Brittney Griner è ancora detenuta in Russia
È una delle più note cestiste al mondo, arrestata a febbraio mentre stava per lasciare il paese in cui era andata per giocare a basket
Il 6 maggio è iniziata la 26ª stagione di WNBA, la più importante lega professionistica statunitense di basket femminile, negli ultimi anni sempre più seguita. È iniziata però senza una delle sue giocatrici più forti e conosciute: la 31enne Brittney Griner, che da quasi tre mesi è detenuta in Russia poiché accusata di avere con sé cartucce per un vaporizzatore con olio di hashish, un derivato della cannabis. Griner fu arrestata mentre era in aeroporto a Mosca, in arrivo dagli Stati Uniti.
A quasi tre mesi dall’arresto, Griner – che era andata in Russia per giocare a basket – è ancora detenuta, non si sa dove e in quali condizioni. Non c’è una data prevista per il suo eventuale rilascio e i tempi potrebbero essere molto lunghi, ma negli ultimi giorni qualcosa ha forse iniziato a muoversi, anche a causa dell’inizio della stagione di WNBA.
Del suo arresto, avvenuto a metà febbraio, si venne a conoscenza solo a inizio marzo, in seguito a un comunicato dell’agenzia di frontiera russa, accompagnato da un breve video che mostrerebbe l’ispezione del suo bagaglio.
The Russian Federal Customs Service have released this video in which airport security are seen going through the luggage of a passenger identified as Brittney Griner. pic.twitter.com/gHJ8XoMYvF
— Bryan Armen Graham (@BryanAGraham) March 5, 2022
Per diverse settimane, non ci sono stati rilevanti aggiornamenti e nemmeno nuove informazioni sulla situazione di Griner, che se condannata rischia fino a 10 anni di carcere. Solo a inizio marzo la televisione di stato russa aveva diffuso una sua immagine successiva all’arresto. A metà marzo, il tribunale aveva poi deciso – in un’udienza che non era entrata nel merito delle accuse nei suoi confronti – di estendere almeno fino al 19 maggio il suo stato di detenzione.
In parte, le poche informazioni sul suo conto e sulle circostanze dell’arresto erano anche dovute alla scelta, da parte delle autorità statunitensi e di chi si stava occupando della sua situazione, di mantenere un basso profilo che poteva essere utile a negoziare un suo rilascio.
L’inizio della stagione di WNBA, i tanti riferimenti alla sua assenza e al suo numero di maglia (il 42), e ancor più il fatto che di recente il dipartimento di Stato abbia detto di ritenerla «ingiustamente incarcerata» hanno però fatto nuovamente aumentare l’attenzione verso il suo caso.
Il dipartimento di Stato non ha comunicato in base a quali elementi ha determinato che Griner è stata ingiustamente incarcerata (in quella che sarebbe una pratica comune a diverse altre incarcerazioni di cittadini stranieri da parte della Russia). Il fatto che abbia comunicato di ritenerla tale è però importante sia dal punto di vista simbolico sia da quello pratico: ora che gli Stati Uniti la considerano ingiustamente incarcerata, e non più solo una semplice (seppur famosa) cittadina arrestata all’estero, del suo caso si occuperà infatti un apposito responsabile del dipartimento di Stato, che proverà a negoziarne il ritorno negli Stati Uniti.
Come notato da diversi giornalisti, la decisione su Griner – probabilmente arrestata per ritorsione o con fini ricattatori verso gli Stati Uniti, anche in virtù della sua fama – da parte del dipartimento di Stato è arrivata peraltro pochi giorni dopo lo scambio di prigionieri tra Russia e Stati Uniti che ha portato al rilascio, da parte della Russia, di Trevor Reed, trentenne ex marine che era detenuto nel paese dal 2019, accusato di aggressione a un pubblico ufficiale mentre era ubriaco e condannato a nove anni di carcere.
Alexis Mrachek, analista politico per la Heritage Foundation, ha detto al Guardian che «la riclassificazione che riguarda la sua detenzione è un’ottima notizia» perché è segno di un maggiore impegno statunitense nei suoi confronti, ma anche che «potrebbe portare a una maggiore durezza da parte del governo russo».
Intanto negli Stati Uniti la vicenda di Griner ha anche ravvivato un dibattito, già in corso da anni, sul fatto che diverse giocatrici di WNBA passassero parte dell’anno (quella senza partite di WNBA) giocando all’estero, spesso in Russia, dove venivano pagate molto più che per giocare nel campionato di basket statunitense.
Griner è una delle cestiste più conosciute al mondo, nel 2013 fu scelta come prima chiamata al draft dalle Phoenix Mercury e in carriera ha vinto un titolo WNBA e due ori olimpici. Al momento dell’incarcerazione si trovava in Russia per giocare a basket con l’Ekaterinburg, squadra di un’omonima città della regione degli Urali con la quale aveva vinto tre campionati nazionali e quattro edizioni dell’EuroLeague, la massima competizione europea di pallacanestro femminile.
Griner giocava per l’Ekaterinburg dal 2015, in genere tra novembre e aprile, prendendo circa un milione di dollari all’anno, più di quattro volte del massimo salario consentito negli Stati Uniti a una giocatrice di WNBA.
Come ha scritto il New York Times, negli ultimi anni «i soldi spesi da squadre finanziate da oligarchi russi, che investono nello sport per farsene vanto e anche per ragioni politiche, avevano portato molte giocatrici di WNBA in un paese che conoscevano appena, a migliaia di chilometri da casa, attratte da stipendi impensabili negli Stati Uniti».
– Leggi anche: Il grosso problema del basket femminile americano
Già nel 2020, quindi durante la pandemia e prima del crescere delle tensioni con la Russia, la WNBA aveva iniziato a muoversi per alzare i suoi stipendi e le tutele offerte alle sue giocatrici, allo stesso tempo rendendo più difficile per le cestiste pensare di poter avere due squadre.