Il Belgio restituirà al Congo un dente di Patrice Lumumba
È l'unico resto del primo ministro congolese ucciso e sciolto nell'acido nel 1961, probabilmente con la complicità del governo belga
Lunedì 20 giugno a Bruxelles, in Belgio, si svolgerà una cerimonia in cui il governo belga restituirà a una delegazione della Repubblica Democratica del Congo (RDC) un dente di Patrice Lumumba, il politico congolese che fu il primo capo del governo del paese dopo l’indipendenza dal Belgio, e che è una delle figure più importanti del movimento anticoloniale africano. Il dente è considerato l’ultimo resto esistente del corpo di Lumumba, che nel 1961 venne ucciso da un gruppo di separatisti sostenuti dal Belgio, e successivamente sciolto nell’acido.
Il dente attualmente è conservato in Belgio, e la decisione di restituirlo arriva dopo molti anni di discussioni intorno alla morte di Lumumba e al ruolo che ebbe il governo belga. Ma soprattutto è l’ennesimo modo in cui il Belgio vuole cercare di lasciarsi alle spalle il suo passato coloniale in Congo, dove il re Leopoldo II governò in maniera brutale sfruttando la popolazione locale e provocando milioni di morti.
Lumumba, che oggi è considerato un eroe nazionale, nel giugno del 1960 vinse le prime elezioni libere nella storia del paese e fu nominato primo ministro. Ma il suo governo durò soltanto pochi mesi: nello stesso anno fu arrestato dal colonnello Joseph Mobutu, che prese il potere con un colpo di stato, e l’anno successivo venne fucilato. In seguito il suo corpo venne fatto a pezzi e sciolto nell’acido, ma alcune parti del suo scheletro rimasero intatte: tra queste c’era il dente che ora il Belgio restituirà.
Il dente venne prelevato dai resti del cadavere di Lumumba da un poliziotto belga, Gérard Soete, che assieme a suo fratello aveva sciolto il corpo su ordine del commissario Frans Verscheure. Soete lo riportò con sé in Belgio, dove è rimasto conservato fino a oggi.
Per anni in Belgio l’omicidio di Lumumba è rimasto un fatto perlopiù taciuto, ma nel 1999 il sociologo belga Ludo De Witte scrisse un libro al riguardo che ebbe una grande eco nell’opinione pubblica. Nel 2000 il libro portò anche all’apertura di una commissione parlamentare d’inchiesta per appurare il ruolo del governo belga nella vicenda.
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La commissione non rilevò prove che dimostrassero un coinvolgimento diretto del governo nell’omicidio, ma lo reputò “moralmente responsabile”. Secondo l’inchiesta, alcuni funzionari belgi in Congo prima dell’omicidio avevano già cercato di rapire e forse assassinare Lumumba. Inoltre il governo è stato accusato di non aver fatto nulla per impedire che venisse ucciso, dopo che Mobutu lo aveva fatto arrestare e poi consegnato alle autorità secessioniste della regione del Katanga. Dall’inchiesta si scoprì anche che il sovrano belga di allora, re Baldovino, era stato informato dell’esistenza di piani per uccidere Lumumba, ma non era intervenuto per fermarli.
Il governo belga chiese scusa ufficialmente per l’uccisione di Lumumba nel 2002, 41 anni dopo la morte.
Nonostante le scuse del governo, il dente di Lumumba continuò per anni a essere custodito dagli eredi del poliziotto Gérard Soete, che nel 2000 era morto. I familiari di Lumumba sporsero denuncia contro alcuni ex funzionari del governo belga accusati di aver partecipato all’omicidio, e nel 2016 nel corso delle indagini la procura federale del paese decise di confiscare il dente di Lumumba. In seguito, nel 2020, la procura ordinò che il dente venisse restituito ai familiari di Lumumba. La procura decise di non svolgere esami del DNA sul dente per non danneggiarlo, perciò non si può dire con certezza che sia il dente di Lumumba.
Ad ogni modo la sua restituzione è vista come un gesto simbolico di grande importanza, e per questo i familiari di Lumumba hanno chiesto che venga consegnato nel corso di una cerimonia pubblica da membri del governo. La cerimonia avrebbe dovuto svolgersi nel 2021, ma era stata posticipata a causa della pandemia da coronavirus.
Nel frattempo le indagini aperte dopo la denuncia della famiglia di Lumumba stanno proseguendo molto a rilento e non c’è ancora nessuna persona incriminata. Gli investigatori hanno chiesto al parlamento belga di poter accedere ai documenti utilizzati dalla commissione d’inchiesta del 2001, ma il parlamento ha respinto la richiesta, perché i lavori si erano svolti a porte chiuse. Nel frattempo delle dodici persone denunciate ne sono rimaste in vita solamente due.
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