Uber ha fatto un accordo con i tassisti anche in Italia
I taxi del principale consorzio italiano si potranno chiamare anche attraverso l'app della società americana, a partire da Roma
La società statunitense Uber ha trovato un accordo per integrare i propri servizi di noleggio di auto private con autista con quelli offerti dall’applicazione di ItTaxi, il principale consorzio italiano che permette di prenotare un taxi nelle maggiori città del paese. Uber nacque nel 2009 con l’idea di rivoluzionare il sistema di trasporto a chiamata, ma negli anni ha incontrato tenaci resistenze e proteste da parte dei tassisti di varie parti del mondo, Italia compresa: da qualche tempo però ha cambiato strategia e per rafforzare la propria offerta ha cominciato a collaborare proprio con i servizi della mobilità locale, puntando sui vantaggi che ne possono trarre anche i tassisti tradizionali.
L’accordo prevede che i taxi italiani che aderiscono al consorzio e si possono chiamare attraverso l’app ItTaxi possano essere prenotati anche tramite l’app di Uber; allo stesso tempo, i tassisti potranno accettare anche le corse richieste su Uber, oltre a quelle arrivate tramite l’app ItTaxi. Il servizio comincerà a essere operativo entro la fine di giugno a partire da Roma, e si prevede che nei mesi successivi possa estendersi agli oltre 12mila taxi che aderiscono al consorzio ItTaxi, attivi in più di 90 città italiane. L’obiettivo, secondo Uber, è raggiungere in particolare le città in cui è già attivo il servizio Uber Black, l’unico ammesso in Italia, che è quello di chi ha una licenza di noleggio con conducente (NCC): tra queste ci sono Milano, Torino, Bologna e Firenze.
Con questo accordo il consorzio spera di aumentare la clientela dei tassisti, raggiungendo anche le persone che utilizzano abitualmente Uber in Italia, turisti compresi: nel 2021 le richieste di noleggio auto in Italia fatte tramite Uber sono state 6,7 milioni, secondo l’azienda. Uber dal canto suo tratterrà una commissione sull’importo di ogni corsa effettuata dai tassisti e richiesta tramite la propria app, dove saranno stati integrati i dati di quella di ItTaxi: non si sa esattamente a quanto ammonti questa commissione, ma il Corriere della Sera scrive che si parla di una cifra attorno al 6 per cento.
In Italia, come all’estero, i servizi offerti da Uber sono stati ampiamente contestati dalle associazioni dei tassisti, che hanno accusato l’azienda statunitense di concorrenza sleale, incolpandola di voler sottrarre clienti, operando senza licenze e in assenza di regolamentazione specifica. Le cose però sono un po’ cambiate: ora per Uber l’idea di collaborare con le stesse organizzazioni che l’avevano sempre criticata ha senso non solo per risollevarsi dalla crisi subita durante la pandemia da coronavirus, ma anche per riuscire a soddisfare la domanda dei clienti a fronte della scarsità di autisti che nelle fasi più acute dell’epidemia avevano trovato altri lavori, almeno in paesi come Stati Uniti e Regno Unito.
Negli ultimi mesi Uber ha stretto accordi simili a quello raggiunto con ItTaxi in varie città europee, come anche a New York e a San Francisco, e il suo obiettivo sarebbe arrivare a includere tutti i servizi taxi del mondo nella propria app entro il 2025, ha detto Andrew Macdonald, responsabile della mobilità internazionale dell’azienda.
Loreno Bittarelli, presidente di ItTaxi e della Cooperativa 3570, che controlla circa la metà delle licenze dei tassisti attive a Roma (3.700 su 7.700 circa), ha definito l’accordo «un traguardo importante, che porterà progressivamente più corse ai tassisti del consorzio» e allo stesso tempo offrirà un servizio in più ai clienti. Allo stesso tempo, l’annuncio è stato accolto con vari dubbi da alcuni dei sindacati di settore, secondo cui non sono chiari i meccanismi con cui verrà gestita la collaborazione, che a loro avviso permetterebbe a Uber di continuare a operare in una sorta di zona grigia.
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