Una famiglia messicana vive da sette mesi in una chiesa in Canada
Era scappata dalle violenze di un cartello della droga in Messico ma rischiava di essere espulsa e ha chiesto aiuto a una comunità religiosa
Georgina Flores e Manuel Rodriguez gestivano un piccolo ristorante a Torreón, nel nord del Messico, quando nel 2018 decisero di scappare in Canada a causa delle ripetute minacce e intimidazioni ricevute da parte di un cartello della droga locale. Lo scorso novembre tuttavia le autorità canadesi hanno ordinato la loro estradizione in Messico, sostenendo che i documenti che avevano presentato non fossero sufficienti a provare che la loro vita potesse essere in pericolo nel loro paese d’origine. Adesso, da sette mesi la famiglia vive in una chiesa del Québec, dove ha chiesto e ottenuto asilo per evitare di essere espulsa.
La storia della famiglia è stata raccontata sia da alcuni media locali che da BBC Mundo, che però ha scelto di non nominare esplicitamente Flores e Rodriguez per proteggere la loro identità nella sua ampia comunità di lettori di lingua spagnola.
Flores e Rodriguez provarono a emigrare in Canada per la prima volta nel 2009, quando avevano cominciato a sentirsi minacciati dalle molte violenze commesse dai cartelli della droga nello stato di Coahuila, dove vivevano. Tentarono di entrarci arrivando dagli Stati Uniti ma furono respinti, visto che gli accordi tra i due paesi impediscono – con qualche eccezione – di chiedere asilo in Canada se prima si è passati dagli Stati Uniti.
Tornati in Messico, aprirono un ristorante. Nove anni dopo il cartello locale cominciò a pretendere che la famiglia vendesse droga all’interno del locale, e quando si rifiutò di farlo il cartello diede fuoco al locale in segno di ritorsione. Fu allora che i Rodriguez decisero di scappare di nuovo in Canada, dove riuscirono a ottenere un permesso di soggiorno temporaneo: trovano lavoro in una fabbrica di Sherbrooke, a est di Montreal, mentre il figlio Manolo, che ora ha 18 anni, cominciò a frequentare la scuola. Nel frattempo il cartello scoprì che altri membri della loro famiglia avevano ripreso a gestire il ristorante in Messico e proseguì con le intimidazioni: diede fuoco alla casa dei loro parenti con l’obiettivo di bruciarli vivi (riuscirono a salvarsi).
Reclus depuis sept mois dans une église, des demandeurs d'asile sont à bout de souffle https://t.co/S9SM2k7hZQ
— Radio-Canada Info (@RadioCanadaInfo) June 4, 2022
Mentre erano in Canada, i Rodriguez fecero una nuova richiesta per un particolare permesso di soggiorno che possono ottenere i richiedenti asilo che ritengono di poter subire persecuzioni o torture oppure temono di essere uccisi nel proprio paese. La richiesta però fu respinta dall’agenzia federale deputata ai controlli alle frontiere e alle politiche migratorie (Canada Border Services Agency, CBSA) perché la famiglia non aveva citato le minacce subite dal cartello, per timore di ritorsioni nei confronti dei familiari in Messico. Così lo scorso 8 novembre arrivò l’ordine di estradizione.
A quel punto, la famiglia decise di chiedere accoglienza a una chiesa di Sherbrooke, la Plymouth-Trinity United Church: adesso ci vive da sette mesi per evitare di essere espulsa, in attesa di capire se la decisione dell’estradizione verrà rivista.
«Nos van a matar», ci ucciderebbero, ha detto Rodriguez in un’intervista a CBC lo scorso marzo, parlando di quello che succederebbe se la famiglia tornasse in Messico.
L’avvocato che sta seguendo la famiglia in Canada, Stewart Istvanffy, ha spiegato a BBC Mundo che l’idea di rifugiarsi in una chiesa rimanda al diritto canonico in vigore prima della Costituzione canadese, che concedeva alla chiesa la facoltà di proteggere le persone che vi si rifugiavano. Oggi il concetto di diritto d’asilo in chiesa in Canada non è legalmente vincolante, e non impedisce alle forze dell’ordine di entrarvi per estradare qualcuno che vi si è rifugiato: generalmente però viene rispettato dalla CBSA, ha detto a CBC Shanna Bernier, che fa parte del consiglio di amministrazione della chiesa di Sherbrooke.
In un’email vista da CBC, la CBSA ha specificato che l’agenzia ha «l’obbligo legale» di estradare tutti gli stranieri che non hanno i requisiti per restare in Canada in base alle norme di legge vigenti. Anche se la legge non impedisce agli agenti della CBSA di entrare in un luogo di culto per estradarli, l’agenzia ha fatto comunque sapere che «preferisce comunicare con le persone coinvolte e le istituzioni che offrono loro asilo» con l’obiettivo di convincerle a rispettare i provvedimenti «in maniera volontaria».
«Quello che speriamo è che adesso il ministero dell’Immigrazione del Canada conceda un permesso temporaneo e poi la residenza permanente» alla famiglia, ha detto Istvanffy. L’avvocato ha citato in particolare l’appoggio che i Rodriguez hanno ricevuto dalla comunità canadese, a partire da quello della Plymouth-Trinity United Church, una chiesa protestante che aveva deciso all’unanimità di accoglierli anche se loro sono cattolici.
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