A El Salvador una donna è stata condannata a 30 anni di carcere per un aborto spontaneo
Identificata come Esme, è stata giudicata colpevole di omicidio aggravato: il suo non è un caso isolato
A El Salvador, piccolo paese dell’America centrale, una donna identificata solo con il nome di Esme è stata condannata a 30 anni di carcere per omicidio aggravato per aver avuto un aborto spontaneo. El Salvador è uno dei paesi con le leggi più restrittive al mondo in tema di diritti delle donne: dal 1998 l’interruzione di gravidanza è illegale e completamente vietata in qualsiasi circostanza, ma soprattutto viene punita anche in caso di aborto spontaneo.
Esme era stata arrestata nell’ottobre del 2019, quando si era rivolta a un ospedale pubblico per problemi di salute emersi durante la gravidanza. È stata condannata lunedì dopo quasi due anni di custodia cautelare.
Quello di Esme non è un caso isolato: a El Salvador la legge obbliga tutte le donne a portare a termine la gravidanza a qualsiasi costo, anche se minorenni, anche se stuprate, anche se in gravi condizioni di salute. Il codice penale prevede la condanna da due a otto anni di carcere per le donne che abortiscono, ma in realtà spesso i giudici considerano l’interruzione di gravidanza un omicidio aggravato e lo puniscono con pene che vanno dai 30 ai 50 anni di carcere, anche nei casi di aborto spontaneo.
Secondo alcuni gruppi di attiviste, negli ultimi vent’anni più di 180 donne di El Salvador con problemi di salute che avevano provocato un aborto spontaneo sono state incriminate per aborto o per omicidio aggravato. Dal 2000 al 2014 almeno 49 sono state condannate, e altre decine sono state denunciate. Lo scorso ottobre il governo del paese ha archiviato una proposta di riforma del codice penale sostenuta da vari gruppi di attiviste femministe che proponeva di depenalizzare l’aborto in caso di stupro, di pericolo per la vita della donna e di gravi malformazioni del feto.
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