Compriamo meno libri rispetto all’anno scorso
Ma comunque di più rispetto a prima della pandemia, dicono gli ultimi dati dell'Associazione Italiana Editori
Martedì l’Associazione Italiana Editori ha diffuso i dati sulle vendite dei libri di varia (cioè non scolastici) nei primi cinque mesi dell’anno: dicono che rispetto all’anno scorso, quando il settore editoriale aveva ottenuto risultati commerciali molto buoni, si comprano meno libri e si spende meno per farlo. Da gennaio sono stati spesi 565,6 milioni di euro per comprare libri, 27 milioni in meno rispetto ai primi cinque mesi del 2021: una diminuzione del 4,5 per cento. Per numero di copie, cioè di singoli libri, il calo è stato di 1,4 milioni, pari al 3,6 per cento.
La diminuzione delle vendite rispetto all’anno scorso «potrebbe essere solo un rallentamento fisiologico rispetto a un periodo anomalo» spiega Ricardo Franco Levi, presidente dell’AIE, «legato al ritorno a una relativa normalità e ad altri consumi culturali».
Confrontando i dati del 2022 con quelli del 2019, l’ultimo anno prima della pandemia da coronavirus, le vendite sono aumentate: nei primi quattro mesi di quest’anno sono stati venduti 5,2 milioni di libri in più (un aumento del 15 per cento) rispetto allo stesso periodo di tre anni prima. Sembra dunque che il mercato del libro si stia normalizzando dopo due anni straordinari: il 2020 per via della prolungata chiusura delle librerie e dei problemi causati dal lockdown, il 2021 per la successiva ripresa, che è avvenuta in un momento in cui molte attività ancora non si potevano praticare per via delle restrizioni dovute al virus e si passava molto tempo in casa, una situazione che si prestava all’acquisto di libri e alla lettura. Per questo i dati più recenti sono stati interpretati con una preoccupazione moderata da parte del settore.
Quando a maggio l’AIE ha presentato i dati sulle vendite dei primi quattro mesi del 2022 al Salone del Libro di Torino ha sottolineato che, tolto l’effetto della pandemia, la situazione del mercato editoriale è «stabile da anni, se non in calo». Come si sa da molto tempo, la principale caratteristica di questo mercato è il numero di persone che leggono, considerato relativamente basso: secondo gli ultimi dati dell’Istat sulla lettura, legge almeno un libro all’anno, non per motivi di studio o lavoro, il 41 per cento delle persone con più di 6 anni, ma poco meno della metà di loro legge al massimo tre libri all’anno. Queste statistiche sono state perlopiù costanti nell’ultima ventina d’anni. I cosiddetti “lettori forti”, cioè le persone che leggono almeno 12 libri in un anno, sono il 15 per cento delle persone con più di 6 anni: secondo l’AIE questa minoranza acquista il 40 per cento dei libri venduti.
Per l’Associazione il mercato editoriale italiano è limitato soprattutto dal basso numero di persone che leggono, che a sua volta è ricondotto al progressivo invecchiamento della popolazione e ai bassi indici di scolarizzazione superiore e universitaria rispetto ad altri paesi europei.
Le preoccupazioni più contingenti dell’AIE, spiega Levi, riguardano l’impatto di una diminuzione della capacità di spesa delle famiglie per via del contesto economico generale e l’aumento dei costi di produzione, legato a quello dei costi dell’energia e della carta, la materia prima di cui i libri sono fatti: rispetto al gennaio del 2021 il prezzo medio della carta usata per gli interni dei libri è aumentato del 57 per cento; quello della carta usata per le copertine del 42 per cento.
«Gli editori si stanno impegnando a non aumentare il prezzo dei libri, ma è difficile che possano continuare a farlo se la situazione non cambierà», dice Levi. «È impossibile prevedere fino a quando il prezzo della carta aumenterà, ma è difficile immaginare un rapido ritorno alla normalità: per questo chiediamo al governo e al parlamento un meccanismo di sostegno nella forma di un credito d’imposta per l’acquisto della carta, che finora è stato riservato agli editori di giornali». L’aumento del costo della carta e la connessa difficoltà a reperirla riguarda ovviamente anche i libri scolastici, per cui la carenza di carta è particolarmente problematica in vista di settembre, per quando sono attesi i libri per il prossimo anno scolastico.
Intanto alcuni aspetti del mercato dei libri di varia stanno cambiando. Il più grosso cambiamento degli ultimi anni è la crescente popolarità dei fumetti: tra il 2019 e il 2022, sempre considerando i primi quattro mesi dell’anno, la quota del mercato editoriale relativa ai fumetti è aumentata del 237 per cento. Negli ultimi tre anni i fumetti sono apparsi sempre più spesso nelle classifiche dei libri più venduti e proprio questa settimana Mondadori, il più grande gruppo editoriale italiano, ha annunciato l’acquisizione del 51 per cento di Star Comics, la casa editrice specializzata in manga che più di tutte è stata al centro di questo successo. In altri paesi europei, ad esempio la Francia e il Belgio, l’abitudine a leggere fumetti è molto presente da sempre e secondo Levi il fatto che in Italia si sia diffusa maggiormente di recente è dovuta a un «ritardo culturale».
Un’altra categoria di libri la cui quota di mercato è cresciuta negli ultimi anni (del 27 per cento tra il 2019 e il 2022) è la narrativa straniera. Levi dice che in questo caso è più difficile dare una spiegazione del perché e che potrebbe dipendere dal successo di alcuni libri specifici: di anno in anno le variazioni nelle quote di mercato dei diversi tipi e generi di narrativa dipendono appunto da singoli successi, con meccanismi spesso imprevedibili. Un’altra trasformazione degli ultimi anni, aggiunge Levi, è il maggiore interesse dell’editoria straniera per i libri italiani: «In Italia c’è sempre stato un divario significativo tra “l’importazione” e “l’esportazione” di libri, a favore della prima, ma ultimamente si è ridotto ed è quasi vicino all’equilibrio. Grazie in particolare al settore dei libri per ragazzi».
Un altro dato notevole delle ultime ricerche dell’AIE, abbastanza prevedibile vista la ripresa dei viaggi all’estero, è l’aumento delle vendite delle guide turistiche: rispetto ai primi quattro mesi del 2021, da gennaio a fine aprile ne sono state vendute il 132 per cento in più.
Infine per quanto riguarda i posti in cui i libri si comprano, è nuovamente aumentata la percentuale di quelli acquistati nelle librerie fisiche, in termini di soldi spesi, ma non si è ancora tornati ai livelli del 2019, quando quasi il 66 per cento dei libri veniva venduto dalle librerie fisiche e solo il 27 per cento da quelle online: nei primi quattro mesi del 2022 la quota delle librerie in cui si entra dalla porta è pari al 52 per cento delle vendite, mentre il 43 per cento dei libri è stato acquistato su internet.