Una canzone dei Dakota Suite
Che poi è quasi sempre una cosa di ricordi
Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
C’è una canzone nuova di Kendrick Lamar, uno dei più fighi e ammirati hip-hoppers dell’ultimo decennio: è buona, soprattutto grazie a Marvin Gaye a cui attinge assai. Il disco esce il 13 maggio, il video fa giochini con le facce di molti altri.
Ci avevamo messo decenni a poter essere liberi di apprezzare l’inno nazionale più bello del mondo , adesso ci hanno di nuovo complicato le cose.
Bono e The edge hanno suonato nella metropolitana di Kiev. Si apprezzano le intenzioni.
È morto il figlio trentenne di Nick Cave : sei anni fa era morto il suo figlio quindicenne.
L’audio fa un po’ schifo , ma il video è Eric Clapton che fa Layla alla Royal Albert Hall ieri sera.
Oggi ha compiuto 60 anni Dave Gahan dei Depeche mode .
Sabato sono stato al concerto dei Deacon Blue a Glasgow. L’ho già raccontata a pezzi in altre newsletter, ma il riassunto per i nuovi arrivati è che c’è questa band di Glasgow che fece un gran disco che andò bene anche nel resto del mondo, nel 1987, e per cui andai matto . Poi ebbero un po’ di altri successi e sparirono per un pezzo. Nel 2018 fecero un tour di festeggiamento del trentennale, e lo conclusero nella loro città, con cui hanno un rapporto piuttosto intenso. Io ed Emilia andammo per un mio compleanno, fu una giornata memorabile, perché lì è come se suona Vasco a Modena, e quando fissarono di nuovo per due anni dopo comprammo i biglietti, dicembre 2020. Poi saltò, per pandemia, e fu rinviato fino a sabato scorso. Siamo andati, ed è stato di nuovo una pacchia *: tutti che cantano, molto orgoglio Glasgow, molto “siete il pubblico più paziente del mondo”. Come ha detto il tassista pakistano che ci riportava all’aeroporto, dopo aver chiesto cosa ci facessimo a Glasgow, “ah, una cosa di ricordi” (sono seguite battute sulla pazienza di Emilia).
Il tassista pakistano stava a Glasgow da 17 anni e non sapeva niente dei Deacon Blue, a nuova dimostrazione della separazione delle bolle: la sera prima diecimila persone cantavano commosse tutte le canzoni, noi eravamo persino arrivati da Milano, e intanto intorno un gran pezzo della città neanche se ne era accorto. È sempre utile avere la misura delle cose. Persino il tassista locale con cui eravamo invece arrivati venerdì aveva trattato il nostro viaggio apposta con una certa sufficienza, ma avevamo trovato un terreno d’intesa sui Genesis (lui era andato al concerto di ottobre la sera prima del mio, quello cancellato , e ci ha voluto far vedere tutto il video di Turn it on again sul telefonino, mentre guidava, mandandola a tutto volume sullo stereo della macchina).
Comunque, due ore e mezzo di concerto, pieno di cose, e non vi annoierò oltre. Ma metti che vi capiti di essere a Glasgow una sera che suonano i Deacon Blue .
*incollo la url, che Instagram a volte fa casino con i link su mobile agli highlights, così la copiate e incollate:
https://www.instagram.com/stories/highlights/17903231867564952/
Because our lie breathes differently
Dakota Suite
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Che poi è quasi sempre una cosa di ricordi. Le canzoni ti ricordano qualcosa, oppure ti ricordano qualcosa che ti ricorda qualcosa. Quasi sempre: a volte, rarissimamente, è solo un “wow, questa cosa è completamente nuova”. Ma poi c’è qualcosa che ti ricorda qualcosa pure lì, anche inconsapevolmente.
I Dakota Suite erano di Leeds (la città di Jimmy Savile, da cui passiamo spesso in questi giorni): non so dove li pescai, perché non hanno avuto grandissimi successi. È comprensibile, facevano cose di bellezza sfuggente, bisognava avere voglia di mettersi lì, guardare l’orizzonte, immaginare scogliere, flutti, recuperare ricordi. La loro autopresentazione è spiritosa e deprimente insieme: “Formed in Leeds during a particularly melancholy 1996, Chris Hooson and David Buxton have set about making both singer songwriter and ambient / cinematic soundscapes since the beginning. They do this with varying degrees of success” .
Facevano delle copertine fotografiche gelide, in bianco e nero. Credo che la band esista ancora, nella forma solitaria del sua fondatore, un po’ incerto e depresso (l’ultimo disco vedo che pure lui era insicuro se pubblicarlo): questa canzone era nel loro disco del 2007, ma se vi piace il mood, se avete dei ricordi, o che so io, sono buoni anche quelli prima (provate questa ).
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