Una canzone degli Isan
E le musiche dei podcast
Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
Ieri mi ero perso che mentre compiva 60 anni Dave Gahan dei Depeche Mode, la stessa cosa avveniva anche a Paul Heaton degli Housemartins e dei Beautiful South . Non che sia indispensabile che vi ricordi i compleanni, come fanno certi premurosi nelle famiglie, ma il festeggiamento di Paul Heaton ha fatto più notizia : ha scelto 60 pub e li ha indicati ai suoi fan offrendo da bere fino a mille sterline in ciascuno.
Approfitto del ringraziamento per chi mi ha segnalato il compleanno di Paul Heaton per ringraziare tutti delle mail e dei tweet e dei racconti personali e di tutto quanto. Fino a che uno di voi migliaia scoprirà una canzone che gli piace questa newsletter andrà a letto felice.
Stasera intanto questa newsletter va a letto dopo il concerto dei Pet Shop Boys a Milano.
Birds over barges
Isan
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Le musiche nei podcast sono una cosa importante e fanno la differenza (come in molte altre cose e come nella vita). Molti le sottovalutano, o a volte preferiscono ripiegare su quei database di jingle e giretti gratuiti o quasi, scegliendo di non investire costi in diritti d’autore. Tra chi si impegna in maggiori ricerche e selezioni circolano due approcci: uno più originale è di scegliere canzoni che suonino meno “colonna sonora” o “stacchetto”, e che quindi diventano una parte più presente e vistosa del podcast (è quello che ha fatto Francesco scegliendo Gimme shelter per Morning), a volte anche col rischio di rubare la scena al testo del podcast. Un altro è di usare invece musiche più da “sottofondo” o “accompagnamento”, più neutre, ma che non siano di quelle prodotte industrialmente a migliaia, e in cui l’effetto “tappetino” abbia una propria ricercatezza.
Naturalmente io mi butterei sulla prima, devastando un mio eventuale podcast e trasformandolo in una pista da ballo (25 anni fa, nella mia temporanea carriera di montatore digitale dei primordi, sfinivo i registi per infilare playlist formidabili e invadenti in ogni video, documentario o servizio televisivo). Ma se fossi costretto a contenermi, uno dei tappetini più confortevoli e di carattere che sceglierei (forse insieme a quello di A reminiscent drive) è questo degli Isan, duo inglese di elettronica moderata , nati in quegli stessi anni in cui io montavo con apparecchi Apple enormi e tempi di riversamento infiniti, ascoltando registi che concludevano ordinando “stampa!”, come si faceva fino ad allora con la pellicola. E ora siamo qui con i podcast.
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