Eni si sta preparando a pagare il gas come vuole la Russia
Aprirà due conti, uno in euro e uno in rubli, anche se non si capisce ancora cosa ne pensino le autorità europee
La società energetica italiana Eni ha detto di aver avviato le procedure per aprire due conti separati presso la banca di stato russa Gazprombank, uno in euro e uno in rubli, e sottostare in questo modo alle condizioni imposte dalle autorità della Russia per mantenere le forniture di gas. L’annuncio di Eni è arrivato martedì pomeriggio, dopo settimane di discussioni nella politica italiana ed europea sulla possibilità o meno da parte delle società energetiche di comprare il gas russo pagando tramite il sistema dei due conti, come richiesto dalla Russia.
Secondo Eni, l’apertura di due conti non comporterebbe né una violazione dei contratti né una violazione delle sanzioni imposte dall’Unione Europea alla Russia, ma su questo punto non c’è molta chiarezza. La decisione di Eni si inserisce in un contesto in cui, con molti pagamenti per il gas ormai in scadenza, le autorità europee sembrano disposte ad accettare che il sistema di pagamento con doppio conto non sia da considerare una violazione delle sanzioni per l’invasione dell’Ucraina.
Le discussioni sui pagamenti del gas in rubli erano iniziate quando a fine marzo il presidente russo Vladimir Putin aveva firmato un decreto che obbligava Gazprombank a convertire in rubli la totalità dei pagamenti ricevuti per il gas dai paesi “ostili”, cioè tutti i paesi occidentali. Il decreto era un modo per aggirare le sanzioni imposte alla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina e cercare di risollevare l’economia russa, ma soprattutto un espediente che permettesse ai paesi occidentali di continuare a pagare il gas russo in euro o dollari e allo stesso tempo alla Russia di ricevere l’equivalente in rubli.
Dal punto di vista tecnico, questo nuovo sistema di pagamento permetterebbe ai paesi europei di continuare a versare euro o dollari a Gazprombank e a ricevere gas in cambio, ma solo aprendo un secondo conto presso la banca, in cui l’istituto trasferirebbe il denaro convertendolo in rubli, per poi passarlo sul proprio conto: in questo modo, di fatto, i pagamenti a Gazprom risulterebbero in rubli, anche con versamenti iniziali in euro o dollari.
È una soluzione di compromesso che ha però lasciato parecchi dubbi a molti analisti, secondo cui potrebbe comportare una violazione dei contratti. Infatti anche se alla conversione dei pagamenti in rubli ci penserebbe Gazprombank, escludendo quindi una partecipazione diretta dei compratori stranieri nell’operazione, il decreto russo prevede che il pagamento venga considerato terminato solo al momento della conversione in rubli e non prima. In questo senso il compratore verrebbe considerato coinvolto fino all’ultimo passaggio.
Di fatto si era creata una “zona grigia” in cui si era lasciata libertà alle aziende europee di agire come meglio credessero, come ha fatto martedì Eni e come nei giorni scorsi avevano fatto altre società energetiche europee.
Nell’annunciare l’apertura di due conti, Eni ha detto che la decisione è stata presa in condivisione con le istituzioni italiane, che è compatibile con le sanzioni europee contro la Russia e che non comporta modifiche dei contratti. «L’apertura dei conti avviene su base temporanea e senza pregiudizio alcuno dei diritti contrattuali della società, che prevedono il soddisfacimento dell’obbligo di pagare a fronte del versamento in euro. Tale espressa riserva accompagnerà anche l’esecuzione dei relativi pagamenti», si legge nella nota di Eni che dunque sostiene che il pagamento avverrà in euro e che la conversione in rubli non può essere considerata una violazione dei contratti vigenti.
Restano comunque alcune perplessità sulla legittimità di questo tipo di operazioni, e non è chiaro come si comporteranno le autorità europee al riguardo. Nelle scorse settimane la Commissione Europea aveva espresso un parere sul pagamento in rubli, di fatto approvando lo schema del doppio conto, ma era stato considerato confuso e insufficiente da vari paesi. Il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi, per esempio, aveva chiesto che la Commissione Europea chiarisse al più presto questo punto equivoco in vista delle scadenze dei pagamenti. Per diversi paesi, tra cui l’Italia, i prossimi versamenti per le importazioni del gas russo dovranno essere effettuati infatti entro la fine di maggio.
La Commissione Europea non ha ancora fornito un chiarimento ufficiale, ma martedì attraverso il suo portavoce Eric Mamer ha detto che aprendo un conto in rubli le società violerebbero le sanzioni imposte contro la Russia. Secondo Mamer, in base alle regole attuali, le società energetiche potrebbero al massimo pagare in euro su un conto presso Gazprombank e che tutto ciò che vada oltre l’apertura di quel conto andrebbe considerata una violazione: stando alle parole di Mamer, quindi, l’apertura di un conto in rubli da parte di Eni non dovrebbe essere un’operazione permessa. Tuttavia, finora, la Commissione non ha pubblicato regole scritte che impediscano alle società europee di sottostare al sistema dei due conti.
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