Negli Stati Uniti è stato raggiunto il numero più alto di sempre di morti per overdose
Nel 2021 sono stati più di centomila: a una situazione già gravissima si è aggiunta anche la pandemia
Secondo dati ufficiali, nel 2021 i morti per overdose negli Stati Uniti sono stati più di centomila: è il numero più alto di sempre, e in forte aumento rispetto al 2020.
I dati sono stati pubblicati dal Centers for Disease Control and Prevention (CDC), un importante organismo di controllo sulla sanità pubblica negli Stati Uniti. Per la precisione i morti per overdose da droghe o abuso di farmaci sono stati 107.622, con un incremento del 14,9 per cento rispetto al 2020. Xavier Becerra, segretario alla Salute dell’amministrazione Democratica di Joe Biden, ha detto che per risolvere il problema bisogna «cambiare approccio, superare lo stigma e la colpa, affidarsi alla scienza».
Sempre secondo il CDC, un americano su 14 soffre di qualche forma di dipendenza da sostanze legali o illegali. L’uso di droghe è aumentato durante gli anni della pandemia a causa dell’isolamento prolungato e di altri fattori, come la perdita del lavoro o la difficoltà a gestire i lutti. Questa contingenza ha ulteriormente aggravato un problema che già da qualche anno negli Stati Uniti aveva assunto proporzioni enormi, determinando persino una diminuzione dell’aspettativa di vita della popolazione.
Nell’ultimo decennio le morti per overdose erano state causate principalmente da eroina e abuso di farmaci antidolorifici regolarmente prescritti. Nel dicembre del 2021 una prima casa farmaceutica è stata giudicata responsabile per la crisi della dipendenza da farmaci oppioidi.
Nell’ultimo anno le cose sono un po’ cambiate, e l’oppioide sintetico fentanyl è stato responsabile di circa due terzi delle morti per overdose: oltre 70mila, in aumento rispetto alle 57mila del 2020. La sostanza è considerata al centro della nuova emergenza, anche se la sua diffusione è vista da molti osservatori come conseguenza di un più generale problema degli americani con gli oppiacei e gli oppioidi. Questi ultimi sono prodotti in maniera sintetica, mentre gli oppiacei, come la morfina, sono derivati dell’oppio, il lattice che si estrae dal papavero officinale.
Il fentanyl è un oppioide sintetizzato a partire dagli anni Sessanta come analgesico e antidolorifico chirurgico o da prescrivere per alleviare il dolore cronico legato a certi casi di tumore. Un milligrammo di fentanyl è cinquanta volte più potente di un milligrammo di eroina e cento volte più della stessa quantità di morfina: ha un effetto immediato e di breve durata.
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Il suo uso deve essere calibrato in base alle caratteristiche del paziente e al suo livello di assuefazione agli oppiacei, ma la prescrizione del fentanyl negli anni è sempre più sconsigliata, proprio perché anche una sola pillola può portare all’overdose soggetti non abituati ad assumerlo.
Alla base dell’attuale picco di overdose da fentanyl non ci sono però farmaci regolarmente prescritti, ma pillole di contrabbando provenienti da Messico, India e Cina (fino a due anni fa il principale produttore) e disponibili sul mercato nero, nonché l’uso del fentanyl stesso per “tagliare” e amplificare gli effetti di sostanze illegali.
Produrre ed esportare il fentanyl è più economico e meno pericoloso rispetto all’eroina: durante la pandemia la crisi di reperibilità dell’eroina ha portato, secondo le autorità che si occupano di contrasto al traffico di droga, a un maggiore ricorso a questa sostanza sintetizzata chimicamente, sia per assumerla direttamente sia per “tagliarne” altre. Le dosi col fentanyl potevano garantire agli utilizzatori l’effetto atteso anche in presenza di una quota minore di eroina. Questo potere amplificatore è la causa per cui oggi tracce di fentanyl si trovano anche in molte altre droghe, come cocaina, metanfetamina e ketamina, o in farmaci contraffatti che replicano OxyContin, Percocet, Xanax e Vicodin.
I primi casi di overdose per fentanyl furono segnalati nel 1979 in alcune città degli Stati Uniti. Dal 2014 la sostanza è considerata un problema negli stati del Nordovest e del Midwest statunitense, ma negli ultimi anni la sua diffusione ha raggiunto ogni parte del paese. Anne Milgram, amministratrice della DEA, l’agenzia federale antidroga statunitense, ha osservato che «l’anno scorso negli Stati Uniti le morti legate al fentanyl sono state superiori a quelle da armi da fuoco e incidenti stradali messe insieme». Ma il problema ha raggiunto grosse dimensioni anche in Messico, Canada, Argentina e alcuni casi si segnalano anche in alcuni paesi europei, principalmente Spagna, Estonia, Lettonia e Svezia. Al momento non si registra una situazione simile in Italia, ma nel 2020 i derivati e gli analoghi del fentanyl sono stati inseriti nella tabella I del “Testo unico sulle droghe”, che insieme alla tabella III contiene le sostanze ritenute più pericolose.
Le morti per overdose negli Stati Uniti non colpiscono solo consumatori abituali che sviluppano dipendenza, ma sono spesso accidentali proprio per la presenza del fentanyl in pillole e droghe di altra natura. Può succedere che acquirenti di droghe “da strada” si ritrovino ad assumere sostanze combinate con fentanyl. In persone che non abbiano costruito una tolleranza agli oppiacei in seguito a precedenti assunzioni, anche una piccola quantità può essere fatale.
Uomini e ragazzi afroamericani sono il gruppo demografico più colpito da morti per overdose, seguiti dai nativi americani, e il tasso di morti fra adolescenti è raddoppiato negli ultimi tre anni. Gli studenti liceali o universitari rappresentano una porzione importante degli acquirenti di farmaci per aumentare la concentrazione o calmare l’ansia, spesso spacciati con pillole contraffatte: fra questi consumatori non abituali e inconsapevoli si trovano alcune delle vittime da overdose di fentanyl più raccontate in questi mesi dalla stampa statunitense.
Per far fronte all’emergenza l’amministrazione Biden ha approvato una Strategia nazionale di controllo della droga (PDF) che introduce alcune misure di “riduzione del danno” volte a prevenire le overdose e la trasmissione di malattie. Alla già rodata distribuzione di siringhe sterili si affianca un accesso più semplice al naloxone, farmaco che blocca l’assorbimento degli oppioidi e che quindi può evitare gli effetti fatali di dosi eccessive. Nella sua forma inalabile, conosciuta sotto il nome di Narcan, è molto facile da utilizzare.
Un’altra misura per evitare morti accidentali da fentanyl è la distribuzione gratuita di test fai da te in grado di rilevare la presenza della sostanza in altre droghe. Si tratta di strisce imbevute di reagenti da immergere in acqua insieme a una piccola quantità della sostanza da esaminare. Come per i test per il coronavirus, il risultato è quasi immediato (una linea positivo, due linee negativo) e affidabile. Non può indicare quantità e concentrazione della stessa, ma può servire per scegliere di non assumere droghe tagliate o miscelate. Studi sui primi effetti dell’introduzione di queste tecniche confermano una riduzione dei rischi di overdose.
Negli Stati Uniti però queste misure sono al centro di un aspro dibattito politico: in Pennsylvania e Texas i test per il fentanyl sono considerati strumenti collegati al consumo di droga e quindi perseguibili per legge. Undici stati americani hanno proibito la creazione di centri per la distribuzione di siringhe e i senatori Marco Rubio, Repubblicano della Florida, e Joe Manchin, Democratico del West Virginia, sono fra i promotori di una legge che vieterebbe di spendere fondi federali per strumenti volti a “ridurre il danno” legato al consumo di droga.
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Molti stati americani, fra cui Mississippi, Kentucky e Wisconsin, hanno invece intrapreso una strada di maggior repressione del commercio, ma in alcuni casi anche del possesso, di fentanyl, aumentando le pene e diminuendo le quantità consentite per uso personale. L’approccio che inasprisce controllo e pene riguarda anche la riduzione della disponibilità di metadone e buprenorfina, usati per limitare gli effetti causati dall’astinenza. Sono politiche che vengono riproposte a ogni nuova emergenza, nonostante l’esperienza con eroina e crack negli anni Ottanta e Novanta abbia per lo più confermato che la repressione e la colpevolizzazione dell’uso non porti a risultati di lunga durata. Secondo molti osservatori, oggi come allora tali scelte hanno il solo effetto di rendere il consumo ancora più sommerso e di allontanare le persone che avrebbero bisogno di aiuto medico dalle strutture pubbliche, per timore di problemi legali.