Le donne che si chiamano come le proprie madri
Sono meno diffuse degli uomini che si chiamano come i padri e spesso è considerata una scelta femminista
Con una sentenza storica a fine aprile la Corte Costituzionale italiana ha stabilito l’illegittimità delle norme che impongono di dare automaticamente ai figli il cognome del padre, permettendo così ai genitori delle coppie eterosessuali di decidere se dare loro solo il cognome del padre, solo quello della madre, oppure entrambi, nell’ordine che preferiscono. In Italia invece è vietato dare a un bambino lo stesso nome del padre, se in vita, così come quello di un fratello o di una sorella viventi.
Altri paesi invece non prevedono questo divieto. Per esempio negli Stati Uniti è abbastanza diffusa, seppur in declino, la pratica di chiamare i figli con il nome del padre, a volte con l’aggiunta di un “Junior”, come anche nel caso dell’ex presidente americano Donald Trump e del suo figlio primogenito, Donald Trump Jr., o di Martin Luther King Jr., che aveva lo stesso nome del padre, anche lui reverendo. Le madri che chiamano le figlie con il proprio nome e cognome sono più rare e la loro scelta si fa risalire soprattutto a un atteggiamento femminista.
Negli Stati Uniti, tra l’altro, la maggior parte delle donne sposate prende il cognome del marito; solo una parte mantiene il proprio cognome o lo fa seguire da quello del marito, come per esempio l’ex candidata alla presidenza Hillary Rodham Clinton, nata Rodham e moglie di Bill Clinton. Negli ultimi anni ci sono sempre più bambine e bambini a cui vengono assegnati sia il cognome del padre sia quello della madre, ma la scelta più comune è mantenere il cognome paterno. È anche per questo che dare alle figlie lo stesso nome e cognome della madre è considerato un gesto di rottura con il passato, una presa di posizione e anche l’espressione della propria individualità.
Quasi tutti, negli Stati Uniti, conoscono qualcuno chiamato come il padre ma non si può dire lo stesso per le donne che condividono il nome della madre, tanto che gli esempi a cui si ricorre sono pochi e sempre gli stessi: Nancy Sinatra, figlia del cantante Frank Sinatra e della moglie Nancy Sinatra, il cui cognome da nubile era Barbato, e Anna Eleanor Roosevelt, figlia di Anna Eleanor Roosevelt e del presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt, che ebbe una figlia e poi una nipote chiamate a loro volta Anna Eleanor.
Un altro esempio arriva dalla cultura televisiva ed è piuttosto conosciuto anche in Italia: le due protagoniste di Una mamma per amica, mamma e figlia, portano lo stesso nome, Lorelai Gilmore. Il titolo originale della serie è proprio Gilmore Girls, cioè le ragazze Gilmore: Rory, il soprannome con cui viene chiamata la figlia adolescente, spiega nella prima puntata che Lorelai è anche il nome della madre single, che «mentre era in ospedale si chiedeva perché alle bambine non si mettesse mai il nome delle loro madri», visto che i padri spesso lo fanno. «Insomma, il suo femminismo ha deciso il mio nome. Personalmente credo abbia contribuito anche l’effetto dell’epidurale», facendo riferimento all’anestesia somministrata durante il parto, aggiunge Rory.
– Leggi anche: Storia della risata femminile
In varie società l’abitudine di dare ai figli il cognome del padre serviva per provare la parentela e quindi garantire il passaggio di proprietà e dei diritti ereditari, ma anche per tramandare la tradizione della famiglia e la sua reputazione: legami che non sempre sarebbero stati altrettanto ovvi se fosse stato trasmesso il cognome della madre. Per le stesse ragioni, in alcuni dei paesi da cui provenivano i primi migranti che si stabilirono negli Stati Uniti, come Germania e Paesi Bassi, era frequente dare al primogenito il nome del nonno paterno e al secondogenito quello del nonno materno, mentre per il terzo si sceglieva il nome del padre.
Una cosa simile era usuale in Irlanda per linea matriarcale: alla figlia primogenita si dava il nome della nonna materna, alla secondogenita quello della nonna paterna, alla terza quello della madre e alla quarta quello della zia materna maggiore. La consuetudine di tramandare direttamente il nome della madre, però, non ebbe la stessa diffusione rispetto alla scelta di dare ai figli maschi il nome del padre, che soprattutto nel Ventesimo secolo fu associata anche allo status sociale e alla volontà di creare una sorta di dinastia.
Come ha detto all’Atlantic Susannah Wilson, esperta d’arte e madre di una bambina che ha chiamato come lei, oggi dare a una figlia il proprio nome permette alle madri di «rivendicare» un aspetto di sé o della propria personalità, qualcosa che tendenzialmente «le donne non sono state incoraggiate a fare». Nancy Swider-Peltz, allenatrice di pattinaggio dell’Illinois e madre di Nancy Swider-Peltz Jr., sostiene che alle persone faccia ancora un po’ effetto sapere che lei e la figlia hanno lo stesso identico nome e che mediamente pensino che sia una scelta egoista: nessuno però, dice, si fa le stesse domande quando a dare il proprio nome al figlio è un uomo.
L’Atlantic scrive che oggi, negli Stati Uniti, gli uomini che hanno lo stesso nome del padre sono sempre meno mentre è difficile stabilire se stiano aumentando le donne chiamate come le madri perché non ci sono sufficienti dati e perché molte non prevedono l’uso di Junior, che renderebbe la ricerca più facile. Sembrano comunque essere relativamente poche e non tutte entusiaste: alcune non credono che aiuti a rafforzare il legame con le proprie madri, altre pensano che non rappresenti la loro individualità.
Brian Powell, professore di sociologia all’università dell’Indiana, ha notato che negli ultimi decenni negli Stati Uniti vengono usati molti nomi nuovi, nomi storpiati oppure altri che non erano mai stati usati prima, per questo non sarebbe sorprendente che più bambine venissero chiamate come le loro madri: «potrebbe essere la conseguenza logica di un movimento generale verso più libertà e flessibilità nel tipo dei nomi che possono essere dati alle persone», ha detto Powell.
– Leggi anche: La storia di Molly Caro May, che diede il proprio cognome alla figlia