Gli alpini danno la colpa delle molestie a Rimini ai giovani che si fingono alpini
«Ci sono centinaia, se non migliaia, di giovani che pur non essendo alpini approfittano della situazione» comprando un finto cappello, dice l'ANA
L’Associazione Nazionale Alpini (ANA), che organizza le adunate del corpo militare italiano che si svolgono ogni anno in una città diversa, ha commentato le accuse di molestie e abusi arrivate da oltre cento donne presenti all’adunata di Rimini dello scorso fine settimana ipotizzando che possano essere state compiute da persone che hanno comprato un cappello e che si sono finte alpini. Nello specifico, l’ANA sembra accusare i giovani delle molestie, anche se la maggioranza delle testimonianze parla esplicitamente di uomini di una certa età.
L’Ana, inoltre, fa notare che ci sono centinaia, se non migliaia, di giovani che pur non essendo alpini, approfittano della situazione: a costoro, per mescolarsi alla grande festa, basta infatti comperare un cappello alpino, per quanto non originale, su qualunque bancarella. Un occhio esperto riconosce subito un cappello “taroccato”, ma la tendenza è nella maggior parte dei casi a generalizzare. La grandissima maggioranza dei soci dell’Ana, poi, a causa della sospensione della leva nel 2004, oggi ha almeno 38 anni: quindi persone molto più giovani difficilmente sono autentici alpini.
Nel comunicato si dice poi che «quando si concentrano in una sola località centinaia di migliaia di persone per festeggiare è quasi fisiologico che possano verificarsi episodi di maleducazione».
Decine di donne avevano raccontato di aver subìto molestie fisiche e verbali, anche mentre si trovavano accanto a pattuglie di polizia (che, però, non erano intervenute). Non è una novità: in occasione delle adunate degli anni scorsi c’erano già state molte segnalazioni di comportamenti inappropriati e molestie, spesso compiute da uomini in gruppo, ma finora l’ANA non aveva fatto granché per limitare la possibilità che si verificassero nuovamente.
Dopo la segnalazione delle accuse e dopo che diversi giornali si erano occupati del caso, l’ANA ha risposto in un comunicato dicendo di prendere le distanze «dai comportamenti incivili segnalati, che certo non appartengono a tradizioni e valori che da sempre custodisce e porta avanti», sottolineando come finora però non sia stata presentata nessuna denuncia formale alle forze dell’ordine.
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