Belluno vuole imbucarsi alle Olimpiadi
Chiunque vincerà le elezioni proverà a includere in qualche modo la città nei Giochi invernali del 2026, in cui per ora non è prevista
di Isaia Invernizzi
Nella mappa pubblicata sul sito ufficiale delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026 ci sono Milano e Cortina d’Ampezzo, ovviamente, ma anche la Valtellina, Verona, la Val di Fiemme e Anterselva, in Trentino-Alto Adige. In ognuno di questi luoghi si terrà almeno una gara. La città di Belluno, a poco più di 60 chilometri da Cortina, di cui è capoluogo di provincia, non compare né nella mappa né nel programma ufficiale. È ormai troppo tardi per candidarsi a ospitare una competizione, ma nei prossimi quattro anni potrebbero comunque emergere qualche opportunità per la città: per esempio attraverso l’accoglienza di atleti e staff, l’organizzazione di eventi collaterali, il recupero di aree e impianti sportivi, oggi trascurati.
Il tentativo di includere Belluno nelle Olimpiadi invernali, e più in generale la necessità di sfruttare questa opportunità, è uno degli argomenti su cui i candidati alle prossime elezioni amministrative del 12 giugno si stanno confrontando.
Come in molte altre città al voto, finora anche a Belluno la campagna elettorale è stata piuttosto tranquilla, senza grosse polemiche. In realtà le tensioni ci sono state, ma dentro alle coalizioni sulla scelta dei candidati e nella composizione delle liste: soprattutto nel centrosinistra, che si presenterà diviso. Non è una novità: già nel 2012 la decisione di non organizzare le primarie per la scelta del candidato sindaco aveva portato all’uscita dal Partito Democratico di Jacopo Massaro, che fondò la lista In Movimento e vinse le elezioni al ballottaggio contro Claudia Bettiol, candidata ufficialmente indicata dal Partito Democratico. Anche cinque anni fa Massaro riuscì a vincere, stavolta contro il centrodestra guidato da Paolo Gamba.
All’inizio dell’anno c’erano stati alcuni tentativi per evitare che il centrosinistra si presentasse ancora diviso, ma non erano andati a buon fine. Il candidato ufficiale del PD è Giuseppe Vignato, 70 anni, sostenuto da altre tre liste. «Più che una decisione è stata la risposta a una spinta che mi è arrivata da più parti», ha detto poco dopo l’annuncio della candidatura.
Vignato è stato per molti anni un manager di grandi aziende come Luxottica, Zanussi e Save, la società che gestisce l’aeroporto di Venezia. Dal 1993 al 2011 fu assessore al Bilancio e negli ultimi anni ha risanato i conti di Bim-Gsp, la società che si occupa del servizio idrico, il cui debito è passato da 87 a 32 milioni di euro durante la sua gestione. Nella lista chiamata In Movimento, che lo sostiene, compare anche l’attuale sindaco, Jacopo Massaro, inizialmente escluso dalle candidature. Si definisce un liberale con sensibilità sociale.
L’attuale vicesindaca e assessora al Bilancio, Lucia Olivotto, è invece candidata del centrosinistra. Commercialista, cinque anni fa era stata eletta nella lista civica Insieme per Belluno che oggi la sostiene insieme a “Belluno Bene Comune”. Pur essendo una dei nomi più rilevanti dell’attuale amministrazione, Olivotto dice di essersi candidata in discontinuità rispetto a Massaro, sollecitata dalla richiesta di molti bellunesi attraverso una raccolta firme. A completare il quadro confuso all’interno del centrosinistra c’è anche la candidatura di Paolo Bello, cinque anni fa candidato sindaco del Partito Democratico, di cui è stato capogruppo in consiglio comunale fino alle dimissioni arrivate lo scorso febbraio in contrasto con la decisione del partito di appoggiare Vignato. Oggi Bello fa parte di una delle due liste che sostengono Olivotto.
Nel centrodestra, invece, non ci sono state grandi discussioni. Il candidato sindaco è Oscar De Pellegrin, 59 anni. Nella sua presentazione racconta che all’età di 21 anni le conseguenze di un incidente sul lavoro lo hanno portato «a percorrere le strade della vita in sedia a rotelle». Da allora pratica sport come la carabina e in seguito il tiro con l’arco di cui è stato uno degli atleti più importanti a livello internazionale. Oltre ad aver vinto 70 titoli nazionali, raggiunto 11 record italiani e 4 mondiali, De Pellegrin ha partecipato a sei edizioni dei Giochi paralimpici, da Barcellona 1992 a Londra 2012, dove fu scelto come portabandiera. Ai Giochi di Londra riuscì a vincere la medaglia d’oro all’ultimo tiro disponibile.
De Pellegrin è sostenuto da Fratelli d’Italia, Lega-Liga Veneta e due liste civiche, Belluno al centro e Noi con Oscar. «La proposta è arrivata dal centrodestra, ma il mio impegno è per il territorio e la comunità», ha detto De Pellegrin. «Io mi rivolgo a tutti i bellunesi: anche a quelli di centrosinistra». Anche per via della sua storia personale, De Pellegrin è molto attento allo sviluppo delle attività sportive. Nel suo programma parla di cultura, sport, turismo e ambiente come “cardini” del suo progetto politico in vista delle Olimpiadi e Paralimpiadi di Milano-Cortina 2026.
Da sempre le Olimpiadi assicurano uno stimolo economico per i territori che le ospitano, grazie all’arrivo di migliaia di tifosi e alla notevole attenzione mediatica. Non è un caso che Cortina d’Ampezzo sia tuttora strettamente associata alle Olimpiadi tenute qui nel 1956.
Anche Belluno vuole approfittare dell’occasione, in un certo senso provando a infilarsi nella preparazione dei Giochi: chiunque vincerà le prossime elezioni dovrà impegnarsi per includere la città nel programma olimpico in senso ampio, attraverso l’organizzazione di eventi secondari rispetto alle gare. Tanti credono che solo in questo modo la città potrà confermare la crescita del turismo avvenuta negli ultimi anni. Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, intervenuto per sostenere De Pellegrin, ha assicurato che le Olimpiadi saranno «l’inizio di un nuovo rinascimento per il bellunese».
Fino a un decennio fa, sostiene Walter De Cassan, presidente di Federalberghi Belluno, la città si accontentava di essere un piccolo capoluogo di provincia e non si rendeva conto del suo potenziale turistico. Rispetto al resto della provincia, in effetti, a Belluno ci sono pochi alberghi e meno attrezzati.
Negli ultimi anni è stata segnalata una crescita dei turisti, di cui la città non ha potuto godere fino in fondo a causa dell’epidemia che ha interrotto lo sviluppo del settore. «Nel 2026 arriveranno moltissimi addetti ai lavori e giornalisti, oltre agli atleti e ai tifosi: alloggeranno in mezza provincia», dice De Cassan. «Anche Belluno dovrà fare la sua parte nell’offerta di ospitalità, ma dovrebbe identificarsi meglio, crederci di più: spesso non riusciamo a cogliere le bellezze che ci ritroviamo sotto il naso».
Quando si parla di opportunità turistica non sfruttata, in molti a Belluno ricordano il Nevegal (si pronuncia Nevegàl), un altopiano di circa mille metri a sud della città, distante una ventina di minuti in auto. I primi impianti di risalita del Nevegal risalgono addirittura alla metà degli anni Cinquanta. Negli anni Settanta c’erano 20 piste da discesa e 15 impianti di risalita, di cui 2 seggiovie e 13 sciovie. Per molti anni il Nevegal ospitò i ritiri estivi delle squadre di serie A: l’Inter arrivò nel 1981, l’anno dopo aver vinto lo scudetto, in seguito la Fiorentina, il Bologna, la Sampdoria, l’Ascoli, il Verona, le giovanili di Inter e Milan.
Oggi sono rimasti 6 impianti di risalita: 2 seggiovie, 3 skilift e 1 tapis roulant nel campo scuola, ma le piste non sono più frequentate come un tempo. Alla costruzione spesso indiscriminata di seconde case, avvenuta tra gli anni Settanta e Ottanta, non è seguito uno sviluppo turistico e sportivo valido, adeguato a rispondere alla crescita di altre località bellunesi che hanno il notevole vantaggio di trovarsi sulle Dolomiti.
Oggi gli impianti sono in gestione alla società Nevegal 2021. Costano molto, rendono poco. «Se non avremo un aiuto dal comune o dalla Regione, gli impianti chiuderanno», dice Massimo Slaviero, presidente onorario di Nevegal 2021. «Gli incassi annuali sono di circa 800mila euro e quest’anno le spese arriveranno a circa 900mila euro a causa del rincaro della bolletta elettrica. In più servirebbe una manutenzione straordinaria da un milione di euro. È una situazione economicamente insostenibile».
Il problema del Nevegal riguarda direttamente il comune e quindi i candidati sindaci. Nel novembre del 2021, il consiglio comunale di Belluno ha approvato l’acquisto degli impianti dalla Nevegal 2021 per 145mila euro con l’obiettivo di darli in gestione attraverso un bando, che era atteso nei primi mesi del 2022 e che invece è stato rimandato al prossimo autunno.
Negli ultimi dieci anni, dicono esponenti delle associazioni legate al Nevegal, la politica si è disinteressata dell’altopiano. L’impegno per la manutenzione di strade, sentieri e boschi è stato minimo, così come la promozione turistica. Il risultato è che anche i possibili investitori interessati al rilancio delle strutture alberghiere sono rimasti alla larga: molte delle aste organizzate negli ultimi anni sono andate deserte. «L’amministrazione non ha mai creduto molto nel Nevegal», dice Daniele Ciani, presidente dell’associazione Proprietari Nevegal, nata nel 2019 per sostenere il rilancio della località. «A noi però interessa guardare al futuro. Chiunque diventerà sindaco sarà chiamato ad affrontare la sfida del turismo che deve coinvolgere anche il Nevegal».
Da tempo l’associazione chiede il riconoscimento del Nevegal come frazione di Belluno, un modo per identificarlo come istituzione. Tra le altre cose, chiede anche una nuova promozione turistica e la partecipazione a bandi e progetti per favorire il turismo durante tutto l’anno.
Nemmeno i più ottimisti pensano che il Nevegal possa avere benefici diretti dalle Olimpiadi del 2026. «Il treno è già partito e forse riusciamo a saltare sull’ultimo vagone, se qualcuno di crederà davvero», spiega Paolo Garaboni dell’associazione Nevegallika, che organizza diverse gare sportive sull’altopiano. «Noi da anni sosteniamo che il Nevegal sia un’opportunità. Abbiamo le idee chiare su cosa servirebbe per promuoverlo e farlo tornare come un tempo. Non vogliamo i schei (i soldi), solo attenzione da parte delle istituzioni».
I vantaggi indiretti, invece, sono ancora possibili se chi vincerà le elezioni inizierà a lavorare fin da subito in vista del 2026. Impianti così vicini alla città possono attrarre molte delle persone che arriveranno nel Bellunese per assistere alle gare. Non è escluso, anche se al momento sembra essere molto complicato, tentare di ospitare alcune squadre olimpiche per gli allenamenti.
Per queste ragioni, il Nevegal compare anche nei programmi dei candidati sindaci. Per De Pellegrin dovrà diventare «il punto di riferimento per le attività all’aria aperta in ogni periodo». Sfruttando il traino offerto dei Giochi del 2026, spiega il suo programma, la città deve dotarsi di luoghi idonei per le discipline invernali e di un nuovo palazzetto polifunzionale per le attività al chiuso. «I grandi eventi come le Olimpiadi e le Paralimpiadi rappresentano una grandissima opportunità, ma dobbiamo essere pronti a coglierla», ha detto. «È un treno che non passa tutti gli anni. Non potremo organizzare qui una gara olimpica o paralimpica, ma c’è un grande indotto: è necessario ospitare alcune nazionali nei giorni prima delle gare, e per farlo dobbiamo far trovare impianti adeguati».
Secondo Giuseppe Vignato bisogna occuparsi del Nevegal fin dal giorno dopo le elezioni. Lo ha indicato come primo provvedimento del suo mandato, se vincerà, «perché quando si programma bisogna guardare avanti», ha detto. Vignato ha dedicato al Nevegal un intero capitolo del suo programma, il numero 7, in cui auspica la definizione di un «impegnativo e realistico piano di sviluppo economico-finanziario di 5-10 anni per far crescere attività sportive estive e invernali» attraverso la collaborazione con operatori economici e associazioni sportive che operano sull’altopiano.
Nella parte del programma di Lucia Olivotto dedicata allo sport viene citato lo sviluppo di discipline non presenti nell’offerta cittadina come il pattinaggio a rotelle e lo skateboard, ma anche la realizzazione di una palestra di roccia sul Nevegal, «che permetterebbe di fare sport all’aria aperta in un panorama meraviglioso».
Approfittare delle Olimpiadi del 2026 è un obiettivo molto sentito in tutta la provincia e non soltanto nel capoluogo, che deve ancora trovare il suo vero ruolo. Finora l’organizzazione dei Giochi ha avuto diversi problemi, come i ritardi nella realizzazione delle strade e di alcuni impianti sportivi, oltre all’aumento dei costi delle materie prime. Gli obiettivi sono ancora lontani, e quattro anni non sono molti per questo genere di processi.
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