di rimuovere sono 27: quasi tutte erano state installate con lo storico accordo del 2015, che riduceva la capacità dell’Iran di sviluppare la tecnologia per la creazione di un’arma nucleare in cambio della rimozione di alcune sanzioni internazionali imposte sull’economia iraniana. L’accordo era stato cancellato dall’allora presidente americano Donald Trump, ma l’Iran aveva comunque mantenuto alcuni suoi elementi, come le telecamere, nella speranza di poterlo riattivare una volta che Trump avesse lasciato la presidenza.
Le telecamere servivano a monitorare le centrifughe per arricchire l’uranio (un passaggio fondamentale per la costruzione di armi atomiche), ma anche a tenere sotto controllo la quantità di uranio prodotto. Giovedì la televisione di stato iraniana ha mostrato in diretta alcuni addetti di una centrale che ne rimuovevano due: non è chiaro se e quando verranno rimosse le altre 25.
Le telecamere rimosse non sono tutte quelle attualmente presenti: nei siti ne resteranno infatti attive una quarantina, non legate all’accordo del 2015. Ma la rimozione delle altre ridurrà molto, e fin da subito, la possibilità dell’AIEA di monitorare le attività dell’Iran nei vari impianti.
Era da tempo, comunque, che l’Iran ostruiva e boicottava le attività di monitoraggio dell’AIEA pattuite con l’accordo del 2015: soprattutto dal 2021, le autorità iraniane si erano in più occasioni rifiutate di consegnare le registrazioni delle telecamere all’AIEA, come avrebbero dovuto fare. Nè avevano risposto alle richieste di chiarimenti sull’origine di alcune tracce di uranio ritrovate in diverse parti del paese: la risoluzione dall’AIEA di mercoledì, quella in risposta alla quale l’Iran ha deciso di rimuovere le telecamere, era stata adottata proprio per questi motivi.
In tutto questo, secondo Rafael Grossi, il direttore generale dell’AIEA, l’Iran è molto vicino ad aver accumulato abbastanza uranio arricchito per poter sviluppare un’arma nucleare a breve. Grossi ha parlato di «settimane», anche se altri esperti, citati da Politico, ricordano che una volta ottenuto abbastanza uranio per costruire una bomba ci vuole molto tempo per costruirla effettivamente.
Per ora, comunque, la rimozione delle telecamere va considerata soprattutto un ulteriore segnale di allontanamento dalla possibilità di tornare a un accordo sul nucleare, da anni uno dei temi più discussi della politica internazionale.
La storica intesa del 2015, raggiunta durante il mandato del presidente americano Barack Obama, era stata eliminata nel 2018 da Donald Trump, che aveva unilateralmente ritirato dall’accordo gli Stati Uniti e aveva reintrodotto le vecchie sanzioni sull’Iran, aggiungendone anche di nuove.
In Iran, nel frattempo, era cambiato il governo, e al presidente moderato Hassan Rouhani, che aveva fatto dell’accordo sul nucleare uno dei più importanti obiettivi del suo mandato, era subentrato l’ultraconservatore Ebrahim Raisi. Tutto questo aveva contribuito ad alimentare una profonda diffidenza reciproca tra le due parti.
Con l’elezione di Joe Biden i tentativi di tornare sull’accordo erano ripresi, e nonostante enormi difficoltà i negoziatori erano arrivati abbastanza vicini a un testo di accordo condiviso.
Poi però i negoziati erano tornati in stallo, per diverse ragioni: una era stata l’impossibilità di accordarsi sulle condizioni per cui gli Stati Uniti avrebbero potuto rimuovere dalla propria lista delle organizzazioni terroristiche le Guardie Rivoluzionarie iraniane, la forza militare più potente dell’Iran. A questo si era aggiunta la guerra in Ucraina: la Russia aveva chiesto agli Stati Uniti alcune garanzie sul fatto che non ci sarebbero state sanzioni che impedissero i propri rapporti commerciali con l’Iran, ponendola come condizione per il proprio contributo all’approvazione di un nuovo accordo sul nucleare, che era stato quindi bloccato.
Negli ultimi mesi i rapporti tra Stati Uniti e Iran sono tornati a peggiorare. Giovedì, il giorno in cui è iniziata la rimozione delle telecamere, il presidente iraniano Raisi ha affermato di non voler fare «nemmeno un passo indietro» rispetto alla sua posizione.
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