Negli Stati Uniti manca il latte in polvere
È un problema che va avanti da mesi e che di recente si è aggravato: c'entrano la crisi dei commerci e la chiusura di una fabbrica
Da alcune settimane negli Stati Uniti c’è una grave carenza di latte in polvere, il prodotto che viene utilizzato comunemente come alternativa al latte materno per l’alimentazione dei neonati.
La carenza del latte in polvere in commercio ha diverse cause, che vanno dalla generale crisi delle forniture di materie prime ai problemi avuti da un importante stabilimento produttivo americano. Per risolvere il problema, il presidente Joe Biden ha dovuto fare ricorso a una vecchia legge risalente alla guerra di Corea degli anni Cinquanta, che servirà ad aiutare le industrie a incrementare la produzione. Biden ha inoltre avviato un’operazione speciale per importare latte in polvere dall’Europa.
Il latte in polvere, che negli Stati Uniti viene chiamato baby formula, è un latte artificiale ottenuto dalla disidratazione del latte vaccino, ma ne esistono in commercio anche versioni liquide (molto più costose e quindi meno utilizzate). Secondo la società di ricerca Datasembly, all’inizio di maggio il 43 per cento del latte artificiale prodotto negli Stati Uniti era esaurito presso i rivenditori. La carenza di latte in polvere ha riguardato tutto il paese, anche se in alcuni stati la situazione è stata particolarmente critica: è successo in Texas, Tennessee, North Dakota, South Dakota, Iowa e Missouri.
Come per molti altri prodotti in commercio, nei primi mesi del 2022 la produzione di latte in polvere negli Stati Uniti aveva subìto rallentamenti e problemi a causa della generale crisi dei commerci globali (più precisamente supply chain, letteralmente “catena dell’approvvigionamento”), cioè il complesso sistema di trasporti e rifornimenti su cui si basano il commercio e l’economia del mondo.
A questo problema, che aveva colpito diverse aree produttive, se n’era aggiunto in seguito un altro che ha aggravato la situazione: a febbraio, infatti, la multinazionale Abbott, tra i principali produttori di latte in polvere negli Stati Uniti, aveva dovuto chiudere un importante stabilimento a Sturgis, nel Michigan, in seguito a un’indagine della Food and Drug Administration (FDA), l’agenzia governativa statunitense per la sicurezza di cibo e farmaci.
L’indagine riguardava possibili irregolarità nei controlli igienici svolti nella struttura ed era stata avviata in seguito alla morte per infezioni batteriche di due neonati a cui era stato dato latte in polvere prodotto in quello stabilimento. Alla fine però non sono risultate prove che collegassero l’infezione al latte in polvere prodotto nello stabilimento. Il 16 maggio la Abbott ha raggiunto un accordo con la FDA per riprendere la produzione.
Ci sono poi altre possibili cause che secondo diversi analisti potrebbero aver contribuito alla carenza di latte in polvere. Una ha che fare con un comportamento avuto da molti consumatori all’inizio della pandemia da coronavirus. Nel 2020 i lockdown e le restrizioni per impedire la circolazione del virus avevano spinto molte persone ad acquistare beni di prima necessità in enormi quantità, nel timore che potessero terminare (è il fenomeno chiamato in inglese panic buying, che si è visto anche in Italia). Questo acquisto generato solo dalla paura aveva riguardato anche il latte in polvere per neonati.
Nel 2021 c’era stata quindi una decrescita della domanda, dato che molte donne avevano cominciato a usare le rimanenze delle scorte fatte l’anno prima. La domanda è risalita però rapidamente nel 2022, anche a causa di un aumento delle nascite e di una diminuzione dell’allattamento al seno. Questi fattori combinati avrebbero colto il mercato impreparato, come ha spiegato all’Atlantic Lyman Stone, che lavora alla Demographic Intelligence, società di ricerca che studia l’andamento demografico negli Stati Uniti.
Oltre alla ripresa della produzione nello stabilimento della Abbott, una soluzione alla carenza di latte in polvere dovrebbe arrivare dal “Defense Production Act”, una legge del 1950 che dà al governo statunitense il potere di obbligare le aziende ad aumentare la produzione di determinati prodotti, a cui il presidente Biden ha deciso di far ricorso. È una legge che di solito viene applicata solo in casi di emergenze nazionali: fu usata per esempio nel 2020 e nel 2021 per aumentare la produzione di vaccini contro il coronavirus.
Biden ha anche avviato un’operazione speciale chiamata “Operation Fly Formula”, in cui verranno utilizzati aerei e mezzi del dipartimento della Difesa per importare latte in polvere dagli stabilimenti svizzeri della multinazionale Nestlé.