A Mariupol si rischia un’epidemia di colera
A causa dei bombardamenti russi, acquedotto e fogne sono semidistrutti: manca l'acqua potabile e col caldo aumentano i rischi di contaminazioni
A Mariupol, la città portuale nel sud-est dell’Ucraina pesantemente bombardata dalla Russia e ora sotto il controllo dell’esercito russo, le scarse condizioni igieniche e i danni all’acquedotto e al sistema fognario potrebbero causare pericolosi focolai di colera. Oltre a non avere a disposizione cibo e medicinali, gli abitanti rimasti tra le rovine in città faticano a reperire acqua potabile e spesso si arrangiano con ciò che trovano, aumentando il rischio di bere acqua contaminata e di sviluppare infezioni batteriche difficili da curare in assenza di farmaci e adeguata assistenza sanitaria.
Un’epidemia di colera nella zona potrebbe causare nuovi decessi, dopo l’alto numero di morti tra civili e militari ucraini nel picco dei combattimenti per resistere all’invasione di Mariupol da parte dell’esercito russo.
Petro Andryushchenko, uno dei funzionari dell’amministrazione locale di Mariupol ora in esilio, ha detto che i cadaveri lasciati a decomporsi per le strade della città e la grande quantità di rifiuti stanno contaminando le fonti d’acqua potabile, con rischi non solo legati al colera, ma anche ad altri problemi di salute come la dissenteria. Su Telegram ha scritto che: «Ci sono sepolture improvvisate in praticamente ogni campo di Mariupol. I corpi si stanno decomponendo sotto le macerie di centinaia di edifici, e stanno letteralmente avvelenando l’aria».
Il colera è causato da diversi tipi di Vibrio cholerae, un batterio che si sviluppa in acqua e alimenti contaminati con feci umane. Causa una forte diarrea e – se non trattato adeguatamente – molte complicazioni dovute soprattutto alla disidratazione, che si possono rivelare letali. Di solito è sufficiente un buon antibiotico per curarlo, ma la città di Mariupol è sostanzialmente isolata e di difficile accesso per le autorità sanitarie ucraine, inoltre non sembra che l’esercito russo stia facendo molto per ridurre i rischi.
Andryushchenko ha detto che la nuova amministrazione russa ha imposto una quarantena in città, ma non ha fornito altri dettagli su questa misura. Non è inoltre chiaro come possa essere gestita una quarantena in un’area urbana quasi del tutto in macerie, con strade interrotte e quartieri difficili da raggiungere.
Le persone rimaste a Mariupol riescono in media a ottenere acqua potabile ogni due giorni, grazie ad alcune autocisterne e fonti ritenute sicure. I punti da cui attingere sono però pochi e costringono a code di svariate ore. La scarsità e i lunghi tempi di attesa fanno aumentare il rischio che qualcuno decida di cercare l’acqua altrove, dove potrebbe essere contaminata. Nel caso di una epidemia di colera, potrebbero esserci migliaia di morti, dicono gli amministratori in esilio di Mariupol, proprio perché non ci sarebbe modo di trattare tutti per tempo con gli antibiotici.
Già il mese scorso l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) aveva avviato un primo programma per inviare vaccini contro il colera a Dnipro, nell’Ucraina centrale, in modo da avere scorte disponibili per ridurre i rischi di un’epidemia. Le autorità sanitarie ucraine stimano di avere vaccini e medicinali contro il colera che dovrebbero durare almeno fino ad agosto, ma la loro disponibilità potrebbe ridursi nel momento in cui ci fossero epidemie nelle aree più interessate dalla guerra, a cominciare da Mariupol.
L’OMS per ora non ha ricevuto notizie su casi confermati di colera, ma i propri rappresentanti non riescono ad accedere a Mariupol e devono quindi fare affidamento sulle informazioni che arrivano da altre organizzazioni. L’arrivo dell’estate potrebbe peggiorare ulteriormente la situazione, perché il caldo favorisce la decomposizione dei corpi sotto le macerie e al tempo stesso la proliferazione dei batteri e di altri microrganismi nell’acqua, se non adeguatamente trattata.
Anche per motivi sanitari, negli ultimi giorni l’esercito russo ha intanto avviato la restituzione dei corpi di decine di soldati ucraini, che erano stati coinvolti nella lunga battaglia alla Azovstal, la grande acciaieria nei pressi di Mariupol. Lo scorso fine settimana il governo ucraino aveva confermato di avere ricevuto 160 corpi, nell’ambito di uno scambio di deceduti che aveva portato alla riconsegna di altrettanti corpi di soldati russi.
A inizio settimana, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva accusato la Russia di avere fatto prigionieri almeno 2.500 soldati ucraini coinvolti nella battaglia alla Azovstal. Le loro condizioni non sono note.