Il centrosinistra ha vinto in Australia
Il Laburista Anthony Albanese sarà il prossimo primo ministro, dopo circa un decennio di governi conservatori
Secondo le proiezioni e il conteggio parziale dei voti, ormai piuttosto avanzato, alle elezioni di sabato in Australia il Partito Laburista otterrà abbastanza seggi in parlamento per formare un governo, anche se non è ancora chiaro se sarà di minoranza o di maggioranza. Il leader del partito, Anthony Albanese, diventerà il prossimo primo ministro del paese, ponendo fine a quasi un decennio di dominio del Partito Liberale, di centrodestra, sulla politica australiana.
Sabato circa 17 milioni di persone hanno votato in Australia per assegnare tutti i seggi della Camera dei rappresentanti (la camera bassa) e un po’ più della metà di quelli del Senato. Per poter formare un governo, sono necessari almeno 76 seggi alla Camera: secondo le proiezioni fatte dalle televisioni locali, il Partito Laburista dovrebbe ottenerne circa 70, sufficienti probabilmente per formare un governo di minoranza con i Verdi, che hanno avuto il miglior risultato della loro storia.
A dare maggiore sicurezza ad Albanese c’è il pessimo risultato del Partito Liberale dell’attuale primo ministro Scott Morrison, che ha già ammesso la sconfitta e si è dimesso da leader del partito: secondo le proiezioni dovrebbe ottenere circa 50 seggi, dopo che i candidati Liberali hanno perso in molte circoscrizioni uninominali contro sfidanti indipendenti, e in alcuni casi anche contro i Laburisti. Secondo i giornali australiani, se si considerano i seggi già assegnati ormai è matematicamente impossibile che Morrison riesca a ottenere abbastanza voti per formare un governo, anche di minoranza.
Di origini italiane, Albanese sarà il primo leader australiano a non avere origini interamente anglosassoni.
Albanese ha 59 anni, è un politico di grande esperienza e fu vice primo ministro nell’ultimo governo laburista, nel 2013. Entrato in parlamento nel 1996, nel tempo si è spostato su posizioni molto più centriste, e durante la campagna elettorale ha puntato su obiettivi piuttosto modesti, orientati a migliorare le cose poco per volta, anche in termini di cambiamento climatico. È un sostenitore della sanità pubblica e dei diritti delle comunità LGBT+, e ha posizioni più concilianti rispetto ai Liberali nei confronti della gestione dell’immigrazione.
Tra le altre cose, Albanese ha detto di voler eradicare la cultura maschilista in parlamento e ha fatto sapere che sosterrebbe eventuali proposte per aumentare il salario minimo con l’obiettivo di contrastare l’aumento dell’inflazione, una misura che secondo Morrison peserebbe troppo sulle piccole imprese. Si è comunque attirato qualche critica da chi sostiene che i suoi programmi non siano sufficientemente ambiziosi.
Tra i punti principali discussi in campagna elettorale ci sono stati l’economia e la politica estera, in particolare per quanto riguarda l’influenza della Cina nell’area del Pacifico, ma anche gli enormi problemi dell’Australia legati al cambiamento climatico, tra cui i grandi incendi estivi, le disastrose alluvioni nella parte orientale del paese e la minaccia del riscaldamento globale alla Grande Barriera Corallina.
Il governo di Morrison, leader conservatore molto energico, ha terminato il suo mandato con un tasso piuttosto basso di popolarità, dopo essere stato colpito da polemiche e scandali, a partire da quello sulle molestie sessuali in parlamento.