Dentro l’acciaieria Azovstal ci sono ancora centinaia di persone
Soldati e civili ucraini sono ancora rifugiati nello stabilimento di Mariupol, in attesa di un'evacuazione
Centinaia di persone, forse un migliaio complessivamente tra civili e soldati, sono ancora intrappolate nei sotterranei dell’acciaieria Azovstal a Mariupol, la città ucraina assediata da settimane dall’esercito russo e dove le condizioni della popolazione sono sempre più disperate. Per il fine settimana è previsto però un ennesimo tentativo di evacuazione della Azovstal, ha detto l’ufficio del presidente Volodymyr Zelensky senza fornire ulteriori dettagli. Da giorni le Nazioni Unite e la Croce Rossa Internazionale stanno provando a organizzarlo. Ma varie altre operazioni dello stesso tipo programmate negli scorsi giorni e settimane erano fallite, per via dei bombardamenti russi.
Nel complesso di rifugi e gallerie sotto alla Azovstal è nascosto da settimane un migliaio di persone, 600 delle quali sono segnalate come ferite. La struttura era stata preparata con molte scorte di cibo, acqua e medicinali prima della guerra, ma non è chiaro se sia stato possibile far arrivare ulteriori rifornimenti: una decina di giorni fa il presidente russo Vladimir Putin aveva ordinato al suo esercito di interrompere gli attacchi all’acciaieria, bloccando però ogni via di accesso e di fuga. Sabato però CNN ha diffuso alcune fotografie satellitari che mostrano come in superficie gli edifici del complesso siano stati significativamente distrutti dai bombardamenti russi.
«Se Mariupol è l’inferno, l’Azovstal è peggio» ha detto venerdì in una conferenza stampa Vadym Boychenko, riferendosi alle disastrose condizioni della città portuale, martoriata dai bombardamenti e isolata da settimane dall’assedio russo, che ospita ancora circa 100mila civili che secondo il consiglio comunale sono «in pericolo di vita».
Sviatoslav Palamar, capitano del controverso Battaglione Azov, milizia neonazista incorporata nell’esercito ucraino, è asserragliato nell’acciaieria Azovstal e ha detto a Reuters che per la prima volta le speranze di evacuazione sono però concrete grazie all’impegno delle Nazioni Unite. Martedì Putin aveva dato una prima forma di assenso «in linea di principio» a un coinvolgimento dell’ONU e della Croce Rossa Internazionale nell’operazione.
Di fatto Mariupol è sotto il controllo russo, con la resistenza ucraina ormai ridotta ai soli soldati rifugiati nell’acciaieria, che hanno ricevuto negli scorsi giorni vari ultimatum senza però accettare formalmente la resa. La città portuale è uno degli obiettivi principali della Russia, che ne ha rivendicato la conquista ormai da una decina di giorni: serve a collegare la Crimea, la penisola ucraina invasa e annessa dalla Russia nel 2014, con le due repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk. Conquistare definitivamente Mariupol permetterebbe inoltre alle forze russe di impiegare altrove i soldati, oltre a ottenere una vittoria simbolica.