L’Unione Europea vuole bloccare le importazioni di petrolio dalla Russia
È la misura più importante prevista dal pacchetto di sanzioni presentato questa mattina da Ursula von der Leyen
Mercoledì mattina la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha presentato davanti al Parlamento Europeo il sesto pacchetto di sanzioni che l’Unione Europea applicherà contro la Russia per via dell’invasione dell’Ucraina. Le nuove misure prevedono soprattutto un blocco graduale delle importazioni di petrolio dalla Russia, che al momento è uno dei principali fornitori dell’Europa. Quello presentato mercoledì è il secondo gruppo di sanzioni che prende di mira il settore dell’energia, dopo quello che vietava le importazioni di carbone russo approvato a inizio aprile.
Per entrare in vigore, le nuove sanzioni dovranno essere approvate dai rappresentanti permanenti dei 27 stati membri dell’Unione Europea, che dovrebbero riunirsi in mattinata: non ci dovrebbero essere problemi nell’approvazione, visto che finora la Commissione non ha mai presentato proposte di sanzioni prima di essere sicura di avere l’appoggio di tutti gli stati. Nel suo discorso Von der Leyen ha parlato in termini piuttosto generici delle principali misure previste: questo perché qualche dettaglio potrebbe cambiare, soprattutto per quanto riguarda il blocco delle importazioni di petrolio.
Von der Leyen ha annunciato un blocco «totale» delle importazioni del petrolio greggio, cioè non raffinato, entro sei mesi dall’entrata in vigore delle nuove sanzioni; entro nove mesi verranno inoltre bloccate le importazioni di prodotti raffinati come la benzina. Nel 2019 la Russia era stata il principale fornitore di petrolio dell’Unione Europea: poco più di un quarto di tutto il petrolio importato nell’Unione Europea arrivava dalla Russia.
Il problema che ha rallentato i negoziati sulle nuove sanzioni, che erano attese già due settimane fa, è che alcuni stati sono «totalmente dipendenti dal petrolio russo», come ha ricordato anche Von der Leyen nel suo discorso. Diversi di questi paesi hanno cercato e probabilmente cercheranno fino all’ultimo di ottenere delle esenzioni. Euractiv scrive che Ungheria e Slovacchia avrebbero ottenuto un periodo di transizione più lungo di quello previsto per tutti gli altri, mentre Bulgaria e Repubblica Ceca potrebbero chiedere una simile esenzione.
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Nel suo discorso Von der Leyen ha citato la necessità di assicurare un danno alla Russia e un contraccolpo gestibile per i paesi dell’Unione, molti dei quali stanno cercando da settimane fonti alternative con cui sostituire il petrolio russo, fra molte difficoltà. La Germania, che fino a poco tempo fa importava dalla Russia circa un quarto del petrolio proveniente dall’esterno dell’Unione Europea, aveva annunciato che un blocco del petrolio russo era diventato «sostenibile».
Fra le altre misure annunciate da Von der Leyen ci sono anche sanzioni sulla principale banca russa, la Sberbank, che sarà sganciata dallo SWIFT, il principale sistema che permette i pagamenti internazionali tra banche, e su tre canali televisivi russi – di cui però Von der Leyen non ha fatto il nome – la cui trasmissione sarà vietata nell’Unione Europea.
▫ Listing of high-ranking military officers
▫ De-swifting major Russian banks
▫ Banning state-owned broadcasters
▫ Phasing out Russian oilToday we are presenting the 6th package of sanctions.
Speech by @vonderleyen at #EPlenary. #StandWithUkraine https://t.co/0N8YG0iHol
— European Commission (@EU_Commission) May 4, 2022
Von der Leyen invece non ha citato alcuna sanzione individuale per il capo della Chiesa ortodossa russa, il patriarca Kirill, ritenuto vicinissimo al presidente russo Vladimir Putin, che secondo alcune indiscrezioni raccolte da Politico nei giorni scorsi potrebbe finire nella lista delle sanzioni individuali che finora hanno colpito decine fra funzionari, imprenditori e politici russi ritenuti vicini al governo. L’elenco completo delle misure sarà ufficializzato dopo la riunione dei rappresentanti permanenti dei 27 paesi dell’Unione.