Un’altra canzone di Joe Jackson

Che non è la solita “sta’ allegro”

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Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
Bono ha annunciato di avere scritto un libro autobiografico, costruito intorno alle canzoni degli U2, che uscirà a novembre.
Apple ha smesso di produrre gli iPod: e in effetti, malgrado le centinaia di riflessioni tutte simili che stiamo leggendo sulla fine di una breve epoca, un pensiero a cosa è stato se lo merita. Io ne uso tuttora uno sul comodino, e mi rivendo sempre che in un’intervista del 2002 con una rivista di cose Apple – lo avevo appena comprato – dissi che ne andavo matto ma che era scomodo dover avere due apparecchi in tasca, l’iPod e un telefono.
Alla fine visto che siamo in ballo ci guarderemo la finale dell’Eurofestival tutti assieme nella spettacolare terrazza del Palazzo senza tempo di Peccioli, sabato sera : siete molto benvenuti, io e Luca de Gennaro ci saremo, fino a che ce la facciamo.
Il concerto dei Pet Shop Boys a Milano di ieri sera è stato abbastanza travolgente *, malgrado tutto (come sanno i più assidui e tormentati dalle mie passioni, ho ormai una certa competenza sul tema: era il mio quinto in sei anni). Il “malgrado tutto” si riferisce ad alcuni misteri: come è possibile che il teatro degli Arcimboldi – un teatro nuovo – abbia un’acustica pessima?, ogni volta me ne dimentico e me ne meraviglio; che cosa spinge un pubblico di fan sovreccitati a stare seduti quasi tutto il tempo a un concerto dei Pet Shop Boys?; dove si è mai visto un concerto che in mezzo all’esaltazione generale si conclude invece con un saluto sbrigativo e niente bis? Era anche la prima data del tour, confido in Londra.

*il solito link di scorta: https://www.instagram.com/stories/highlights/17926704887153797/

A little smile
Joe Jackson

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Le canzoni “sii allegro, sorridi, prendi le cose leggermente”, pur benintenzionate, hanno stufato da un pezzo nel loro candore (il messaggio è diventato così pigro e insignificante che oggi si è ribaltato – nelle comunicazioni sui social – nell’invece acido e sciocco “fattela ‘na risata”, rivolto a chiunque prenda sul serio qualcosa). Ma tra i maggiori classici del genere, così al volo, mi vengono in mente Smile e Spread a little happiness (quest’ultima tra l’altro suonata ieri sera a fine concerto dei Pet Shop Boys in una bella versione corale non so di chi): che risalgono a tempi in cui quella ingenuità era accettabile.

Lo dico per mettere le mani avanti sulla vostra diffidenza eventuale: A little smile dice cose un po’ più definite e valide. Era nel penultimo disco di Joe Jackson, del 2015: parla di fare le cose un passo alla volta, vedendo come va, portando pazienza se non va e riprovandoci.

Someone else might come with another plan
Someone else could be twice as smart
I’ll put one foot in front of the other
No other way I can make a start

Può darsi che voi siate quei “someone” capaci di grandi pianificazioni e disegni estesi da perseguire: io, e ormai è andata così, ho sempre fatto tutto nell’altro modo, improvvisando tappe successive e adattandole continuamente, senza mai programmi sul lungo. Scrivo così questa stessa newsletter: non è che sappia dove vado a parare, quando comincio, se non tenervi qui abbastanza da tentarvi ad ascoltare la canzone, mentre la ascolto io stesso.

Che stasera ha soprattutto un “gran tiro” incessante e locomotorio, che somiglia nell’andamento alla canzone più famosa di tutte di Joe Jackson: arricchendolo con gli archi. Ed è un genere di canzone che è trascinante da subito, con la strofa, mentre al contrario del consueto il refrain è una specie di sospensione del piacere, meno melodica, proclamata. Che rende liberatorio, anche in una sera come questa, il riattacco della strofa.

With just a little joke
We’re getting somewhere
Even on a night like this

( la canzone di Joe Jackson dell’altra volta, e altre storie)