Il Giappone contro i “film veloci” piratati
Da anni vanno di moda versioni dei film condensate in pochi minuti e pubblicate online, ma le case cinematografiche hanno fatto causa
Tredici tra le principali case di produzione cinematografiche del Giappone hanno chiesto i danni per violazione del copyright ad alcune persone che avevano piratato e condensato alcuni loro film trasformandoli in “film veloci” da circa 10 minuti, pubblicandoli poi online. Gli avvocati delle case di produzione hanno detto che questa è la prima causa civile contro i cosiddetti “film veloci” in Giappone, un formato che è diventato molto popolare durante la pandemia da coronavirus, soprattutto tra gli spettatori più giovani.
La causa è iniziata giovedì in un tribunale di Tokyo ed è stata avviata tra le altre dalla Shochiku, dalla Toei, dalla Nippon Television e dalla Toho Company, che per esempio ha prodotto il film Shin Godzilla, uno degli oltre trenta dedicati al leggendario “Re dei Mostri”, e Ai amu a hîrô (I am a Hero), un horror del 2015. Le società chiedono danni per l’equivalente di circa 3,7 milioni di euro a tre persone che in un processo penale del 2021 erano state giudicate colpevoli, con sospensione di pena, di aver estrapolato senza il loro permesso parti di alcuni loro film, condensandole in brevi versioni che poi avevano pubblicato su YouTube.
Come racconta il giornale giapponese Asahi Shimbun, le tre persone gestivano quattro canali su YouTube e tra il 2020 e il 2021 avevano pubblicato sulla piattaforma più di 50 “film veloci”, ottenendo consistenti guadagni in ricavi pubblicitari. Secondo un’associazione di Tokyo che si occupa di combattere la pirateria, nel giugno del 2021 i “film veloci” condivisi su YouTube erano stati visti quasi 480 milioni di volte.
I “film veloci” sono diventati molto di moda in Giappone negli ultimi anni. Sono video i cui autori condensano un film in pochi minuti, mostrandone tutte le scene più importanti, i colpi di scena e i momenti più spettacolari. Secondo le case di produzione cinematografiche, sarebbero una delle ragioni per cui, dopo la pandemia, il numero delle persone giapponesi che vanno al cinema è calato notevolmente.
Il fenomeno dei “film veloci” riguarda in particolare i film prodotti dalle case cinematografiche giapponesi perché è meno probabile che facciano causa rispetto per esempio alle società di produzione americane. Generalmente la maggior parte delle società di produzione in Giappone è scoraggiata ad avviare azioni legali contro la pirateria per via della grossa perdita di tempo e dei costi eccessivi, ha detto al Financial Times Koichi Oyama, uno degli avvocati che rappresentano l’accusa. Nel caso dei “film veloci” condivisi su Internet però le società temono di perdere effettivamente una grossa fetta di pubblico e, di conseguenza, gran parte delle proprie entrate, ha spiegato Oyama.
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