L’unione della sinistra francese si farà anche con i Socialisti
La dirigenza del partito ha votato a favore di un accordo elettorale con Jean-Luc Mélenchon in vista delle legislative
Nella notte tra giovedì 5 e venerdì 6 maggio, il Consiglio nazionale del Partito socialista francese ha approvato a maggioranza l’accordo con il partito di sinistra La France Insoumise guidato da Jean-Luc Mélenchon, decidendo dunque di entrare nella nuova formazione che, con i Comunisti e i Verdi, si presenterà unita alle elezioni legislative del prossimo giugno. Dopo quattro ore di discussione, l’intesa è stata accettata dai dirigenti del partito con il 62 per cento dei voti: 167 voti favorevoli, 101 contrari e 24 astenuti.
Mélenchon – che aveva ottenuto circa il 22 per cento dei voti al primo turno delle presidenziali – aveva concluso un primo accordo con i Verdi; poi, nella notte del primo maggio, con il Partito comunista francese (Pcf) e infine, il 4 maggio, con il Partito socialista. Quest’ultimo, prima di far diventare definitiva l’intesa, doveva però ottenere l’approvazione della maggioranza della dirigenza, che ora è arrivata.
All’interno del Ps non tutti erano favorevoli. C’è chi ha parlato di scomparsa del partito, chi ha sottolineato le divergenze con le altre formazioni su questioni come la guerra in Ucraina, il ruolo della NATO o dell’Unione Europea, chi ritiene Mélenchon troppo radicale e chi ha criticato un punto preciso dell’intesa: la quota dei collegi elettorali.
Nell’accordo preliminare con Mélenchon si dice infatti che i Socialisti, con il sostegno degli altri partiti, si potranno candidare in 69 circoscrizioni mentre non presenteranno alcun candidato in trenta dipartimenti, nonostante in alcuni di questi il Partito socialista sia già al governo delle amministrazioni. I Verdi hanno ottenuto 100 circoscrizioni, i Comunisti 50 e La France Insoumise 326. Altri 32 collegi restano invece ancora da assegnare.
Il timore è dunque che si creino delle candidature dissidenti che i Socialisti si troverebbero poi costretti a rinnegare. Durante la riunione di giovedì, l’ex parlamentare Lamia El Aaraje, che è rimasta ad esempio esclusa dall’accordo, ha chiesto di «riparare a questa ingiustizia: ho vinto in un contesto in cui tutti consideravano il Partito socialista morto e venduto al macronismo. Oggi mi viene detto che il mio impegno è stato vano. Sono fedele al Partito socialista, sono e rimarrò Socialista. Ma se mi presentassi, chi si assumerebbe la responsabilità di escludermi?».
Durante il Consiglio nazionale è stata dunque approvata una mozione per provare a rinegoziare la spartizione dei collegi con Mélenchon.
In generale, l’approvazione dell’accordo è stata comunque accolta con favore. «Dobbiamo esserci nell’unione della sinistra perché siamo di sinistra e perché ci sono un blocco di estrema destra e un blocco liberale di fronte a noi», ha detto il deputato Boris Vallaud. «Nessuna alleanza, nessun accordo ci farà rinunciare a ciò che siamo. Non diventeremo radicali, così come i Comunisti non sono diventati socialdemocratici quando sono entrati nel Partito socialista», ha detto a sua volta un altro dirigente del partito. E Olivier Faure, il segretario: «A forza di dire che siamo un partito di governo, abbiamo rischiato di dimenticare le nostre stesse radici, che sono in parte nella radicalità».
L’intervento considerato più significativo è stato quello del senatore Laurence Rossignol: «Ai miei occhi è un accordo elettorale che ci permetterà di eleggere molti deputati. Questo non è un contratto di governo. Bisogna scendere un po’ con i piedi per terra: quanti deputati potremmo avere se i nostri candidati si presentassero da soli?».
Va infatti ricordato che la candidata alle presidenziali del Partito socialista, Anne Hidalgo, sindaca di Parigi, aveva ottenuto solo l’1,74 per cento dei voti al primo turno, arrivando addirittura dietro al Comunista Fabien Roussel (2,31 per cento). Rossignol ha aggiunto che «per i francesi, siamo stati i creatori del macronismo. Questo accordo rimuove ogni sospetto. Ci riposiziona a sinistra e riposiziona nella campagna elettorale la sinistra».
Dopo l’esito del voto, Olivier Faure si è rivolto a Jean-Luc Mélenchon che commenterà l’unione della sinistra solo questa sera: «Vorrei dirgli che ora grava sulle sue spalle una responsabilità immensa: è lui a rappresentare la forza principale di questa coalizione, ma d’ora in poi dovrà parlare a nome di questa intera coalizione e garantire che ognuno di noi trovi la propria strada». La nuova formazione si chiama Nouvelle Union populaire écologique et sociale (Nupes) e il programma con cui si presenterà alle legislative sarà pubblicato nei prossimi giorni.