Com’è andato il Post nel 2021
Ovvero cosa hanno costruito lettori e abbonati non solo per la qualità dell'informazione ma anche perché sia sostenibile
Il 2021 è stato per il Post un anno piuttosto eccezionale, diremmo, se non avessimo fatto la stessa considerazione l’anno passato per quanto riguarda il 2020. Il prolungarsi della domanda di informazione chiara e affidabile legata alla pandemia, e l’introduzione di una serie di nuovi progetti sono i due fattori che hanno permesso che la crescita in termini di attenzioni e di coinvolgimento dei lettori proseguisse: e che grazie al progetto degli abbonamenti (che si avvicina a compiere tre anni) questo si traducesse in una sostenibilità economica non solo raggiunta – come era avvenuto nel 2020 – ma che consente ora anche ulteriori investimenti, il rafforzamento della redazione, il perfezionamento di una struttura che è diventata più numerosa e più complessa, e nuovi progetti già attivati e futuri. Insomma, abbonati e lettori del Post continuano a costruire e far crescere questo che prova a essere un diverso e buon progetto di informazione: e una riga per apprezzarlo ogni volta concediamocela.
Ci eravamo lasciati un anno fa con “una crescita dei ricavi del 52% rispetto al 2019, che ha permesso di portare il Post in attivo di 400mila euro a fine 2020”. Nel 2021 questi ricavi sono cresciuti nuovamente del 76%, permettendo di chiudere i bilanci dell’anno con un attivo di 659mila euro. Le voci di ricavo hanno avuto la loro variazione maggiore grazie alla crescita degli abbonamenti (+121%), il cui valore percentuale sul totale è passato dal 41% al 52%: i ricavi pubblicitari sono diventati la seconda voce delle entrate, sempre molto rilevante e preziosa grazie al lavoro della concessionaria System24, e sono rimasti in valori assoluti gli stessi del 2020, costituendo ora il 33% dei ricavi totali. Del restante 15% di ricavi, i maggiori sono il 4% derivato dalla vendita dei due numeri della rivista Cose spiegate bene, il 4% dalle lezioni online, il 3% dalle affiliazioni con i siti di e-commerce generate dalla sezione Consumismi.
Le quote percentuali di queste voci sono attenuate dalla grande crescita dei ricavi da abbonamenti, ma l’aumento del loro contributo è rilevante: nel 2020 Cose spiegate bene non esisteva ancora, le lezioni online avevano avuto solo una limitata edizione quasi insignificante dal punto di vista dei ricavi, e i ricavi da affiliazioni coi siti di e-commerce sono rimasti praticamente gli stessi.
Questi risultati hanno permesso – e richiesto – una serie di investimenti nuovi, che hanno fatto aumentare i costi complessivi del 79%: le variazioni più cospicue sono quelle che riguardano il costo delle persone, aumentato del 42%, e quelle relative alla gestione degli abbonamenti e alla tecnologia, che hanno imposto interventi commisurati alla crescita del numero degli abbonati e ai servizi loro offerti. Questi numeri raccontano anche come nell’ultimo anno sia proseguito un impegno a coinvolgere nelle attività del Post persone con professionalità specifiche e dedicate su aspetti necessari ed extra giornalistici che negli anni scorsi erano state prese in carico (con grande impegno e a volte con qualche improvvisazione) dalla stessa redazione, sottraendo tempo al lavoro di informazione.
La sintesi di queste considerazioni e di questi dati, che anche quest’anno ci teniamo a condividere, è che una rete di impegni e buona volontà che coinvolge ormai tantissime persone ha individuato un modo per rendere sostenibile l’ambizione di aumentare la qualità dell’informazione, in particolare in tempi difficili come questi e che rendono preziosi progetti come questi. E tra i fattori che lo hanno permesso c’è anche la pazienza di avere lavorato per molti anni a costruire – in condizioni di risorse più incerte e limitate – la credibilità che in questi tre anni è stata riconosciuta dalle tante persone che si sono abbonate (e che, con il suo modello di apertura e gratuità, comincia ad avere attenzioni anche all’estero). E per come sono andate le cose, ci permettiamo come da tradizione di ripetere identiche le conclusioni degli anni passati.
Infine: parte di questi risultati era nelle speranze del bilancio che avevamo pubblicato l’anno scorso, parte invece è stata inaspettata. Ma restano valide, e restano la cosa più importante, le considerazioni con cui avevamo chiuso quel bilancio, e che ripetiamo ringraziando ancora tutti e augurandoci che il lavoro fatto dal Post quest’anno sia servito: e che magari ce ne sia anche un po’ meno bisogno, in futuro.
Ma è già chiaro che – come è noto da qualche tempo nel dibattito internazionale sull’editoria giornalistica – quello che gli abbonati del Post stanno costruendo è un risultato prezioso, innovativo, e promettente per tutta l’informazione, che mostra una possibile sostenibilità di progetti giornalistici di qualità e capaci di costruire una credibilità e un rapporto con i lettori. Gli abbonati non stanno, insomma, solo sostenendo il Post o ricevendone qualcosa in cambio: stanno sostenendo un’idea ambiziosa e replicabile di buona informazione, in un periodo delicato in cui l’informazione accurata e affidabile è più preziosa che mai. E il Post vuole tenerli aggiornati – glielo deve – su come sta andando, quest’idea.
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