Quelli che si portano i cani in ufficio
È un'abitudine diffusa dopo la pandemia, quando molti hanno adottato degli animali, ma riflette anche un'idea nuova di lavoro
Durante la pandemia da coronavirus molte persone hanno preso o adottato animali domestici per tenersi compagnia, contando di poterci dedicare del tempo grazie ai periodi di lockdown trascorsi a casa. Con il progressivo allentamento delle restrizioni e il graduale rientro sul posto di lavoro, però, molti si sono ritrovati con il problema di doverli gestire, in particolare i cani, e la richiesta di portarli in ufficio è diventata sempre più frequente: sempre più aziende lo consentono.
Non è raro vedere cani o altri piccoli animali nei negozi di chi lavora in proprio o nelle attività commerciali, come i saloni di bellezza. È invece più difficile trovarli negli uffici pubblici o nelle grosse società di consulenza, o almeno lo era fino a poco tempo fa. Come ha raccontato di recente il Financial Times, ora portare i propri animali in ufficio è un’idea più praticabile e accettata, che riflette il modo di vivere il posto di lavoro delle generazioni più giovani: un luogo rilassato che rispecchi la propria visione del mondo e i propri interessi.
Tra le aziende che da anni ammettono i cani dei dipendenti nelle sedi negli Stati Uniti e nel Canada c’è Ben & Jerry’s, società produttrice di gelati. Lindsay Bumps, che lavora nella sede principale in Vermont, ha raccontato al Financial Times che prima della pandemia venivano portati in ufficio circa 45 cani ogni giorno, più o meno la metà delle persone che ci lavoravano. Ora i cani dei dipendenti che lavorano in presenza restano perlopiù negli uffici o nelle postazioni di lavoro dei proprietari, dove vengono rinchiusi con dei cancelletti simili a quelli che impediscono ai bambini di salire o scendere dalle scale, per evitare che si avvicinino alle aree comuni o che disturbino troppo.
Da Ben & Jerry’s non si può portare un cane che abbia mostrato comportamenti ritenuti aggressivi o troppo fastidiosi per tre volte o dopo un caso di aggressione. Bumps ha detto che nei suoi nove anni in azienda solo due cani non si sono adattati all’ambiente e sono stati allontanati.
Fun Fact: At Ben & Jerry's main office, we can bring our dogs to work. Some days it goes a little to their heads. pic.twitter.com/Z9lSnuyOLv
— Ben & Jerry's Canada (@BenJerryCanada) November 29, 2013
Amazon e Google ammettono i cani nei loro uffici statunitensi mentre nel Regno Unito lo fanno sempre più aziende e catene di spazi di coworking, come Clockwise, che durante la pandemia ha notato un aumento di cani in alcune sedi.
Non tutti sono d’accordo nel convivere con gli animali dei propri colleghi. Le principali obiezioni sono legate all’igiene e ai disagi che i cani potrebbero dare, fino al caso estremo delle allergie. Alcuni temono che possano distrarre le persone oppure attaccarle, facendo nascere discussioni e creando problemi a livello assicurativo. È anche per questo che molte aziende accettano solo animali completamente vaccinati oppure di piccola taglia e, in qualche caso, con l’obbligo di museruola o altre limitazioni. Da Clockwise, per esempio, i cani non possono stare nelle aree di ristoro e sui divani.
Gran parte dei responsabili delle aziende che ammettono i cani sul posto di lavoro pensa però che possano avere effetti positivi sull’atmosfera in ufficio. Uno di questi è Will Smith, co-fondatore della società di carte di debito britannica Tred, che porta il suo golden retriever Mayo al lavoro tre volte alla settimana: sostiene che faccia diventare le persone «più umane» nei rapporti interpersonali. Vari studi indicano come la presenza dei cani sul posto di lavoro aiuti a migliorare la socialità e la collaborazione tra colleghi e possa avere effetti positivi anche nella gestione dello stress.
Attualmente in Italia non c’è una normativa che disciplina in maniera specifica la presenza degli animali sul luogo di lavoro, dove ciascun ente o azienda può scegliere quali regole introdurre per il loro accesso, dopo aver valutato in maniera opportuna le esigenze delle persone e quelle degli animali. In ogni caso poter portare i cani in ufficio è sempre più spesso un fattore tenuto in considerazione da chi cerca lavoro, mentre alcune aziende offrono tra i propri benefit il servizio di dog sitting in ufficio.
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In Italia gli animali sono ammessi soprattutto in alcune startup nate da poco, dove l’ambiente di lavoro è informale e ci sono molti dipendenti giovani. Si possono portare cani anche nella sede milanese di Google, un’azienda che si definisce da sempre “dog friendly” (cioè ben disposta nei confronti dei cani) e dove gli animali che li frequentano sono soprannominati “doogler”, parola nata dalla fusione di dog (cane in inglese) con il nome dell’azienda.
Da Google spiegano che gli animali non sono ammessi nelle aree caffè e nelle aree ristoro, e spesso i padroni fanno dei turni per non portare lo stesso giorno quelli che non vanno d’accordo tra loro; il guinzaglio o la museruola non sono obbligatori, ma è sempre richiesto che il proprietario sia in grado di controllare i movimenti del suo animale. Da quando si è tornati a lavorare in ufficio, sempre più persone portano con sé il proprio cane. Per ora invece i cani non sono ammessi nella sede e nei magazzini di Amazon, per motivi di sicurezza.
A Doogler, Google dog, all dressed up on its return to the Google NYC office https://t.co/WQsr9E5wTA pic.twitter.com/dUefstFnoO
— Barry Schwartz (@rustybrick) July 7, 2021
Da Mars, che è nota per i dolci ma che controlla anche aziende che si occupano di cura e cibo per animali, è possibile portare il proprio cane da più di dieci anni. Simona D’Altorio, responsabile degli affari dell’azienda per l’area dell’Europa meridionale, spiega che non si vuole solo contribuire al benessere dei dipendenti ma l’obiettivo è più ampio: rendere le città a misura di animali.
Citando una recente indagine interna, D’Altorio spiega che la gran parte dei dipendenti è contenta dei cani in ufficio perché creano occasioni di socialità. Sono state comunque introdotte regole per favorire la convivenza: i cani devono essere portati a rotazione e su prenotazione, devono essere in regola con le vaccinazioni, avere il microchip e non possono stare nelle aree ristoro. Prima della pandemia ne venivano portati in ufficio 5 o 6 al giorno, ora ogni dipendente porterà più raramente il proprio cane in ufficio per l’alternanza tra smart working e lavoro in presenza, ma ci saranno più richieste perché, anche qui, molti hanno adottato un animale durante il lockdown.
È possibile portare gli animali domestici anche alla Scuola Holden di Torino, la scuola di scrittura privata fondata da Alessandro Baricco nel 1994. L’amministratore delegato, Martino Gozzi, ha raccontato che ammettere i cani dei docenti e degli studenti non è stato deciso per il diffondersi dello smart working ma per «un’impostazione di fondo che ha a che fare con il benessere» di chi frequenta la scuola, per «una certa porosità delle linee tra privato e professionale» e per il «tentativo di creare un ambiente aperto e accogliente» per tutte e tutti. La maggior parte degli animali sta in cortile, dove ci sono anche i cartelli che invitano i padroni a raccogliere gli escrementi. Oltre ai cani, ogni tanto alla Holden c’è anche il gatto che una studentessa porta a lezione con sé.
Da qualche mese sono partite alcune sperimentazioni anche nel settore pubblico, in particolare nei comuni di Crema e in quello di Milano, che seguono l’esempio di Genova e Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza, il primo comune italiano a permettere di portare un cane in ufficio dal 2017.
A Crema l’iniziativa è attiva dallo scorso primo ottobre, durerà un anno e richiede che i cani siano in regola con le vaccinazioni e abbiano sempre una museruola da indossare in caso di necessità. La sindaca Stefania Bonaldi ha detto che, nonostante alcune perplessità e ironie iniziali, la decisione è stata accolta molto bene sia dalla cittadinanza sia dai dipendenti – meno di una decina – che ogni tanto portano con sé i propri animali.
Gli uffici del Comune di Crema sono molto piccoli, da 1-2 persone, spiega Bonaldi, e serve il consenso dei colleghi per portare i cani, che solitamente restano vicino alla scrivania del proprietario. La loro presenza diventa «un momento per fare quattro chiacchiere e creare socialità».
A Milano si può trovare qualche cane anche negli uffici del Comune. L’iniziativa, dice l’assessorato all’Ambiente e al Verde, è stata vista come un’esperienza positiva ma per ora non ha avuto grande seguito tra i dipendenti, soprattutto negli uffici più grossi e molto frequentati dal pubblico, dove anche gli animali si troverebbero in situazioni di stress.
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