A Firenze i rapinatori di una gioielleria sono passati dalle fogne
Hanno lavorato per giorni sottoterra per sbucare dentro al negozio, in pieno centro, e poi scappare lasciando pochissime tracce
Sabato notte a Firenze la gioielleria Gold&Florence, in via Por Santa Maria a pochi passi dal Ponte Vecchio, è stata derubata in una rapina che ha attirato molte attenzioni per le modalità particolarmente audaci: sembra che i rapinatori abbiano lavorato per giorni nelle fogne per poi sbucare da un tombino all’interno del negozio, portare via circa 700mila euro di gioielli e sparire senza lasciare segni di effrazione né visibili tracce della loro fuga.
I ladri hanno preso quello che c’era in vetrina, senza toccare la cassaforte. Gli investigatori ora stanno ricostruendo a ritroso i momenti e i passaggi del furto: le telecamere di videosorveglianza all’interno del negozio hanno inquadrato alle 21.19 di sabato tre uomini in tuta bianca sbucare da un tombino delle fosse biologiche dietro al bancone. Avevano i guanti e il volto era coperto. La ripresa della videocamera dura meno di un minuto, poi l’obiettivo è stato spostato verso il soffitto e i fili del sistema sono stati tagliati.
L’allarme è però suonato alla centrale di sorveglianza privata che controlla il negozio: sul posto sono arrivate due guardie giurate che hanno controllato dall’esterno senza trovare nulla di strano. Il segnale è anche arrivato sul telefono cellulare del titolare della gioielleria, che però ha pensato a un calo di tensione. La rapina dovrebbe essere durata pochi minuti, poi i ladri hanno probabilmente fatto il percorso all’inverso. Il furto è stato scoperto solo lunedì mattina alle dieci, ora di apertura del negozio.
La rapina ha ricordato a qualcuno quella compiuta da 15 uomini del clan dei marsigliesi di Albert Spaggiari nel 1976 a Nizza: dopo aver lavorato per tre mesi in gallerie e cunicoli delle fogne sbucarono nelle stanze della Société générale, fermandosi all’interno tre notti e due giorni e portando via il contenuto di 317 cassette di sicurezza, oltre a lingotti d’oro e tutte le riserve in valuta della banca. Quando il furto venne scoperto, la banca era stata completamente ripulita. Spaggiari quella storia l’ha raccontata in un libro: Le fogne del paradiso.
Il percorso fatto dalla banda di ladri a Firenze è stato seguito dagli investigatori accompagnati dai vigili del fuoco e dai tecnici della società Publiacqua. Secondo la ricostruzione, i tre rapinatori hanno percorso le fogne sotto Borgo Santi Apostoli verso Palazzo Vecchio. Dopo circa 100 metri, in corrispondenza di alcune diramazioni e dove il pavimento è coperto dall’acqua, le tracce principali si perdono ma è stato comunque scoperto che un gruppo elettrogeno è stato utilizzato per azionare un martello pneumatico usato per spaccare in un punto la fossa biologica.
Ancora non si è capito da dove i ladri siano entrati e usciti. La polizia sta analizzando il materiale delle videocamere del centro cittadino registrato sabato sera. Una porta d’accesso alle fogne è sul Lungarno della Zecca Vecchia, ma è chiusa a chiave con un lucchetto e la porta è molto vicina a una caserma dei carabinieri. Un’altra porta d’accesso è sempre sul Lungarno nel centro storico, ma è coperta dall’acqua. Un’ipotesi è quindi che i ladri siano usciti, dopo il furto, da uno dei tombini che si trovano in centro, anche se sembra una scelta piuttosto ardita visto quanto è solitamente affollato il sabato sera. Un’altra è che i tre ladri abbiano atteso nelle fogne per ore per poi uscire all’alba di domenica, quando le strade sono pressoché vuote.
La polizia ha in mano la mappa della rete fognaria di Firenze: si tratta di un reticolo di oltre 700 km che si sviluppa cinque metri sotto terra. Un’altra domanda a cui dovranno cercare di rispondere gli investigatori è come abbiano fatto i ladri a procurarsi la mappa che dovrebbe essere solo in Comune e nelle sedi di Publiacqua e della Protezione civile. C’è anche la possibilità che i ladri siano stati guidati da un complice in superficie, ma resterebbe comunque da capire in che modo. Secondo gli investigatori i ladri hanno pianificato il furto per mesi e hanno lavorato nelle fogne per almeno una settimana.