Kherson potrebbe diventare una città russa
Il vicegovernatore della regione, imposto dalla Russia, ha detto che la richiederà direttamente a Vladimir Putin
La città ucraina di Kherson, che le forze russe controllano dai primi giorni dell’invasione dell’Ucraina, potrebbe presto essere annessa al territorio russo. Mercoledì Kirill Stremousov, il vicegovernatore della regione di Kherson imposto dalla Russia, ha detto che «Kherson fa parte della Russia» e ha aggiunto che la sua annessione verrà richiesta ufficialmente al presidente Vladimir Putin.
È la prima volta che Stremousov spiega pubblicamente i piani dell’amministrazione regionale, che a fine febbraio aveva sostituito quella democraticamente eletta. Non significa comunque che l’annessione sarà imminente, e non è chiaro se l’annuncio sia stato un modo per fare pressioni sull’Ucraina o se rifletta le reali intenzioni del governo locale.
Alcuni osservatori pensano infatti che la Russia voglia annettere l’intera regione a cui appartiene Kherson, che si affaccia parzialmente sul mar Nero e sul mar d’Azov ed è collegata via terra alla Crimea, la penisola ucraina che la Russia occupa militarmente dal 2014 e che nello stesso anno fu annessa alla Russia con un referendum non riconosciuto dalla stragrande maggioranza della comunità internazionale.
L’annuncio di Stremousov è coerente con una serie di decisioni prese dalla Russia a Kherson nelle ultime settimane.
Dal primo maggio era iniziata una transizione dalla moneta ucraina, la grivnia, verso il rublo, la moneta ufficiale russa. Nelle stesse ore le forze russe avevano interrotto i collegamenti con la rete telefonica e Internet ucraina, poi sostituite con quelle russe.
La Z, il simbolo ufficioso delle forze russe, era apparsa in vari punti della città, insieme a checkpoint e pattuglie dell’esercito russo. Le manifestazioni di protesta contro l’occupazione, che nelle prime settimane dell’invasione a Kherson erano piuttosto frequenti, si erano interrotte. La Russia aveva iniziato a pagare in rubli le pensioni degli abitanti rimasti in città, e li aveva incoraggiati ad ascoltare la radio e la tv russa al posto di quella ucraina, il cui accesso era stato bloccato. In una visita a Kherson fatta la scorsa settimana, Andrei Turchak, il segretario del partito di Putin (Russia Unita), aveva detto che «i russi sono arrivati qui per rimanerci» e che «non ci sarà alcun ritorno al passato».
Prima della guerra Kherson contava circa 290mila abitanti ed era una delle città più grosse nel sud dell’Ucraina. Secondo stime fornite dall’ex sindaco Ihor Kolykhaev, circa il 40 per cento dei residenti sono scappati dall’inizio della guerra. Non è chiaro se quelli rimasti saranno coinvolti in un referendum sulla eventuale annessione alla Russia, come accaduto in Crimea.
Nello stesso discorso televisivo in cui ha annunciato la richiesta di annessione, Stremousov ha smentito che sarà organizzato un referendum. Commentando la notizia Dmitry Peskov, portavoce del governo russo, ha detto invece che ogni decisione dovrebbe «essere presa dagli abitanti della regione». Entrambi sono espressione dello stesso governo, e potrebbero semplicemente avere espresso due opinioni diverse per mostrare che all’interno del governo russo esiste ancora un dibattito interno.
Parlando col Guardian l’analista politica Maria Zolkina, del think tank ucraino Ilko Kucheriv Democratic Initiatives Foundation, ha raccontato che la Russia «non si sente sicura nelle aree occupate» e che di conseguenza «non può permettersi nemmeno un finto referendum come quello avvenuto nel 2014 [in Crimea]: non hanno nessun appoggio dalla popolazione locale».