Gli scarafaggi non fanno più sesso come una volta
E probabilmente è colpa nostra e delle esche troppo zuccherate, ma hanno già trovato il modo di adattarsi
Osservando gli scarafaggi mentre si accoppiano si possono imparare molte cose, per esempio che i maschi utilizzano due peni: uno per assicurarsi che la loro compagna resti nei paraggi e l’altro per fecondarla. E proprio studiando questi comportamenti, di recente un gruppo di ricercatori ha scoperto che gli scarafaggi stanno cambiando abitudini sessuali, e che probabilmente la causa è la secolare lotta che abbiamo condotto per disfarci delle infestazioni domestiche di questi insetti, usando spesso esche zuccherate e avvelenate.
Gli scarafaggi sono amanti dello zucchero, ma negli ultimi tempi è diventato evidente che alcuni sviluppano un’avversione al glucosio, un tipo di zucchero molto diffuso e fondamentale per l’esistenza di numerosi organismi, esseri umani compresi. Tra i primi ad accorgersene ci fu la ricercatrice Ayako Wada-Katsumata dell’Università statale della North Carolina, che nel 2013 pubblicò uno studio per descrivere nel dettaglio i meccanismi che portano alcuni scarafaggi comuni (Blattella germanica) a non gradire il glucosio, probabilmente anche a causa della sua presenza in numerose esche usate per decenni negli ambienti da disinfestare.
Naturalmente gli scarafaggi non hanno capito da soli che lo zucchero potrebbe nascondere un veleno né si tramandano questa conoscenza di generazione in generazione. O meglio, lo fanno inconsapevolmente. L’ipotesi è che in decenni di utilizzo delle esche zuccherate, i pochi scarafaggi che per loro natura non erano amanti dei sapori dolci siano sopravvissuti più facilmente dei loro simili golosi di sostanze zuccherate, diventando via via sempre di più e con minori rischi di essere vittime delle esche. Per questo alcuni produttori stanno valutando di rivedere le formulazioni delle loro esche, eliminando gli zuccheri non graditi a queste nuove generazioni di scarafaggi.
Proseguendo nei propri studi, Wada-Katsumata e il proprio gruppo di ricerca avevano poi scoperto che, grazie ad alcune sostanze presenti nella saliva, gli scarafaggi riescono a convertire anche zuccheri piuttosto complessi nel più semplice e digeribile glucosio. E avere un’avversione a questo zucchero può essere un bel problema, quando ci si deve accoppiare tra scarafaggi, racconta il gruppo di ricerca in un nuovo studio da poco pubblicato.
Per quanto possano apparire sempre indaffarati a cercare cibo, scorrazzando nelle dispense e non solo, gli scarafaggi sono in realtà a modo loro premurosi quando si devono accoppiare. I maschi si avvicinano alle femmine e, tramite una ghiandola posta sulla loro schiena, producono una sostanza che contiene zuccheri e grassi. Attratte da questa premura, le femmine si arrampicano sulla schiena dei maschi e iniziano a nutrirsi con quella sostanza.
A questo punto il maschio allunga il proprio addome sotto quello della femmina e la tiene stretta a sé, tramite un pene adunco che la blocca nella posizione per l’accoppiamento. Dopo qualche secondo, inizia l’amplesso vero e proprio che può durare fino a un’ora e mezza, con il maschio che usa un secondo pene per iniettare il proprio sperma nella femmina.
La sostanza prodotta dai maschi contiene solitamente grassi (lipidi) e due tipi di zuccheri, il maltosio e il maltotriosio. Il primo viene trasformato con relativa velocità dalla saliva degli scarafaggi in glucosio, mentre il secondo richiede un po’ più di tempo. Se la femmina di scarafaggio appartiene alle generazioni avverse allo zucchero, dopo pochi istanti in cui è iniziato il corteggiamento si allontana dalla schiena del maschio, perché la sua saliva ha trasformato il maltosio in glucosio e la fastidiosa sensazione la spinge a interrompere tutto, prima che possa iniziare l’accoppiamento.
Nel loro studio, Wada-Katsumata e colleghi spiegano di avere svolto diversi esperimenti, provando a fare accoppiare scarafaggi che non gradiscono il glucosio e altri che invece ne vanno ghiotti. Hanno notato che le femmine avverse al glucosio interrompevano più di frequente l’accoppiamento, specialmente se si nutrivano con le secrezioni prodotte da maschi non avversi al glucosio.
Il gruppo di ricerca ha quindi analizzato le secrezioni dei maschi disgustati dal glucosio, notando che spesso avevano una maggiore quantità di maltotriosio, che come abbiamo visto viene convertito più lentamente in glucosio dalla saliva delle femmine di scarafaggio. I maschi che producono meno maltosio sembrano essere avvantaggiati rispetto agli altri quando si tratta di corteggiare femmine che hanno la loro stessa avversione, perché queste non hanno da subito una reazione di fastidio e lasciano ai loro compagni il tempo per fare le mosse necessarie per assicurarle a sé, avviando l’accoppiamento vero e proprio.
Stabilite queste dinamiche, Wada-Katsumata e colleghi hanno poi provato a utilizzare altri zuccheri per attirare le femmine, impiegando per esempio il fruttosio. In questo caso, le femmine hanno mostrato di non avere particolari problemi e si sono accoppiate più facilmente con i loro partner.
L’avversione per il glucosio, diventata comune forse proprio a causa delle esche impiegate da noi umani per decenni, avrebbe potuto rendere meno prolifici gli scarafaggi, rompendo un meccanismo fondamentale nella fase di corteggiamento a beneficio dei nostri tentativi di ridurre le infestazioni. Gli scarafaggi hanno invece mostrato ancora una volta di avere una grande capacità di adattamento, come ha spiegato Wada-Katsumata:
Le femmine cui piace il glucosio accettano le secrezioni zuccherine dei maschi. Quelle disgustate dal glucosio non accettano le secrezioni dagli scarafaggi amanti degli zuccheri, perché le possono convertire facilmente in glucosio. I maschi possono modulare la composizione delle loro secrezioni – magari producendo più maltotriosio che richiede più tempo per essere convertito in glucosio – oppure possono provare ad accoppiarsi più velocemente. In breve, il tratto dell’avversione al glucosio si è evoluto per selezione naturale, ma la selezione sessuale sta facendo sì che i maschi modifichino le proprie secrezioni e comportamenti.
Gli scarafaggi si riproducono con grande velocità, di conseguenza alcuni processi di selezione possono avvenire in pochi anni, interessando popolazioni di centinaia di milioni di questi insetti. La modifica alle formule delle esche per escludere l’impiego degli zuccheri che possono essere scomposti in glucosio potrebbe ridurre il fenomeno, ma dimostra comunque quanto sia complicato tenere sotto controllo esseri viventi così versatili.