Perché la Russia ha perso così tanti carri armati in Ucraina
Almeno un quarto di quelli a sua disposizione, per impreparazione e per un "errore di progettazione"
Nel corso dell’invasione dell’Ucraina, le forze russe hanno perso un eccezionale numero di carri armati. Secondo le stime dell’esercito ucraino, che però sono giudicate eccessive, i carri armati russi distrutti sarebbero 1.300; ma anche se ci si basa su stime indipendenti e più affidabili fatte da esperti militari occidentali si parla di almeno 700 mezzi distrutti. Come ha scritto Le Monde, sono circa un quarto del totale dei carri armati a disposizione della Russia.
Questo grandissimo numero di carri armati persi (a cui si vanno ad aggiungere gli altri mezzi blindati) è un fattore piuttosto notevole dal punto di vista militare. Ha condizionato soprattutto la prima fase della guerra, quella che si è combattuta a nord e attorno a Kiev, e ha varie spiegazioni: in parte la strategia usata dai russi, in parte l’impreparazione dei militari dell’esercito, e in parte preponderante il fatto che i carri armati russi, molti dei quali risalenti all’epoca sovietica, sono particolarmente inadatti ad affrontare le armi di cui è fornito l’esercito ucraino, a tal punto che si è parlato di un “difetto di progettazione”.
Soprattutto nella prima fase della guerra, quando le forze russe hanno cercato invano di conquistare Kiev e il nord dell’Ucraina, le lunghe colonne di carri armati russi bloccati e semidistrutti lungo le strade ucraine sono stati uno dei simboli del fallimento dell’offensiva russa.
Questo fallimento si deve anzitutto a vari errori tattici dell’esercito russo, basati su previsioni completamente sbagliate. La Russia era convinta che sarebbe stata in grado di conquistare Kiev nel giro di pochi giorni, e che in generale avrebbe incontrato poca resistenza nella sua avanzata: per questo, le forze russe non si erano preoccupate più di tanto di proteggere i loro mezzi pesanti e blindati, come i carri armati, e li avevano avviati in lunghe colonne lungo le strade principali dell’Ucraina, praticamente senza protezione.
La resistenza ucraina però è stata molto più tenace del previsto, come si è visto, e le colonne di carri armati russi sono diventate un bersaglio facile per i missili anticarro portatili Javelin e NLAW, che l’Occidente ha fornito all’Ucraina in enormi quantità: basta distruggere i primi carri della colonna e tutti gli altri sono bloccati.
In molte altre occasioni, i carri armati russi si sono trovati isolati, magari perché inviati in zone remote, e anche in quel caso sono diventati un bersaglio facile.
Russian tank goes down pic.twitter.com/sn4G1CE8v3
— Illia Ponomarenko 🇺🇦 (@IAPonomarenko) April 7, 2022
A questi problemi, sostengono gli esperti, ha contribuito il fatto che la dottrina militare russa concede molta poca autonomia ai propri soldati sul campo: i militari sono addestrati a seguire gli ordini in maniera rigida, e quando si trovano davanti a una condizione imprevista non hanno l’addestramento necessario per affrontarla.
Ci sono poi stati i numerosissimi casi di diserzione, che sono diventati famosi dopo che hanno preso a circolare immagini di agricoltori ucraini che trainavano con i loro trattori carri armati russi abbandonati.
Local Ukrainians towing a Russian tank. The guy in the tractor looks back to tell his friend riding in the tank to wave. Impossible for @KremlinRussia_E Putin to recover from the humiliation. God bless Ukraine! pic.twitter.com/34mNeYtk4K
— Mark Vargas (@MarkAVargas) March 7, 2022
Il fenomeno più commentato, però, è il fatto che i carri armati russi siano molto poco adatti per questa guerra.
In Ucraina, la Russia ha usato grossomodo tre tipi di carri armati: i T-72, che risalgono all’epoca sovietica e che costituiscono il grosso dei carri armati impiegati; i T-80, che sono una versione aggiornata dei T-72 e risalgono anche loro all’epoca sovietica; e i T-90, i più moderni tra quelli impiegati.
Benché siano mezzi diversi, tutti e tre condividono alcune caratteristiche progettuali: sono più piccoli e bassi dei carri armati occidentali (dunque più maneggevoli) e possono trasportare al loro interno soltanto tre persone, contro le quattro di buona parte dei mezzi dell’Occidente. Per risparmiare spazio, i progettisti sovietici decisero di inserire le munizioni all’interno del carro armato, sotto la torretta.
Questa caratteristica rende i carri armati particolarmente vulnerabili agli attacchi dall’alto, perché un’esplosione sul tetto (può bastare un forte aumento della temperatura, o della pressione all’interno dell’abitacolo) può far esplodere le munizioni, distruggendo il carro armato dall’interno e mettendo gravemente in pericolo le persone che ci sono dentro, che hanno pochissimi secondi per abbandonare il mezzo.
Il fatto è che i Javelin in dotazione all’esercito ucraino attaccano i carri armati proprio in questo modo, con una traiettoria particolare che fa cadere il missile esattamente sul tetto del mezzo. Non è un caso che, nelle zone da cui la Russia si è ritirata nelle ultime settimane, sia pieno di carri armati con la torretta divelta: è saltata via dopo l’esplosione delle munizioni all’interno.
Chinese TV crew captures Russian tank turret going rocketing into the sky. A design flaw in many Russian tanks is that the ammo store is directly underneath the turret – if a hit detonates it, the turret goes straight up, sometimes reaching extremely impressive heights, like here pic.twitter.com/Flli1DK4t3
— Euan MacDonald (@Euan_MacDonald) May 11, 2022
I carri armati occidentali non hanno questo problema: le munizioni sono spesso posizionate all’esterno del mezzo, che rimane protetto anche in caso di esplosione.
One more burnt Russian tank in Ploske, with it turret torn down
Video: UkraineWorld pic.twitter.com/Wo30VEeY6V
— UkraineWorld (@ukraine_world) May 9, 2022
Nella seconda fase della guerra, quella che si sta combattendo nell’oriente dell’Ucraina, le cose sono parzialmente cambiate: la Russia ha imparato dagli errori e sta proteggendo un po’ meglio i suoi mezzi, anche se il numero dei carri armati distrutti rimane comunque molto elevato.