In Francia si discute di nuovo di burqini e laicità dello stato
Il costume pensato per le donne musulmane sarà permesso nelle piscine pubbliche di Grenoble, nonostante l'opposizione di molti
Da anni in Francia si discute ciclicamente di “burqini” (o “burkini”), un tipo di costume da bagno pensato per le donne musulmane e che lascia scoperti solo il viso, le mani e i piedi. Nelle ultime settimane i giornali francesi ne hanno riparlato per la proposta di ammettere l’uso del burqini nelle piscine pubbliche di Grenoble, nella regione dell’Alvernia-Rodano-Alpi. Il provvedimento è stato approvato lunedì dal consiglio comunale locale con una maggioranza risicata, tra molte critiche e accuse di essersi allontanati troppo dalla forte idea di laicità assai diffusa nel paese.
Il burqini è proibito nella maggior parte delle piscine pubbliche francesi, dove bisogna indossare un certo tipo di costumi stabiliti da regole piuttosto rigide.
A Grenoble, nel sud-est della Francia, l’iniziativa per permettere di usarlo nelle piscine era stata presentata da un’associazione di cittadine che dal 2019 aveva organizzato diverse manifestazioni e «gesti di disobbedienza civile», sostenendo che il divieto fosse discriminatorio nei confronti delle donne musulmane. Poi era stata sostenuta anche dal sindaco Éric Piolle, a capo di una grande coalizione di sinistra e tra i politici più in vista del partito dei Verdi.
Piolle ha detto che la proposta non riguarda specificamente il burqini, bensì quelle che ha definito «restrizioni assurde»: per esempio la regola che impone agli uomini di indossare costumi a pantaloncino corti e aderenti. In base al nuovo provvedimento, passato con 29 voti a favore, 27 contro e due astensioni, chi frequenta le piscine pubbliche della città potrà «vestirsi come vuole», ha detto Piolle a RMC: questo non significa solo che sarà ammesso l’uso del burqini, ma anche che gli uomini potranno indossare costumi più lunghi e che le donne potranno fare il bagno topless, per esempio.
Nonostante sia poi passata, la proposta di Piolle è stata comunque molto criticata in consiglio comunale, anche dagli stessi Verdi, che non l’hanno sostenuta. Generalmente chi si oppone all’uso del burqini lo considera come un indumento che non rispetta i diritti delle donne, oppure un possibile problema per la sicurezza: uno degli aspetti centrali infatti è che viene visto come un simbolo religioso anziché come un costume da bagno.
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La Francia è un paese fortemente legato all’idea di laicità e negli ultimi anni la questione degli indumenti indossati per motivi religiosi nei luoghi pubblici ha continuato a generare discussioni, soprattutto per ragioni di sicurezza legate agli attentati terroristici di ispirazione islamista che hanno colpito in più occasioni il paese.
Dal 2004 la legge francese vieta di esporre simboli religiosi in scuole e università e dal 2010 vieta l’uso in pubblico di veli che coprano il viso, come per esempio il niqab, che lascia scoperti sono gli occhi.
Le discussioni attorno al burqini si intensificarono in particolare nell’estate del 2016, in seguito alla strage di Nizza, in cui un uomo alla guida di un camion travolse la folla uccidendo 86 persone. L’attacco seguì di pochi mesi i violenti attentati terroristici del novembre 2015 a Parigi, poi rivendicati dall’ISIS, in cui furono uccise 130 persone, e precedette di alcuni giorni l’attacco nella chiesa di Saint-Étienne, in Normandia, in cui fu ucciso un sacerdote.
Per via del clima di grande tensione e diffidenza verso le comunità musulmane in Francia, nell’estate del 2016 i sindaci di una trentina di città francesi, tra cui appunto Nizza, decisero di vietare l’accesso alle spiagge cittadine a chiunque non indossasse un abbigliamento ritenuto da loro adeguato e rispettoso delle buone maniere e della laicità, comprese le suore cattoliche. Nel giro di pochi giorni il Consiglio di Stato francese – l’organismo più alto in grado della giurisdizione amministrativa francese – sospese i divieti, ritenendoli inammissibili: il sindaco di Nizza comunque specificò che le norme erano state pensate soprattutto per il burqini, proprio per ragioni di sicurezza legate ai recenti attentati, nonostante fosse un indumento che lasciava completamente scoperto il viso.
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Nel 2019 la città di Rennes, capoluogo della Bretagna, fu la prima città francese ad autorizzare l’uso del burqini e di qualunque tipo di costume da bagno nelle piscine pubbliche.
In generale, la legge del 2010 non vieta di indossare nei luoghi pubblici il burqini, ma secondo alcuni appartiene a una visione della religione e della società che non rispecchia i valori della Francia e della Repubblica. Un altro problema è che non esiste una definizione legale unica di burqini, e questo ha creato nel tempo dei problemi: nel 2016 per esempio alcune donne musulmane furono allontanate dalla spiaggia di Cannes perché avevano il corpo coperto con magliette e pantaloni lunghi e indossavano una cuffia.
La proposta che permette di indossarlo nelle piscine pubbliche di Grenoble era stata ampiamente contestata dal presidente del governo dell’Alvernia-Rodano-Alpi, il conservatore Laurent Wauquiez, che aveva accusato il Comune di violare i principi di laicità dello stato per guadagnare i voti della comunità musulmana, e aveva minacciato di tagliare i fondi pubblici destinati alla città. Dopo l’autorizzazione del provvedimento, l’ex sindaco di Grenoble, Alain Carignon, di centrodestra, ha invece proposto di organizzare un referendum popolare per rivedere la decisione, sostenendo che il consiglio comunale non possa «forzare» un provvedimento su un tema così delicato.
Sono arrivate critiche anche dall’ufficio del presidente Emmanuel Macron: lunedì una sua portavoce ha detto a Radio J che Piolle «non sembra rendersi conto dei danni che sta facendo ai nostri valori repubblicani» e che con questo provvedimento sta «assecondando idee politiche basate sulla religione».