Hezbollah ha perso la maggioranza alle elezioni in Libano
Il gruppo radicale sciita e i suoi alleati sono stati ritenuti responsabili della grave crisi politica nel paese
Secondo i risultati ufficiali delle elezioni parlamentari che si sono tenute domenica in Libano, il gruppo radicale sciita Hezbollah e i suoi alleati hanno perso la maggioranza dei seggi in parlamento. Non si sa ancora con precisione quanti seggi abbiano ottenuto (il sistema elettorale libanese è molto complesso), ma saranno certamente meno dei 65 necessari per avere la maggioranza, e quindi dare la fiducia a un primo ministro. Nel parlamento uscente Hezbollah guidava una coalizione sostenuta da 70 parlamentari su 128.
Hezbollah è nato negli anni Ottanta come movimento di resistenza all’occupazione israeliana del Libano e da allora la sua ala politica è stato uno dei partiti più influenti nel paese: anche grazie al fatto che la sua ala militare dispone di una forza militare superiore allo stesso esercito nazionale libanese. Negli ultimi anni, il gruppo è diventato uno dei protagonisti della politica mediorientale, soprattutto dopo la guerra in Siria, ed è considerato un gruppo terroristico da diversi paesi occidentali e da Israele.
Per la sua enorme influenza, i principali movimenti di protesta libanesi considerano Hezbollah in gran parte responsabile dell’immobilismo politico degli ultimi anni.
Un’altra delle ragioni della sconfitta di Hezbollah sembra sia stato lo scarso risultato del Movimento Patriottico Libero, un partito espressione della comunità cristiana storicamente alleato con il gruppo sciita e fondato dall’attuale presidente libanese Michel Aoun. Il sito di news libanese Naharnet ha scritto che il Movimento Patriottico Libero ha ottenuto 18 seggi contro i 29 che aveva nel parlamento uscente.
Sono andati molto bene, invece, i candidati sostenuti dai gruppi legati alle proteste antigovernative degli ultimi anni: Reuters ha stimato che i candidati eletti legati ai movimenti di protesta siano stati circa una dozzina.
Formare un governo però non sarà affatto semplice, data l’estrema frammentazione della politica libanese. A causa del rigido sistema confessionale in vigore in Libano, le varie comunità religiose riconosciute dallo stato e i partiti che le rappresentano hanno diritto a una quota fissa di seggi in parlamento che viene ottenuta tramite una complessa organizzazione dei distretti elettorali. Nessun partito nella storia recente del Libano ha ottenuto più del 12,5 per cento dei seggi, e nessuna coalizione più del 30 per cento.
Il nuovo governo dovrà affrontare diversi problemi: il Libano è un paese paralizzato dalle tensioni etniche e religiose e dal rigido sistema che ne regola la convivenza, la cui condizione è peggiorata dopo la devastante esplosione nel porto di Beirut del 2020 e a causa della gravissima crisi economica che negli ultimi tempi ha portato tre quarti della popolazione libanese sotto la soglia di povertà.
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