La volta che un tank fatto in casa occupò piazza San Marco a Venezia
Il 9 maggio 1997 un gruppo di separatisti veneti salì sul campanile di San Marco, rifiutandosi di andarsene
Tra l’una e le due del mattino del 9 maggio 1997 un gruppo di uomini partiti dal padovano, vestiti con tute mimetiche e con una sola arma, un mitra Beretta Mab 38 residuato della Seconda guerra mondiale, occupò piazza San Marco a Venezia. Alcuni del gruppo abbatterono la porta del campanile e salirono in cima. Lì issarono la bandiera con il leone alato di San Marco, simbolo della Repubblica Veneta. In piazza il gruppo aveva portato un’autoblindo che chiamavano tanko: un mezzo fatto in casa sul modello di quelli militari, ma privo di qualsiasi armamento. Era un piccolo cingolato con motore Fiat. Il gruppo venne ribattezzato sui giornali i “Serenissimi”, dall’antico nome della Serenissima Repubblica di Venezia. Erano secessionisti veneti, delusi dall’attendismo della Liga Veneta (il primo movimento politico autonomista del Nord Italia) e della Lega Nord, giudicate ormai troppo morbide e corrotte dalla politica e dal potere romano.
I nove ribelli veneti erano partiti dalla zona di Padova con un camper rubato e un camion su cui avevano piazzato il tanko. All’imbarcadero del Tronchetto di Venezia salirono a bordo del traghetto diretto al Lido. A un certo punto impugnarono il mitra e fecero dirottare il traghetto verso piazza San Marco. Una volta arrivati lì misero in atto il loro piano. Avevano intenzione, dissero poi, di tenere occupato il campanile fino al 12 maggio, anniversario della fine della Repubblica Veneta e della resa alle truppe francesi avvenuta nel 1797. Si erano portati acqua, biscotti, panini.
Nella notte l’allora sindaco Massimo Cacciari andò in piazza San Marco per intavolare una trattativa. Cercò di convincere il gruppo a desistere ma senza successo. Intervistato dai giornalisti minimizzò comunque quanto successo, invitando chi gli chiedeva cosa pensare di un’autoblindo in piazza San Marco a fare finta che fosse «un trattore».
Ancora non si conosceva l’effettiva pericolosità del gruppo, che aveva intanto installato sul campanile un radiotrasmettitore che avrebbe dovuto diffondere su Rai 1 i suoi comunicati. Sta di fatto che gli otto ribelli veneti raggiunsero lo scopo: il mattino del 9 maggio 1997 la notizia ebbe grande risonanza nei notiziari italiani e anche internazionali. Umberto Bossi, fondatore e segretario della Lega Nord, accusò il gruppo di essere al soldo dei servizi segreti.
L’avventura del gruppo del tanko si concluse poco dopo le nove del mattino. Su ordine del prefetto, che si coordinava con il ministro dell’Interno, Giorgio Napolitano, agenti del Gis dei carabinieri, Gruppo intervento speciale, iniziarono l’operazione in piazza San Marco. Non ci volle molto: un gruppo di militari occupò la piazza e fermò chi era a presidio della rudimentale autoblindo, un altro gruppo scalò il campanile mentre altri penetrarono all’interno. Ha ricordato al Corriere della Sera Flavio Contin, oggi 80 anni, allora soprannominato il “vecio”, perché era il più anziano del gruppo: «Quando iniziò l’assalto del Gis dissi agli altri: “Allontanatevi dall’arma e state pronti ad arrendervi”. Ci fecero inginocchiare e ci ammanettarono. In caserma ci dichiarammo tutti prigionieri politici».
Furono arrestati Gilberto Buson, Flavio Contin, Fausto Faccia, Antonio Barison, Christian Contin, Luca Peroni, Andrea Viviani, Moreno Menini. Vennero arrestati anche Giuseppe Segato e Luigi Faccia: non erano del gruppo di piazza San Marco ma erano tra gli ideatori. Segato era “l’ambasciatore”, e avrebbe dovuto trattare con lo Stato italiano.
Il gruppo era stato costituito tra fine anni Ottanta e inizio anni Novanta da fuoriusciti della Liga Veneta, accusata di essere troppo tiepida sul tema dell’autodeterminazione del Veneto. Venne fondato il gruppo Veneto Serenissimo Governo. All’inizio i militanti si dedicarono esclusivamente ad attività di propaganda che si intensificarono verso metà degli anni Novanta. Il 17 marzo 1997 i membri del VSG riuscirono a sovrapporsi alla trasmissione del Tg1: in un’area compresa tra Veneto meridionale ed Emilia-Romagna andò in onda un messaggio che invitava i veneti a ribellarsi e a combattere lo Stato italiano, che veniva definito «marcio oltre ogni limite».
Era nata nel frattempo anche l’idea di «liberare» simbolicamente piazza San Marco. Venne costruito il tanko Marcantonio Bragadin 007, intitolato al politico e militare veneziano che difese la fortezza cipriota di Famagosta, allora veneziana, dall’assalto degli ottomani.
La decisione di compiere l’azione in piazza San Marco fu presa nell’agosto del 1996. Il 24 agosto di quell’anno il Veneto Serenissimo Governo proclamò la dichiarazione d’indipendenza del Veneto, un mese prima che Umberto Bossi dichiarasse, il 15 settembre, l’indipendenza della Padania con la simbolica raccolta dell’ampolla dell’acqua del Po alla sorgente. Un anno dopo lo stesso Bossi, che inizialmente aveva accusato i ribelli di essere al servizio dello stato italiano, cavalcò politicamente l’azione.
I nove del gruppo vennero processati: i capi di imputazione inizialmente erano banda armata, attentato contro l’unità dello Stato, interruzione di pubblico servizio (per l’incursione nel Tg1). Le accuse vennero poi ridimensionate. Furono decisi tre anni e cinque mesi per Gilberto Buson, Flavio Contin, Fausto Faccia e Antonio Barison; due anni e mezzo ciascuno per Christian Contin, Luca Peroni e Andrea Viviani, due anni per Moreno Menini. Luigi Faccia non aveva partecipato all’azione ma venne identificato come l’ideatore. Era anche presidente del sedicente Veneto Serenissimo Governo.
Giuseppe Segato, anche lui non partecipante all’azione ma ideatore, fu condannato a tre anni e sette mesi di detenzione. Ammalatosi in carcere, morì nel 2006 poco dopo la liberazione.
Il tanko venne poi celebrato negli anni successivi durante i ritrovi dei secessionisti veneti.
Il movimento Veneto Serenissimo Governo esiste ancora. L’anno scorso, in occasione dell’anniversario dell’occupazione di piazza San Marco, emise un comunicato:
«Dal punto di vista mediatico fu un successo in quanto tutto il mondo diede risalto alla vicenda, in Veneto il Popolo iniziò a prendere coscienza della propria storia cancellata e se ora la voglia di autonomia delle genti venete aumenta sempre più ogni giorno lo è anche per l’azione del maggio 1997. Dopo la liberazione di piazza San Marco abbiamo portato avanti una linea prettamente politica: abbiamo cercato riconoscimenti internazionali contattando tutte le cancellerie Europee e no, per esporre i nostri obbiettivi e ideali, con alcune nazioni siamo riusciti ad allacciare buoni rapporti che tuttora coltiviamo e che crescono di giorno in giorno».
Ha detto al Corriere della Sera Contin: «Oggi un’azione come quella di allora non avrebbe senso». E sull’obiettivo di indipendenza del Veneto, dice: «Mi accontenterei di un’autonomia spinta come in Sud Tirolo».