Perché in Iraq ci sono più tempeste di sabbia del solito
Dall'inizio dell'anno la loro frequenza è stata eccezionalmente alta: c'entra il cambiamento climatico
Lunedì una tempesta di sabbia ha oscurato il cielo dell’Iraq per la nona volta dalla metà di aprile, e si è estesa anche a parti della Siria e dell’Iran, causando una serie di problemi: più di mille persone sono state ricoverate in ospedale per problemi respiratori e molti voli sono stati cancellati. In Medio Oriente le tempeste di sabbia sono tipiche di questo periodo dell’anno e sono causate dai venti che soffiano tra la fine della primavera e l’estate. Nel 2022 però sono state straordinariamente frequenti e in Iraq ce n’è stata una quasi ogni settimana nell’ultimo mese e mezzo.
Il primo ministro iracheno Mustafa al Kadhimi ha ordinato di sospendere le attività in tutte le strutture pubbliche, fatta eccezione per i servizi sanitari e di sicurezza, a causa della tempesta di ieri.
I voli da e per Baghdad, Arbil e Najaf sono stati cancellati per gran parte della giornata. Il ministero della Salute ha fatto sapere di aver messo da parte riserve di bombole di ossigeno nelle zone più colpite. Per le due tempeste di sabbia precedenti quasi 10mila persone erano state ricoverate negli ospedali del paese e una era morta: la scarsa qualità dell’aria dovuta alla presenza di particelle di polvere infatti può aggravare i sintomi dell’asma e di altri problemi alle vie respiratorie.
L’aumento della frequenza e dell’intensità delle tempeste di sabbia mediorientali è stato associato all’aumento delle temperature, ma anche alla scarsità d’acqua, legata all’eccessivo sfruttamento delle risorse idriche, all’uso di dighe e alla deforestazione.
Jaafar Jotheri, geoarcheologo dell’Università di al Qadisiyah di Baghdad, ha spiegato ad Al Jazeera che in Iraq la desertificazione è stata esacerbata da una notevole diminuzione delle precipitazioni: più il suolo è secco e privo di vegetazione più si presta a generare tempeste di sabbia quando soffiano venti intensi. L’Iraq è particolarmente vulnerabile al problema sia per la sua conformazione fisica pianeggiante sia per alcune scelte umane: «Negli ultimi 17 anni le risorse idriche sono state gestite male, l’urbanizzazione è aumentata, e il paese ha perso più di due terzi della sua vegetazione».
Stando a uno studio del 2016 le tempeste di sabbia sarebbero inoltre favorite dalla “Niña”, il complesso insieme di eventi atmosferici che avviene periodicamente nel Pacifico meridionale, dipende da variazioni di temperatura nell’oceano e di pressione nell’atmosfera e influenza le condizioni meteorologiche di vari paesi.
Secondo il ministero dell’Ambiente iracheno, nei prossimi vent’anni l’Iraq potrebbe trovarsi ad affrontare una media di 272 giorni all’anno con tempeste di sabbia, e oltre 300 entro il 2050. È uno dei cinque paesi più esposti ai problemi causati dal cambiamento climatico e dalla desertificazione, secondo le stime della Banca Mondiale.
Le tempeste di sabbia di questo periodo comunque hanno creato problemi anche nei paesi vicini.
In Siria questo mese almeno tre persone sono morte a causa delle tempeste e qualche centinaio è finito in ospedale; a Riyad, in Arabia Saudita, più di 1.200 persone sono andate in pronto soccorso per problemi respiratori. Lunedì l’aeroporto internazionale del Kuwait ha sospeso tutti i voli per la seconda volta in un mese a causa della sabbia; in precedenza avevano dovuto chiudere anche le scuole e gli uffici pubblici. La settimana scorsa anche a Teheran le scuole e gli uffici pubblici erano stati chiusi a causa di una tempesta di sabbia, che aveva colpito in modo particolare la regione meridionale del Khuzestan, dove più di 800 persone avevano avuto problemi respiratori.