Un altro tentativo con i sostituti liquidi dei pasti

Dopo un primo esperimento nel 2015, abbiamo provato una bevanda e due preparati in polvere per vedere se sono migliorati

di P. Cabrio, V. Bossa e M. Macchioni

(Il Post)
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La redazione del Post ha una lunga storia di esperimenti con i sostituti in polvere dei pasti. Iniziò più o meno nell’estate del 2015, quando tre redattori rimasti soli in redazione nelle prime settimane di agosto si fecero affascinare dal Soylent — un beverone che sostituiva i pasti tradizionali inventato da un gruppo di nerd californiani — e provarono per un po’ la sua versione europea, prodotta da un’azienda olandese allora nota come Joylent.

La ragione principale per sostituire i pasti solidi con preparati liquidi o polveri a cui aggiungere l’acqua è che solleva dall’impegno di dover mettere insieme un pasto due volte al giorno, soprattutto in settimana, quando si ha meno tempo ma si vorrebbe comunque mangiare qualcosa di equilibrato e relativamente sano. Fa risparmiare tempo (che non va necessariamente reinvestito in lavoro, ma magari in una passeggiata nel parco) ed evita quella sensazione di pesantezza di quando ci si alza da tavola. Non di meno fanno risparmiare: i sostitutivi dei pasti che si trovano in commercio costano sui due o tre euro, meno della maggior parte delle alternative.

L’esperimento del 2015 divenne quasi un’abitudine in redazione, e al ritorno dalle vacanze attirò l’attenzione di altri colleghi. Per alcuni mesi l’aspetto sociale e gratificante della pausa pranzo fu soppiantato dalla praticità dei pasti liquidi, più veloci, economici ed equilibrati dal punto di vista nutrizionale – sicuramente più di un cheeseburger con patatine fritte. Alla lunga, però, quegli aspetti sociali e gratificanti del cibo solido e cucinato prevalsero, anche perché sette anni fa i nutrimenti liquidi o in polvere erano ancora ai primi stadi e oggettivamente migliorabili sotto molti aspetti, a partire dal gusto e dalla consistenza.

Sono passati appunto sette anni, durante i quali il cibo in polvere è perlopiù sparito dalla redazione ma non ha smesso di essere prodotto, anzi. Abbiamo deciso di ripetere l’esperimento e tre persone — «tutti maschi intorno ai trent’anni» — hanno mangiato per due settimane – chi per la prima volta, chi già reduce da una prima esperienza – i cibi in polvere o già diluiti di alcune marche che li vendono online in Italia: Huel, Foodspring e il vecchio Joylent, che nel frattempo ha cambiato nome in Jimmy Joy. I prodotti di Huel e Jimmy Joy che abbiamo provato sono anche vegani; quelli di Foodspring no, ma volendo c’è un prodotto vegano anche di questo marchio. Tutti i prodotti in polvere arrivano con uno shaker apposta per miscelare le giuste quantità e trasportarli.

I nutrimenti in polvere o già diluiti provati dalla redazione (Il Post)

Questi prodotti vengono spesso promossi dai produttori anche come modi per controllare le calorie e dimagrire, ma non è lo scopo con cui i tre redattori li hanno provati e in generale pensiamo che sia difficile fare valutazioni su questo, visto che l’effetto dimagrante dipende da troppe variabili.

Questi sono i pareri che sono emersi, che prescindono da qualunque competenza medica o nutrizionale.

Pietro, 29 anni, fu tra i redattori che nel 2015 vennero brevemente contagiati dai tre pionieri del cibo in polvere. Inizialmente entusiasta per i costi ridotti rispetto alla spesa media dei suoi pasti, rimpianse velocemente i pasti solidi e assaporati, magari in compagnia, e tornò alle vecchie abitudini senza volerne più sapere. Sette anni dopo ha voluto dare un’altra possibilità ai cibi in polvere, attratto ancora dalla questione economica ma soprattutto dal risparmio di tempo in relazione all’efficacia del pasto (pochi secondi di preparazione per un pasto equilibrato), con la speranza che i prodotti fossero migliorati.

Per iniziare ha provato una bottiglia di Huel già diluito (cioè venduto già liquido) al gusto di banana e una al gusto di caramello al caffè. Le bottiglie in questione vengono vendute come “Ready-to-drink”: secondo le descrizioni fornite dall’azienda contengono «tutte le 26 vitamine e minerali essenziali, carboidrati, proteine, grassi, fibre e fitonutrienti». Una bottiglia — che costa tra i 3 e i 4 euro a seconda delle quantità acquistate — equivale a un pasto e questo è stato effettivamente appurato: sazia. Nel complesso, però, l’esperienza è stata ostacolata in entrambi i casi dai sapori, alla lunga percepiti come nauseanti e per nulla invitanti: è stato difficile finirli.

Le bottiglie Huel già diluite (Il Post)

Per i nutrimenti in polvere non ancora diluita, invece, è stato diverso. Di Foodspring è stata provata la linea “Shape Shake 2.0”, che con 900 grammi di polvere garantisce circa 15 pasti al costo di 30 euro (quindi 2 euro a pasto). Di Jimmy Joy è stata provata la linea “Plenny Shake”, che è ancora più economica perché una confezione da almeno 10 pasti costa 13,50 euro (ma ci sono varie combinazioni d’acquisto).

In entrambi i casi, l’aggiunta di un po’ di latte alla quantità di acqua consigliata per diluire le dosi di polvere equivalenti a un pasto le ha rese delle bevande buone, molto più apprezzabili che con la sola acqua. In particolare, nel caso del Plenny Shake alla banana, l’aggiunta di latte ha superato le aspettative e il redattore può confermare che continuerà a usare questo prodotto per risolvere in fretta ed economicamente certi pasti, magari continuando a sperimentare di tanto in tanto altri gusti.

Le confezioni di Jimmy Joy (Il Post)

Passiamo a Vittorio, 30 anni, che sette anni fa fu uno dei tre pionieri che portarono al Post i nutrimenti in polvere. Probabilmente ne fu il più entusiasta e infatti in questi anni ha continuato a usarli regolarmente, di tanto in tanto. Il suo parere complessivo rimane invariato rispetto all’ultima volta in cui ne fece un uso considerevole, cinque anni fa: «sono una soluzione valida per chi ha molto da fare e vuole spendere poco».

Per Vittorio i vantaggi del cibo in polvere rispetto ad un pasto normale sono che: non va cucinato (sia da un punto di vista pratico che ambientalista, se vogliamo), non va lavato (minimo sindacale, anche qui, dal punto di vista ambientalista), non affatica la digestione (anche se dice è servito un periodo di assestamento per quanto riguarda la questione “aria nella pancia”), costa molto meno di un pasto da asporto ma spesso anche di uno preparato in casa, e si può mangiare ovunque in qualunque situazione, senza perdere tempo.

Le confezioni di Foodspring (Il Post)

L’esperienza con le bottiglie già diluite di Huel non ha passato l’esame: anche perché, oltre ai limiti del sapore, Vittorio preferisce perfezionare il livello di granulosità del cibo in polvere, mescolandolo fino a trovare un giusto equilibrio (giusto per lui, specifica). Tra Foodspring e Jimmy Joy, invece, non fa grandi preferenze: entrambi «si lasciano mangiare, o bere». Va detto però che il suo approccio è sempre quello di non mescolarli con la sola acqua: usa latte vegetale per i gusti meno fruttosi (cioccolato, caffè) e succo d’arancia per i gusti fruttosi (fragola e mirtilli in questo caso). Il succo di frutta, a suo parere, è il modo migliore per farseli piacere sempre, senza soffrire.

Infine Mario, 29 anni: la sua era la prima vera esperienza con una varietà di cibi in polvere e diluiti. Abituato a mangiare almeno tre volte al giorno — a volte sgarrando con pasti ipercalorici — dice che il Jimmy Joy con aggiunta di latte ha rappresentato un ottimo sostituto del pasto, soprattutto a cena, dopo aver staccato tardi dal lavoro. Il cibo in polvere di Foodspring, gusto frutti rossi, non lo ha però saziato neanche aggiungendo metà parte di latte (parzialmente scremato) sulla quantità di liquidi indicata e dice che il sapore non è stato dei migliori: passato il sentore di frutti rossi rimane un retrogusto un po’ insapore.

Diverso invece il suo giudizio sullo Huel già diluito, al cioccolato: il gusto era buono, ma rimangono delle perplessità su convenienza e praticità della polvere già diluita in bottiglia.

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Disclaimer: con alcuni dei siti linkati nella sezione Consumismi il Post ha un’affiliazione e ottiene una piccola quota dei ricavi, senza variazioni dei prezzi. Ma potete anche cercare le stesse cose su Google. Se invece volete saperne di più di questi link, qui c’è una spiegazione lunga.