Breve storia di IMAX
È un'azienda che c'è da più di mezzo secolo, ma anche un tipo di schermi e di cineprese che potrebbero fare molto comodo al cinema del futuro
Quando si parla di come i cinema possano sopravvivere allo streaming e a tutto quello che sta cambiando nel settore in cui operano, le strade proposte più spesso sono due: una prevede l’elaborazione di una proposta originale, curata e creativa dei film da mostrare; l’altra prevede invece di mostrare i film più costosi, attesi e cinematografici in sale e su schermi che rendano l’esperienza di visione quanto più immersiva possibile, il più possibile distante e migliore degli schermi domestici. In gergo, schermi di questo tipo sono noti come PLF, Premium Large Formats, e per certi versi stanno alle altre sale così come le prime classi degli aerei stanno alle economy.
Tra i PLF, i più famosi sono quelli IMAX, che sfruttano sistemi e tecnologie proposti dalla IMAX Corporation. Le sue cineprese sono più volte finite nello Spazio, gli incassi delle sue centinaia di sale hanno contribuito in modo rilevante alle immagini e agli incassi di molti dei film più visti di sempre e il suo nome – che deriva da “Image Maximum” – è ormai sinonimo di sale immense e riprese spettacolari, da Avengers: Endgame a Top Gun: Maverick, da James Cameron a Christopher Nolan.
IMAX è tante cose insieme. Un’azienda fondata più di mezzo secolo fa, che fornisce cineprese, pellicole, sistemi e strumenti per conversione di film in nuovi formati e che costruisce e gestisce schermi e sale cinematografiche. Un’azienda, peraltro, che dopo aver sofferto come tutti nel cinema la pandemia, nel 2021 ha aumentato le sue entrate dell’86 per cento. Inoltre, IMAX è anche il sistema di proiezione fatto per rendere l’esperienza cinematografica più immersiva possibile: nella qualità delle immagini, nella peculiarità del formato delle immagini, nella potenza del suono e nella grandezza degli schermi. Come ha scritto Quartz, «l’esperienza cinematografica IMAX è dove il mainstream incontra la tecnologia d’avanguardia, ed è così da decenni».
L’azienda oggi nota come IMAX nacque alla fine degli anni Sessanta grazie ad alcuni registi canadesi alla ricerca di un sistema per migliorare la visione dei documentari durante l’Expo del 1967 di Montreal, provando a replicare qualcosa di simile a ciò che negli anni prima era stato fatto da sistemi come CinemaScope, VistaVision o Cinerama.
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All’inizio, l’idea era di usare l’azienda (il cui primo nome fu Multiscreen Corporation) per realizzare proiezioni particolari, per eventi come le esposizioni universali o comunque per i musei. All’inizio, Hollywood e i grandi film di effetti speciali non facevano parte del piano. Il primo film IMAX, mostrato nel 1970 all’Expo di Osaka, in Giappone, fu Tiger Child: durava 17 minuti e mostrava «una poetica visione della civiltà alle porte degli anni Settanta». Quattro anni più tardi, all’Expo di Spokane, negli Stati Uniti, fu realizzato uno schermo IMAX lungo 27 metri e alto 20: si stima che lo videro circa cinque milioni di visitatori, una piccola parte dei quali ebbero problemi per l’eccessiva grandezza dello schermo e l’immersività dell’esperienza di visione.
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Per i suoi primi decenni, IMAX fece quasi solo documentari, e le cose iniziarono a cambiare solo negli anni Novanta, quando l’azienda – che nel frattempo aveva oltre 100 schermi nel mondo e si era aggiornata ed evoluta aprendosi anche al digitale e al 3D – si aprì all’animazione e all’intrattenimento. Per via delle complessità di ripresa e proiezione, i film IMAX erano però quasi sempre cortometraggi. Un importante punto di svolta fu quindi rappresentato dall’uscita di Fantasia 2000, un lungometraggio d’animazione interamente pensato in funzione del formato e del sistema IMAX.
IMAX, nel frattempo, sviluppò anche il sistema DMR, che è acronimo di Digital Media Remastering e permette, in breve, di convertire film non IMAX in film digitali che possano essere proiettati su schermi IMAX. L’azienda, nonostante il suo storico e forte legame con il cinema analogico, riuscì con grande efficacia ad adattarsi al contesto digitale con relativi sistemi di ripresa e proiezione, e di conseguenza a spostarsi dai documentari ai film di finzione, blockbuster compresi. Riuscendo così a continuare la sua crescita: a fine 2007 i suoi schermi nel mondo erano circa 300 e nel 2015 divennero più di 1.000, la maggior parte dei quali non in Nordamerica.
Nel 2018 Avengers: Infinity War fu il primo film a essere completamente girato con cineprese iMAX, e nell’anno successivo i cinema dell’azienda ebbero i loro migliori incassi complessivi di sempre, superiori al miliardo di dollari. In generale, ha scritto Quartz, IMAX è spesso riuscita a essere all’avanguardia: «Iniziò a sperimentare con il 3D negli anni Ottanta, ma nel 2017 decise di abbandonarlo; e già nel 2016 iniziò a puntare forte sulla realtà virtuale».
Oggi IMAX, che è quotata in borsa dal 2014 e che si definisce «un’azienda tecnologica di intrattenimento», ha oltre 1.500 schermi in 80 paesi: la maggior parte nei cinema, ma alcuni anche in musei o parchi di divertimento. In Italia i cinema IMAX sono sei, la maggior parte dei quali di UCI Cinemas: tre sono in Lombardia, altri tre rispettivamente vicino a Napoli, Roma e Firenze. Ce n’era uno a Riccione, ma ha chiuso qualche anno fa.
Nel 2021 i cinema IMAX hanno incassato oltre 600 milioni di dollari e nel 2022 usciranno in tutto 18 nuovi film IMAX, molti dei quali già sono o quasi certamente saranno tra i più visti dell’anno.
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