A puro caso
Marcello Ruvidotti ha ripercorso l'itinerario dei luoghi visitati da suo nonno durante la guerra, facendosi guidare dalle suggestioni delle lettere che scriveva a sua nonna
La prima lettera che la nonna del fotografo Marcello Ruvidotti ricevette nel 1941 da quello che sarebbe poi diventato suo marito, al tempo un giovane soldato mandato al fronte in Albania, inizia così: «A puro casi ebbi il vostro indirizzo». Giuseppina era una ragazza lombarda che iniziò a scrivere come madrina di guerra, come venivano chiamate le volontarie che scrivevano ai soldati impegnati nella Seconda guerra mondiale per fornire loro sostegno psicologico; Nereo era il giovane veronese destinatario del suo indirizzo. Ruvidotti scopre la fitta corrispondenza tra i due alla morte della nonna: qualche anno dopo, nel 2017, decide di partire per i Balcani alla ricerca dei luoghi menzionati nelle lettere, costruendo un itinerario tra i paesaggi percorsi da suo nonno Nereo. Il risultato di questo lavoro è stato da poco raccolto in un libro, A puro caso, pubblicato dalla casa editrice Artphilein.
Il materiale trovato da Ruvidotti è composto da decine di lettere spedite dal nonno alla nonna che coprono un arco di tempo fino al 1943, quando la frequenza e i toni della corrispondenza cambiano perché Nereo viene deportato in alcuni campi di concentramento (da cui scapperà tra il 1944 e il 1945) e le lettere diventano molto più sporadiche, nella forma quasi di bigliettini di fortuna. A puro caso mette insieme le foto dei luoghi ritrovati da Ruvidotti nel suo viaggio sulle tracce del nonno e alcuni estratti delle lettere selezionati dal primo anno della corrispondenza tra i due, il 1941: dalla prima lettera spedita fino all’ultima di quell’anno, mandata da Nereo prima di tornare in Italia per un congedo, occasione in cui i suoi nonni si incontrano per la prima volta.
Per raccogliere materiale per il libro, Ruvidotti ha spiegato di aver costruito un itinerario in base ai luoghi in cui era stato il nonno: «Poi ho percorso quell’itinerario con la suggestione delle lettere in testa. Nel libro le lettere sono state inserite in ordine cronologico per creare una narrazione da un punto A a un punto B, mentre la narrazione fotografica è stata costruita in modo diverso, in base a come funzionavano le immagini». Le foto sono state scattate tra Albania e Montenegro e ogni circa 6 pagine di immagini si trovano un paio di foto delle lettere, fino a quando alla fine del libro chi sfoglia trova una busta con inseriti altri estratti.
I toni delle lettere sono richiamati nelle fotografie: Ruvidotti ha notato come nel primo anno di corrispondenza emergano la curiosità e la voglia di raccontarsi, di descrivere sé stesso e quello che c’è intorno, con una certa tranquillità che però a volte scema e diventa insofferenza man mano che aumenta il tempo che Nereo passa lontano dall’Italia – «Chi non l’ha provata l’attesa non sa cosa sia. Credo sia migliore una cruenta realtà», scrive in una delle lettere. Ruvidotti ha descritto il progetto come un racconto di grande lentezza e attesa, che ha cercato di riprodurre nelle immagini fotografando in analogico in un modo altrettanto lento, posizionando ogni volta il cavalletto e scattando in grande formato.
Marcello Ruvidotti è nato a Casorate Primo (Pavia) nel 1991 e lavora come fotografo e videomaker. Ha frequentato il corso in Tecnica e Linguaggio della Fotografia presso il C.F.P. Bauer di Milano. A puro caso è il suo primo libro fotografico, ma altri suoi lavori si possono trovare sul suo sito, e sulla sua pagina Instagram.