La complicata questione degli omicidi irrisolti in Irlanda del Nord
Furono migliaia durante i “Troubles”: il parlamento britannico sta discutendo un disegno di legge a riguardo, tra molte critiche
La settimana scorsa il parlamento del Regno Unito ha cominciato a discutere per la prima volta degli omicidi irrisolti compiuti durante i cosiddetti “Troubles”, il lungo periodo di violenze tra indipendentisti e unionisti nordirlandesi che si concluse con gli accordi del Venerdì Santo nell’aprile del 1998.
La proposta di legge presentata nel parlamento britannico è stata ampiamente criticata sia dai principali partiti nordirlandesi che da alcune associazioni di familiari di persone uccise durante il conflitto e organizzazioni che si battono per i diritti umani perché prevede che possa essere concessa l’immunità dall’accusa a chiunque collabori con un’apposita commissione d’indagine che sarà chiamata a esprimersi sulla questione caso per caso.
Pur avendo un proprio governo e un proprio parlamento, l’Irlanda del Nord fa parte del Regno Unito. Con “Troubles” si intende l’insieme di violenze, attentati e profonde divisioni che dalla fine degli anni Sessanta e per i trent’anni successivi causò la morte di circa 3.600 persone in tutto il paese, tra cui quasi 2mila civili.
Il conflitto cominciò per motivi religiosi oltre che politici (gli unionisti erano per la maggioranza protestanti e i repubblicani cattolici) e diventò gravissimo in fretta, anche per via delle aggressioni e degli attentati compiuti dalle formazioni paramilitari legate ai rispettivi gruppi, l’Ulster Defence Association e l’IRA. Nel 1972 il governo britannico sospese l’autogoverno dell’Irlanda del Nord, prendendone il controllo politico: poco dopo cominciarono i primi tentativi di pacificazione, ma le violenze quasi quotidiane proseguirono ancora per molto tempo.
Trascorsi più di vent’anni dagli storici accordi di pace del 1998, il governo del Regno Unito sta provando ad affrontare l’argomento di più di mille omicidi per cui non è mai stato trovato un colpevole attraverso il “The Northern Ireland Troubles (Legacy and Reconciliation) Bill”, che inizialmente aveva previsto un’amnistia per tutti i crimini commessi durante il conflitto. Adesso il disegno di legge è stato modificato in questa sua parte, ma secondo vari critici nordirlandesi – sia unionisti sia nazionalisti – impedirebbe comunque alle famiglie delle persone uccise di ottenere giustizia.
Il disegno di legge prevede che sia le famiglie delle persone uccise nel conflitto, sia il governo o alcune associazioni possano chiedere l’apertura di un’indagine, che verrebbe condotta da una speciale commissione investigativa nominata dal governo, la Commissione indipendente per la raccolta di informazioni e per la riconciliazione (ICRIR). La commissione, attiva per cinque anni, avrebbe la facoltà di decidere di concedere l’immunità a chiunque collabori con le sue indagini – sia che si tratti di ex soldati britannici che intervennero in Irlanda del Nord in quegli anni sia persone sospettate di aver fatto parte di organizzazioni terroristiche – basandosi sulle informazioni ottenute durante il procedimento.
Una volta concessa, l’immunità non potrebbe essere revocata; la proposta bloccherebbe inoltre successive indagini o cause civili contro crimini legati al periodo dei Troubles.
Secondo i critici il modo in cui è formulata la proposta di legge lascia intendere che non ci saranno molte indagini a carico delle persone sospettate di aver avuto a che fare con le violenze, e che se la legge passasse costituirebbe di fatto un’amnistia nascosta. In particolare, il governo conservatore di Boris Johnson si era impegnato durante l’ultima campagna elettorale a bloccare i procedimenti legali contro i soldati britannici sospettati di aver commesso crimini in Irlanda del Nord durante i Troubles.
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Amnesty International ha parlato del disegno di legge come di una «negazione dei diritti» delle persone e l’ha descritta come «un’interferenza preoccupante con lo stato di diritto», mentre varie associazioni di familiari di persone uccise durante il conflitto l’hanno definita «un affronto a tutti gli standard morali moderni», sostenendo che non garantisca alcuna giustizia alle persone uccise.
Mary Lou McDonald, presidente del partito nazionalista di sinistra Sinn Féin, che ha vinto le elezioni di inizio maggio, ha detto che la proposta di legge è «indegna» ed è stata concepita «in maniera cinica»; Michelle O’Neill, vicepresidente del partito, ha accusato il governo britannico di voler mettere a tacere le centinaia di campagne per la verità e per la giustizia che sono state organizzate negli anni.
Sono arrivate critiche anche dai principali partiti unionisti dell’Irlanda del Nord: secondo il DUP la legge non è stata pensata tenendo in considerazione le opinioni dei partiti e delle famiglie nordirlandesi, mentre il leader dell’UUP Doug Beattie ha scritto su Twitter che «non ci può essere alcuna immunità all’accusa in caso di uccisioni o gravi danni commessi all’interno del Regno Unito, così come altrove».
Brandon Lewis, Segretario di Stato per l’Irlanda del Nord al Parlamento del Regno Unito, ha detto a BBC Radio che il disegno di legge riguarda «un argomento molto complesso e doloroso», ma che darà alle persone «una motivazione per farsi avanti che al momento non esiste». Lewis ha anche fatto sapere che il governo intende commissionare a un gruppo di storici indipendenti la scrittura di una storia ufficiale del periodo dei Troubles, permettendo l’accesso a documenti governativi esclusivi che possano aiutare a fare luce sull’operato del governo britannico nei decenni del conflitto.
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