Ad Amatrice c’è chi preferisce rimanere nelle case provvisorie
Molti alloggi ricostruiti dopo il terremoto del 2016 rischiano di rimanere vuoti, per ragioni psicologiche, sociali ed economiche
Ad Amatrice, il comune laziale in provincia di Rieti che il 24 agosto 2016 fu in larga parte distrutto dal terremoto, sono stati consegnati nelle scorse settimane 30 appartamenti: case in cemento realizzate secondo il piano di ricostruzione. Solo sette famiglie assegnatarie però, per il momento, ne hanno preso possesso lasciando le Sae, Soluzioni abitative in emergenza, le abitazioni provvisorie antisismiche prefabbricate: ad Amatrice ce ne sono 531.
Le altre famiglie per ora hanno preferito rimanervi, con motivazioni diverse. In quasi sei anni nei villaggi composti dalle case prefabbricate si sono costituite nuove comunità, e molti non considerano più temporanee quelle abitazioni. Ci sono persone che hanno speso denaro per abbellirle e arredarle, o per costruire verande, e adesso non vogliono abbandonare ciò che hanno realizzato. Le case temporanee sono diventate, per loro, case definitive. Giorgio Cortellesi, sindaco di Amatrice, spiega di essere comunque convinto che la maggioranza degli assegnatari presto lasceranno le Sae per entrare nelle abitazioni ricostruite: «Certo, c’è chi ha paura di tornare in una casa in muratura. È comprensibile, siamo pronti ad affiancare queste famiglie con l’aiuto di psicologi».
Nel territorio di Amatrice ci furono 235 morti dei 300 totali provocati dal terremoto che nel 2016 colpì la provincia di Rieti. I danni, nel solo comune, furono di 1,2 miliardi di euro. Le case ricostruite, dicono alcuni abitanti delle Sae, sono comunque ancora circondate dai segni del sisma e molti degli abitanti non vogliono tornarci, col rischio che rimangano quindi vuote.
Ad Amatrice le abitazioni ricostruite sono per ora 82 nei condomini Picente e Monte Gorzano, di cui 30 già assegnate. I cantieri, secondo i dati forniti da Cortellesi, sono 661, 357 in fase realizzativa e 304 ancora in fase istruttoria, che cioè devono ancora partire. Tutte le case sono state ricostruite secondo criteri antisismici. Dice ancora Cortellesi: «Ho vissuto anche io quella notte, comprendo che sia impossibile spazzare via il trauma di chi è rimasto intrappolato sotto le macerie e ha visto morire familiari e amici. Ma dobbiamo scrollarci di dosso la condizione di terremotati permanenti».
Rosaria Lunadei, consigliera comunale d’opposizione ed ex candidata a sindaca, dice che «ci sono molte situazioni diverse. I problemi di chi per ora non vuole rientrare nell’abitazione ricostruita andavano analizzati e bisognava cercare di risolverli senza generalizzare, valutando caso per caso. C’è anche chi nel terremoto ha perso tutti i mobili, adesso dovrà ricomprare tutto e lo Stato non dà aiuti in questo senso. Anche per questo ci sono preoccupazioni da parte di coloro a cui sono state assegnate le case».
Il sindaco lamenta un paradosso: «Alcune persone che diedero interviste alle televisioni lamentando i ritardi nella ricostruzione ora si rifiutano di entrare nelle case ricostruite». Cortellesi ha detto che verranno analizzate le situazioni di chi ha difficoltà oggettive nel trasferirsi o di chi sta aspettando perché sta arredando la nuova casa. In comune sono tra l’altro arrivati numerosi certificati medici che attestano gravi traumi psicologici. Alcuni cittadini dicono anche di non fidarsi di come sono costruite le case e di non volere tornare a vivere con la paura che ci siano nuove scosse. Inoltre Amatrice è ora un paese svuotato: è rimasto meno di un migliaio di abitanti, mentre prima del terremoto erano 2.700. La comunità, quella che è rimasta, si è ricostituita nelle zone dei prefabbricati. «I bambini giocano tra loro, gli anziani si trovano, si sono in effetti create comunità», dice ancora il sindaco, «che è difficile ora abbandonare».
La comunità degli abitanti delle Sae è piuttosto divisa. Chi ha accettato o è deciso ad accettare di andare nelle case ricostruite si è schierato con il sindaco. Qualcuno dice anche che ci sono assegnatari che stanno provando a vendere la casa ricostruita restando a vivere nella Sae. Chi invece rifiuta di tornare in una casa di cemento parla soprattutto di paura e disagio, spiegando di non volere tornare in un paese “fantasma”.
«C’è una piccola parte di persone che vogliono affittare o vendere la casa ricostruita», conclude il sindaco Cortellesi. «Ovviamente si tratta di una loro proprietà, possono fare quello che vogliono. Ciò che non possono fare è però restare nelle Soluzioni abitative in emergenza che sono, appunto, in emergenza, provvisorie. In quei casi, anche se non sarà piacevole, potremmo ricorrere anche allo sfratto». Secondo Lunadei «ci sono delle norme, e quelle dovranno essere rispettate. Non c’era però bisogno di creare questo caso e questa pubblicità negativa ad Amatrice».