11 librerie per 100 abitanti
Sono quelle di Urueña, la prima "città del libro" spagnola, che sta cercando di incentivare il turismo culturale e ripopolarsi
Lo scorso dicembre nel piccolo comune di Calonge, in Catalogna, sono state inaugurate sette librerie per provare a stimolare l’economia locale e il turismo culturale e a trasformarsi nella prima “città del libro” catalana. Calonge punta a ripercorrere il successo di Urueña, un paesino nel nord-ovest della Spagna che da quindici anni si sta facendo conoscere attraverso le attività culturali e gli spazi dedicati ai libri, alla scrittura e alla cultura: grazie ai suoi cinque musei e alle sue undici librerie attira migliaia di visitatori ogni anno.
Urueña è un borgo di origine medievale che si trova nel nord-ovest della Spagna, a una cinquantina di chilometri dalla città di Valladolid. Ha un castello che sorge su una vecchia fortezza romana e un numero di librerie sproporzionato rispetto a chi ci abita: un centinaio di persone, perlopiù pensionate. Il primo museo fu aperto nel 1988 e la prima libreria all’inizio degli anni Novanta, ma le cose cambiarono soprattutto nel 2007, quando il governo provinciale investì 3 milioni di euro per riqualificare il piccolo borgo nel tentativo di ripopolarlo.
Fu in quello stesso anno che venne istituito il Centro e-LEA Miguel Delibes, uno spazio espositivo con museo e biblioteca destinato alla promozione della lettura, della scrittura e delle loro applicazioni; al contempo, vennero ristrutturate vecchie case e negozi abbandonati per ospitare nuove librerie da dare in affitto alla cifra simbolica di 10 euro al mese. Aprirono così altri dieci spazi dedicati ai classici della letteratura spagnola, al cinema, ai viaggi e alla letteratura d’infanzia, ma anche all’etnografia e alla musica tradizionale locale.
Tra le librerie attive oggi a Urueña ci sono per esempio la Primera Página, dedicata in particolare al fotogiornalismo, o la Páramo, specializzata in libri di seconda mano.
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L’idea di trasformare un piccolo borgo abitato in un centro dedicato alla lettura e alle attività culturali non è nuova, ma si ispira ad altri esperimenti portati avanti con successo già nei decenni precedenti: sono “città del libro” per esempio Tvedestrand, in Norvegia, Fontenoy-la-Joûte, nel nord-est della Francia, e soprattutto Hay-on-Wye, che si trova in Galles, ha una quarantina di librerie e ospita uno dei festival letterari più famosi d’Europa.
Victor López-Bachiller gestisce una delle librerie di Urueña, dove si possono trovare classici della letteratura in lingua spagnola, fumetti e una cinquantina di macchine da scrivere utilizzate, si racconta, da autori come Jack Kerouac, Patricia Highsmith o J.R.R. Tolkien, l’autore del Signore degli anelli e di Lo Hobbit. López-Bachiller, che abita nella cittadina, ha raccontato al New York Times che riesce a mantenersi vendendo libri usati a pochi euro proprio perché il prezzo dell’affitto è così basso.
Tra gli altri principali luoghi culturali di Urueña c’è la casa-museo di Joaquín Díaz, un apprezzato cantante ed esperto di etnomusicologia spagnolo che si trasferì qui da Valladolid negli anni Ottanta. La sua casa-museo contiene una vasta collezione di grammofoni, strumenti musicali tradizionali, libri e registrazioni, e la fondazione che porta il suo nome organizza da oltre trent’anni numerose conferenze ed eventi.
In Spagna, un paese che non ha una particolare propensione alla lettura, ci sono circa tremila librerie indipendenti e moltissimi altri negozi che vendono libri, cartolerie incluse. Secondo il portavoce di un’associazione di librai indipendenti che ha parlato col New York Times, però, il 40 per cento dei librai incassa meno di 90mila euro all’anno e fa fatica ad andare avanti: è una situazione che il governo spagnolo sta provando a risolvere. Per esempio di recente ha concesso 9 milioni di euro di finanziamenti al settore dell’editoria per modernizzarlo e favorirne la digitalizzazione.
Attualmente il governo provinciale destina a Urueña circa 70mila euro all’anno per organizzare eventi culturali come conferenze, lezioni di calligrafia o spettacoli teatrali, che assieme alle sue librerie contribuiscono ad attirare decine di migliaia di visitatori ogni anno (nel 2021 l’ufficio del turismo ne aveva contati 19mila ma sostiene che potrebbero essere molti di più). Alcuni librai intervistati sempre dal New York Times hanno raccontato che nonostante l’iniziativa la popolazione del borgo non è aumentata, e anzi ha continuato a calare leggermente, tanto che alcuni dei negozianti del posto andati in pensione non sono stati rimpiazzati.
Per la giornalista Tamara Crespo, che gestisce la libreria Primera Página, vivere e lavorare a Urueña significa fare una certa scelta di vita e costruire una comunità attorno a ciò che si fa. Isaac García, che si era trasferito da Hay-on-Wye per aprire una libreria, ha spiegato che la cittadina gallese aveva avuto molto più tempo per farsi un nome come centro letterario: a Urueña «ci stiamo arrivando, poco a poco».
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