Hong Kong ha un nuovo governatore
John Lee è un fedele sostenitore del governo cinese e da ministro della Sicurezza represse duramente le proteste nel 2019
John Lee, ex ministro della Sicurezza di Hong Kong, è stato eletto governatore di Hong Kong quasi all’unanimità dal comitato elettorale incaricato di scegliere il nuovo leader del territorio autonomo a sud della Cina, dove negli ultimi anni il governo cinese ha imposto un controllo sempre più rigido. Lee era l’unico candidato e ha ottenuto 1.416 voti su 1.424, la maggioranza più ampia della storia di questo tipo di elezione. Alla votazione hanno partecipato politici, funzionari governativi e rappresentanti del governo centrale cinese.
Lee è noto per essere totalmente fedele al governo della Cina e per aver avuto, da ministro della Sicurezza, un ruolo centrale nella repressione delle proteste del 2019 in favore della democrazia. Dopo le proteste, Lee contribuì inoltre a introdurre la legge sulla sicurezza nazionale che permette di arrestare chiunque compia atti di «sedizione, sovversione e secessione» e di reprimere i movimenti pro-democrazia. Già nel 2021 era stato nominato segretario – la seconda carica più alta nel governo della città – dall’ex governatrice Carrie Lam.
Lam, che è stata leader di Hong Kong per cinque anni, aveva annunciato lo scorso aprile di non volersi ricandidare.
Dopo essere diventato governatore, Lee ha ringraziato i votanti inchinandosi a loro e poi ha tenuto un breve discorso in cui ha promesso uno stretto controllo sul territorio: «Continueremo a sostenere il rispetto della legge, che è il pilastro fondamentale del nostro buon governo», ha detto, «e affronteremo le sfide future con fiducia assoluta, salvaguardando la sovranità, la sicurezza nazionale e lo sviluppo del nostro paese». Dopodiché ha aggiunto di voler «proteggere Hong Kong dalle minacce interne ed esterne» e che considera «di primaria importanza» assicurare la stabilità del territorio.
Per evitare sommosse o proteste contro questa elezione, a Hong Kong sono stati mobilitati circa 7mila agenti delle forze di polizia, che hanno sorvegliato la sede dove si è svolta la cerimonia e l’area circostante.
Ci si aspetta che Lee, che giurerà il prossimo primo luglio, faccia approvare nuove leggi contro i tentativi di eversione a danno del governo centrale cinese. Queste leggi sono note con il nome di “Articolo 23”, con riferimento alla parte della costituzione di Hong Kong che le prevede, ma i tentativi dei vari leader di Hong Kong di approvarle hanno provocato grandi proteste, sia nel 2003 che nel 2019. È però probabile che Lee non incontrerà nessuna opposizione a questo giro, perché a Hong Kong c’è stato un progressivo ma costante smantellamento della democrazia e dei diritti civili e politici della popolazione.
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