Il leggendario mogano da cui si ricavano chitarre preziosissime

Il legno di un albero scoperto nella foresta del Belize decenni fa è ancora oggi ammirato dai liutai e desiderato dai collezionisti

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Esiste un pregiatissimo legno di mogano che è usato specialmente per produrre chitarre molto preziose ed è considerato il più desiderato dai liutai, dai musicisti e dai collezionisti di tutto il mondo: è quello ricavato da un leggendario albero che si trovava nel parco nazionale di Chiquibul, nell’attuale Belize, nell’America centrale, e che tra gli addetti ai lavori è chiamato appunto “The Tree” (l’Albero). La storia di come l’albero fu scoperto e di come il suo legno ottenne il prestigio che ha è stata raccontata in un recente articolo pubblicato sullo Smithsonian Magazine, il mensile ufficiale dello Smithsonian Institution, l’istituto di istruzione e ricerca amministrato e finanziato dal governo degli Stati Uniti.

Come ha detto il chitarrista britannico Michael Watts, moltissimi liutai e musicisti sono disposti anche a indebitarsi pur di avere una chitarra classica realizzata col legno di questo leggendario albero: generalmente costano dai 30mila dollari in su. Watts per esempio vendette le sue 14 chitarre pur di averne una, e tra chi ne possiede una c’è il cantante e compositore britannico Seal, il fondatore dei Dire Straits David Knopfler ed Andy McKee, chitarrista fingerstyle americano che ha ottenuto decine di milioni di visualizzazioni grazie ai propri video su YouTube.

Ne ha una anche Slash, il celebre chitarrista dei Guns N’ Roses, che raccontò di essere rimasto sbalordito dalla sua chitarra di mogano fatta con il legno proveniente dall’Albero, definendola «la miglior chitarra acustica che avesse mai suonato o sentito». Questo legno molto raro comunque è stato usato anche per realizzare mobili e oggetti di arredamento unici e costosissimi. Si dice per esempio che il regista George Lucas, creatore della saga di Guerre Stellari, lo abbia usato per far costruire i mobili del proprio ufficio e rivestire un ascensore del suo “Skywalker Ranch”.

Molti liutai intervistati dallo Smithsonian Magazine hanno definito un’esperienza rara e un privilegio lavorare con il legno dell’Albero. Come per molti strumenti musicali moderni, al di là dei giudizi dei singoli proprietari, il valore di queste chitarre è legato più alla loro rarità, al loro prestigio e alla loro bellezza estetica, che al suono che producono.

La storia di come l’Albero diventò una leggenda tra i liutai cominciò nel 1965 nella remota foresta pluviale di Chiquibul – allora parte dell’Honduras britannico, ex colonia del Regno Unito – quando un gruppo di taglialegna si imbatté in un mogano alto più di 30 metri e con un diametro alla base di circa 3,6 metri, che secondo stime successive doveva avere almeno 500 anni.

Al tempo il legno di mogano era il principale prodotto destinato all’esportazione e nella foresta ne erano rimasti pochissimi alberi, che si distinguevano per le loro dimensioni, per il legno massiccio e per i particolari motivi della loro corteccia. I taglialegna si misero al lavoro con asce e seghe per abbatterlo, con l’obiettivo di ottenerne un buon guadagno, però commisero qualche errore: l’albero infatti rimase integro ma precipitò in un burrone. Tentarono di trascinarlo fuori dal fango usando due trattori, ma inutilmente, e il giorno seguente se ne andarono, lasciandolo lì. L’albero, che doveva avere un legno preziosissimo, divenne una sorta di leggenda.

Nei primi anni Ottanta la storia dell’albero giunse all’orecchio di Robert Novak, un importatore di legname esotico di Miami, che conosceva già il Belize per il suo pregiato legno di palissandro e si convinse a cercarlo per vedere se la storia fosse vera.

Trovare un albero specifico in mezzo a una foresta senza avere indicazioni precise era un’impresa molto difficile, complicata oltretutto dal fatto che le frequenti tempeste tropicali rendevano l’area inaccessibile per settimane o anche per mesi. Novak e un gruppo di suoi collaboratori dovettero quindi aspettare che il territorio della foresta si fosse asciugato, per poi provare ad attraversarlo sulle poche strade e i pochi sentieri battuti disponibili, incontrando una grande varietà di animali selvatici, tra cui giaguari, vipere e tarantole.

Quando riuscì a trovarlo, adagiato nel burrone e ricoperto di vegetazione, Novak seppe subito che era lui. Dopo aver sbrogliato alcune questioni burocratiche pensò a vari modi di recuperare l’albero, finché un nuovo socio di affari, l’esperto di legname Tim Mahoney, suggerì di segare il tronco dell’albero in quattro parti più piccole e di tagliare anche queste per lungo, senza provare a recuperarlo in una volta sola. In questo modo riuscirono a estrarlo dal burrone e a trasportarlo sul fiume Belize fino a una segheria a circa 150 chilometri di distanza, l’unica della zona in grado di gestire pezzi così grossi di legname. Per segare e lavorare tutto il suo legno ci vollero 12 giorni.

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Novak e Mahoney si divisero il legno ricavato dall’albero e lo trasportarono rispettivamente in Florida e in California, dove inizialmente lo vendettero a collezionisti e artigiani di mobili a prezzi altissimi, più o meno dieci volte il prezzo che si sarebbe pagato per la stessa quantità di legno di quercia. Presto la sua popolarità si diffuse anche tra i liutai, soprattutto grazie a un articolo uscito nel 1985 sulla rivista di settore Fine Woodworking, che descriveva i particolarissimi motivi delle sue venature, tra cui quella più rara, che ricordava il guscio di una tartaruga.

I primi strumenti costruiti con il legno dell’Albero, realizzati da liutai statunitensi molto stimati come Tom Ribbecke e Richard Hoover, contribuirono ulteriormente a renderlo famoso e richiesto. Lo stesso Novak finì col ricomprare parte del legno che aveva venduto per poi rivenderlo a prezzi ancora più alti.

Vari liutai e mobilieri sentiti dallo Smithsonian Magazine hanno spiegato che il legno di mogano è molto difficile da lavorare perché è duro e denso, ma che quello ricavato da questo particolare albero permette di realizzare chitarre uniche, in particolare a livello estetico. Sul fatto che l’uso di questo legno permetta di ottenere un suono particolarmente intenso o pulito, come sostengono alcuni chitarristi, tra i liutai c’è invece qualche dubbio.

In generale le chitarre classiche con la parte superiore della cassa armonica (tavola armonica) di mogano hanno un suono più dolce rispetto a quelle fatte con altri tipi di legno, come l’abete o il cedro, che danno rispettivamente suoni puliti o più caldi. Secondo Hoover però il fascino delle chitarre in mogano deriva perlopiù dalla bellezza del loro legno e non dalle sue presunte qualità in termini di suono: il fatto che suonino bene dipende in larga parte dal modo in cui le si costruiscono e non dal legno con cui vengono costruite, spiega Hoover, come d’altra parte indica anche una ricerca scientifica condotta all’Università di Lancaster (Inghilterra) nel 2019. Quando poi si parla del legno dell’Albero, non tutte le sue parti vanno bene per costruire la tavola armonica, perché «a volte è troppo flessibile e ha una densità troppo irregolare» dice.

«La bellezza del legno dell’Albero è indubbiamente l’elemento principale della sua popolarità», ha osservato Steve McMinn, proprietario di Pacific Rim Tonewoods, il principale fornitore di legname per la produzione di strumenti musicali negli Stati Uniti. Anche secondo McMinn utilizzare un legno esotico o più pregiato per costruire una chitarra non comporta necessariamente un suono unico e fenomenale. «Quando hai un albero straordinario, per esempio uno che ha venature eccezionali, il suono importa meno: è l’aspetto che interessa», ha commentato McMinn. A ogni modo, per quel che si sa, il mogano trovato in Belize nel 1965 potrebbe anche essere l’unico di quel tipo: in un certo senso questo giustifica chi ha una chitarra realizzata con il suo legno a considerarla effettivamente straordinaria.

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