Una canzone dei Future Islands
Che all’inizio venne notata per ragioni teatrali
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C’è una canzone nuova dei Suede, band londinese di gran successo e gran culto negli anni Novanta, protagonisti di quel periodo britannico in cui ci furono i Blur, gli Oasis, i Pulp. Ad autunno esce il disco.
I Who che fanno Baba O’Riley chiudendo il concerto di Cincinnati dieci giorni fa, con Pete Townshend che si lamenta di cosa sia diventato il servizio in camera negli alberghi e Roger Daltrey che ricorda la tragedia di Cincinnati: l’ultima volta che suonarono lì, nel 1979, morirono undici persone nella calca per accedere al concerto.
Sabato saranno 40 anni dall’uscita di Avalon dei Roxy Music : il disco della canzone Avalon , innanzitutto, di More than this e di Take a chance with me .
Domattina alle 10 aprono le prevendite per i primi due concerti italiani di Springsteen, Ferrara e Roma, vi ricordo (parliamo del 2023, vi ricordo).
Seasons (Waiting On You)
Future Islands
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La prima ragione per cui tutti notarono all’improvviso i Future Islands, otto anni fa, non fu la bellezza della canzone, in effetti. Andarono a presentarla allo show televisivo di David Letterman, la prima volta che suonavano in una tv nazionale: erano una band di Baltimora in giro da quasi dieci anni senza grandi notorietà, ma suonavano insieme da quando erano ragazzi. Avevano un disco nuovo, più curato dei precedenti, new wave trent’anni dopo la new wave, con una nuova autorevole casa discografica, e questa canzone. Ma soprattutto avevano il loro cantante e fondatore che si produsse in un’esibizione – del tutto incongrua col suo physique du rôle e proprio per questo formidabile – che scatenò l’entusiasmo di Letterman e tutta una serie di primati di condivisioni online del video relativo, e attrasse attenzioni mondiali sulla canzone e sul disco. Un anno dopo stavano facendo ballare le folle al festival più importante del mondo, e la canzone era stata scelta come la migliore del 2014 da diverse riviste musicali.
Dopo non ci hanno marciato troppo, facendo solo altri due dischi in otto anni, sempre buoni ma senza ripetere quel botto e rientrando un po’ nei ranghi. Ma se vi è piaciuta Seasons , provate anche questa più tormentata ma altrettanto teatrale che era nello stesso disco.
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