L’intervista del ministro degli Esteri russo a “Zona Bianca”, su Rete 4
Sergei Lavrov ha detto che la Russia è «sorpresa» e delusa dalla reazione dell'Italia alla guerra in Ucraina
Domenica sera il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha dato un’intervista a Zona Bianca, il programma di Rete 4 condotto dal giornalista Giuseppe Brindisi, in cui ha parlato tra le altre cose della posizione dell’Italia sulla guerra in Ucraina. Lavrov si è detto deluso e «sorpreso» dall’adesione dell’Italia alle sanzioni europee contro la Russia. Riferendosi probabilmente alla vicinanza politica che l’Italia mantenne prima con l’Unione Sovietica e poi con la Russia, Lavrov ha aggiunto: «Mi sembrava che il popolo italiano e l’Italia avessero un approccio un po’ diverso rispetto alla propria storia, alla giustizia nel mondo, all’equità e che sapessero distinguere il bianco dal nero».
Nell’intervista, che si può vedere qui, Lavrov ha detto che con la guerra in Ucraina l’Italia si è mostrata «in prima fila» tra i paesi che hanno adottato misure «anti-russe», e che alcune dichiarazioni di politici e giornalisti italiani «sono davvero andate oltre le buone norme diplomatiche e dell’etica giornalistica». Per questo, ha aggiunto Lavrov, l’ambasciata russa in Italia ha aperto «un caso» riguardante alcune non meglio identificate «violazioni del diritto» da parte dei media italiani: non è chiaro cosa intenda Lavrov, che non ha dato dettagli al riguardo.
L’intervista su Rete 4 è durata circa 40 minuti, quasi interamente occupati dai discorsi di Lavrov e sostanzialmente senza contraddittorio. Nei fatti, le domande di Brindisi hanno dato al ministro degli Esteri russo la possibilità e lo spazio di ripetere, in un programma televisivo italiano, tutti i principali argomenti – falsi – della propaganda russa: l’idea quindi che l’invasione dell’Ucraina sia una “operazione militare speciale” volta a difendere le popolazioni russofone dell’Ucraina, «oppresse» da tanti anni e vittime di un «genocidio» perpetrato dal regime «nazista» che avrebbe preso il potere a Kiev, guidato dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Per sostenere la sua tesi, Lavrov ha citato il controverso battaglione Azov, la milizia incorporata nell’esercito ucraino che ha posizioni esplicitamente neonaziste e che prima della guerra contava appena qualche centinaio di membri.
Tra le varie dichiarazioni di Lavrov ce n’è stata una che è stata ripresa e commentata da diversi media, e in particolare dai giornali israeliani. Rispondendo a una domanda su Zelensky, che in quanto ebreo sostiene che l’argomento della “denazificazione” dell’Ucraina sia insensato, Lavrov ha detto che «anche Hitler aveva origini ebree» (argomento già emerso in passato ma ampiamente considerato infondato e senza prove). Le parole di Lavrov sono state definite «scandalose e imperdonabili» dal ministro degli Esteri israeliano Yair Lapid, che per questo ha convocato l’ambasciatore russo in Israele, da cui si aspetta delle scuse.
Nel corso dell’intervista, Lavrov ha poi negato che la Russia stia compiendo crimini di guerra in Ucraina. Riguardo al massacro di Bucha, ha ribadito falsità già diffuse in passato dal governo russo, cioè che i corpi dei civili uccisi siano stati appositamente piazzati dagli ucraini nelle strade della città solo dopo averne festeggiato la liberazione. «La verità è solo una», ha detto Lavrov: è totalmente «evidente» a «qualsiasi osservatore» che il massacro di Bucha «è un fake».
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